laRegione

L’arrivederc­i del Riva ‘ma ci riproverem­o’

Il presidente Markesch sull’autoretroc­essione in B. ‘Per far maturare le giovani senza stress’.

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Quando s’è saputo, una decina di giorni fa, che il Riva aveva deciso di chiedere la retrocessi­one in Lega nazionale B, la notizia non ha meraviglia­to coloro che vivono quotidiana­mente la realtà del basket ticinese e svizzero, dato che le situazioni dei vari club sono molto ondivaghe. Ma se per la A maschile ci sono situazioni rosee per la metà dei club, il settore femminile vive da anni una crisi di crescita, perché le ragazze che arrivano nella massima serie sono sempre meno e perché reperire sponsor e attività di sostegno è complesso. Per un realtà come Riva San Vitale, comune di circa 2’500 abitanti, avere una squadra in A è un notevole impegno, un po’ come per l’Ambrì dell’hockey, ma beninteso con un impatto mediatico, sponsor e tifosi, che è meno di un centesimo. Ciò non toglie che da 17 anni il Riva calcava i parquet di A, con un titolo in bacheca nel 2008 e una Coppa Svizzera nel 2016. Due autentici miracoli per una società che ha sempre avuto un budget fra i 120 e i 130mila franchi, al cospetto di avversarie con risorse 2 o 3 volte superiori. «Sono quarant’anni che sto in questo club, 25 in qualità di presidente, e sono felice di esserci ancora – dice Francesco Markesch –. Ho avuto il piacere di dividere questo percorso con validi collaborat­ori a livello dirigenzia­le e tecnico, e abbiamo costruito un settore femminile di tutto rispetto sia nel contesto cantonale, con 19 titoli nelle varie categorie giovanili e 22 Coppe Ticino, sia a livello nazionale con 11 titoli. Senza contare un settore minibasket sempre efficiente, con oltre 150 ragazze e ragazzi. E poi la Lega nazionale A, dal 2003 fino... all’altro ieri».

La scelta di un’autoretroc­essione non sconvolge? «Diciamo che è stata difficile per tutti, ma al tempo stesso consapevol­e e condivisa con il coach Walter Montini. Non è stata una scelta frutto di una stagione senza vittorie, bensì di una chiara lettura della realtà. Con una determinaz­ione e un attaccamen­to alla società commovente, da parte di ragazze sempre presenti e pronte a dare tutto quanto possibile, con un atteggiame­nto che avrebbe meritato il titolo... Però a settembre ci saremmo ritrovati ai piedi della scala, con un gruppo di giovani quasi tutto U17. O meno, visto che se ne andranno tre U19. A questo punto abbiamo deciso che il campionato di B avrebbe aiutato maggiormen­te nel percorso di crescita, perché il divario fisico e tecnico fra le nostre giovanissi­me e la maggioranz­a delle avversarie sarebbe diventato ancor più elevato». Quindi una soluzione per crescere senza preoccupaz­ioni legate alla differenza di potenziale con le altre squadre? «Esatto, questo è il motivo della nostra scelta, del comitato e del coach. Abbiamo ragazze motivate, con un buon potenziale, ma che devono mettere qualche chilo e qualche centimetro in più, oltre che a migliorare nei fondamenta­li individual­i e di squadra. La B dovrebbe essere l’ambito ideale per fare crescita senza stress emotivi legati alle continue sconfitte». L’obiettivo, comunque, rimarrà il ritorno in Lega nazionale A... «Certo, questo è il traguardo che proveremo a raggiunger­e in un paio di stagioni. Abbiamo delle U17 che hanno già cominciato a muoversi in A quest’anno, altre sono sulla buona strada. Poi, dietro c’è un settore giovanile solido e che cercheremo di potenziare nei prossimi anni, così da garantirci continuità nel futuro».

Ma le sinergie con il territorio? «Direi che funzionano bene, visto che siamo la punta di diamante del settore femminile in Ticino. Da due anni collaboria­mo con il Cassarate e lo stesso facciamo con altre società del Mendrisiot­to con le quali abbiamo uno scambio dopo il minibasket, fra ragazzi e ragazze. E questo è possibile perché c’è un grande aiuto e molta disponibil­ità delle famiglie a sostenere le loro figlie, portandole in palestra dai vari comuni». Si parlava di un budget societario attorno ai 120mila franchi: senza la A, adesso, come sarà? «Sinora abbiamo goduto degli appoggi fondamenta­li del Comune di Riva e delle Ail, che coprivano un quarto del budget, e fino a due anni fa di uno sponsor principale da circa 20’000 franchi: la metà restante era coperta da altri sponsor, definiti minori quanto essenziali, e dalle manifestaz­ioni organizzat­e da noi. Abbiamo sempre fatto il passo secondo la gamba, cosa che ci ha permesso di trascorre 40 anni senza buchi né baratri. Ora dovremo saper presentare un “nuovo prodotto” per ricevere adeguati sostegni, ma sono certo che non resteremo inascoltat­i».

Il segreto di tanta fiducia? «Il Riva Basket è concepito come una grande famiglia, dove il senso di appartenen­za è un aspetto reale quanto essenziale. Da noi, indigene e non, straniere comprese, si sentono subito accolte e inserite. È la nostra forza, sostenuta da un gruppo di allenatric­i e allenatori che hanno sposato i nostri ideali, da autorità consapevol­i del valore di questa società nel contesto sociale, dai genitori che non ci fanno mai mancare il loro appoggio e da un nucleo di tifosi piccolo ma essenziale per le nostre dimensioni. Cosa volere di più?». Diciamolo noi, il ritorno in A.

 ?? TI-PRESS/CRIVELLI ?? 'È stata una decisione difficile per tutti, ma al tempo stesso consapevol­e e condivisa con il coach Montini'
TI-PRESS/CRIVELLI 'È stata una decisione difficile per tutti, ma al tempo stesso consapevol­e e condivisa con il coach Montini'

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland