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La regina dell’aria

- di Susanna Petrone

L’aquila reale è senza ombra di dubbio la regina dell’aria. Ha un’apertura alare che supera i due metri. Fra tutti i grandi predatori delle Alpi, è l’unico animale ad essere sopravviss­uto alle persecuzio­ni da parte dell’uomo. In Svizzera, le coppie che nidificano sono fortunatam­ente in aumento e oggi si contano oltre 350 coppie (di cui più di una trentina in Ticino). La loro superficie di caccia può raggiunger­e i 10 chilometri, quadrati e una volta creata la coppia rimane insieme per sempre. In picchiata l’aquila reale può raggiunger­e i 320 km/h e la sua vista è otto volte più acuta di quella umana. Per quanto sia un animale temibile, deve giocare di sorpresa se vuole avere successo durante la caccia (sei volte su sette arriva in ritardo).

Immobile sul suo osservator­io roccioso, il rapace scruta con occhio attentissi­mo un vasto territorio. Non gli sfugge nulla, nemmeno la pernice bianca intenta a beccare le bacche di ginepro in una pietraia distante 3 km, cosa assolutame­nte negata all’occhio umano! L’aquila spicca il volo e si avvicina sicura alla meta. Ma, come detto, il più delle volte viene avvistata in tempo. Più propizio, ma

pure più faticoso, è il volo di caccia basso. L’aquila sorvola pietraie, pascoli e rocce, mantenendo­si così vicina al terreno che le ali sembrano toccarlo. Se avvista una marmotta al pascolo, le si avventa sopra istantanea­mente. L’artiglio del dito posteriore dell’aquila può misurare fino a 9 centimetri di lunghezza e riesce a perforare persino il cranio di un giovane camoscio. L’aquila e la marmotta, comunque, intratteng­ono un perpetuo rapporto competitiv­o per la sopravvive­nza. D’estate il rapace si nutre prevalente­mente del roditore (l’80% della sua dieta). Per la marmotta, dunque, in natura l’aquila è il nemico numero uno. I cuccioli rischiano fortemente di finire nel piatto dell’aquila. Per questo motivo, la marmotta ha imparato nei secoli a prevenire gli attacchi. L’esperienza le ha insegnato a stare molto all’erta e a sviluppare un raffinato sistema di fischi d’allarme. Un solo fischio prolungato, per esempio, significa massimo pericolo e viene sempre emesso all’avvicinars­i di un’aquila. La prossimità di una volpe, invece, è annunciata con una serie di fischi brevi che significan­o “attenzione, ma niente panico”. L’aquila conosce la prudenza della marmotta e quindi tenta di giocare di sorpresa. Sceglie la vittima adatta e si prepara alla picchiata fulminea. Una volta spiccato il volo, alla marmotta non resta che una frazione di secondo per lanciare il fischio d’allarme. Dove la marmotta non è di casa, l’aquila punta su conigli selvatici, citelli o lepri.

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© Bernd Thies / WWF-Switzerlan­d In Svizzera vivono oltre 350 coppie

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