Quel gol al 67esimo ‘Eccome se ricordo’
Nove anni fa Joey Isabella trasse l’Ambrì d’impaccio nel delicato spareggio col Visp
C’è una data che Joey Isabella non scorderà mai. È quella del 9 aprile 2011. Perché quella sera, l’oggi 32enne di Pasquerio siglò quella che a tutti gli effetti può essere reputata come una delle reti più importanti della storia dell’Ambrì Piotta. Determinante per una permanenza che forse mai come quell’anno è stata in serio pericolo per i leventinesi. Joey Isabella la segnò al sesto minuto e tredicesimo secondo del prolungamento di gara 4 (finita appunto 1-0), che permise ai biancoblù, allora guidati alla transenna da Kevin Constantine, di archiviare lo spareggio sul 4-1 con il Visp. «Eccome se ricordo quel gol...» racconta l’attaccante, che ora gioca in Terza Lega nel Cramosina. «Non potrei dimenticare quella sera e quella rete, anche perché penso sia stata la più importante e bella di tutta la mia carriera. Ancora oggi, se ripenso a quella sera, provo una grande emozione. Un momento che sicuramente non mancherò di raccontare alle mie figlie quando saranno più grandi (la primogenita ha 4 anni, la più piccola 2, ndr). Ma importante lo è stata anche per l’Ambrì Piotta, perché quell’anno allo spareggio ci eravamo arrivati in debito di fiducia, scarichi mentalmente. In più il divario tecnico tra noi e i vallesani non era marcato, e questo aveva fatto vacillare pericolosamente le nostre certezze». Tutto è bene quel che finisce bene dunque, ma quanta paura… Non a caso a tutt’oggi Joey Isabella viene ricordato come colui che salvò l’Ambrì… «Per fortuna, alla fine ci siamo tolti d’impaccio prima che la situazione si complicasse ulteriormente…». Nove anni dopo, come detto, Joey Isabella lo ritroviamo con la maglia del Cramosina, al termine di una stagione che di sensazioni gliene ha regalate di ben diverse: «Beh, sì. Quest’anno a livello di risultati ci è andata alla grande: dopo aver vinto la stagione regolare, eravamo perfettamente in corsa per vincere il titolo nazionale di categoria, prima che la poule venisse stoppata alla vigilia dell’ultima partita delle finali a causa della pandemia». Ci sei ancora tornato alla Valascia? «Negli scorsi anni qualche volta ci sono tornato, ma quest’anno a essere onesto no, soprattutto per mancanza di tempo tra un impegno e l’altro».
Cosa ti ha portato al Cramosina? «Chiusa la parentesi con l’Ambrì (terminata proprio nell'aprile di 9 anni fa, ndr) ho fatto un passo indietro, e ho giocato in Prima Lega con Chiasso e Gdt Bellinzona. Con la nascita della seconda figlia ho poi deciso di ridimensionare ulteriormente i miei impegni. Alla fine, tre anni fa, ho scelto di passare al Cramosina perché qui ci giocava già il mio migliore amico, e anche perché quell’anno mio fratello Claudio ha preso in mano le redini della squadra. Con il Cramosina ho trovato la mia dimensione ideale per l’hockey, una sorta di passatempo che mi permette di conciliare al meglio anche gli impegni professionali e la famiglia. Considerata l’esperienza maturata nelle leghe superiori e l’età non più tenerissima per uno sportivo, uno dei miei compiti in questa squadra è quello di aiutare i giovani che devono ancora sviluppare tutto il loro potenziale».
Il Cramosina, un affare di famiglia
Da quest’anno nel duplice ruolo di allenatore e giocatore, il fratello di Joey Isabella, Claudio, si gode un campionato andato anche al di là delle sue aspettative: «Non sempre è stato facile conciliare le due cose, ma direi che è andata davvero bene – riassume il 31enne –. I risultati del resto sono lì a dimostrarlo. Sebbene non eravamo i favoriti numero 1, siccome il Pregassona, fresco di fusione col Ceresio, sulla carta poteva vantare credenziali rispetto alle nostre, siamo riusciti a vincere la prima fase perdendo per strada solo 4 punti, per poi presentarci come primi a pari merito con l’Engelberg alla vigilia dell’ultima sfida del torneo per la promozione, in casa degli obvaldesi. Non nego che un certo retrogusto amaro ci sia per non aver potuto giocare quella che sarebbe stata una finale per il titolo, ma in ogni caso ci saremmo fermati lì: la nostra decisione di non salire di categoria l’avevamo comunque presa a suo tempo. Per noi sarebbe stato troppo oneroso, anche finanziariamente, un torneo con frequenti trasferte oltre San Gottardo, pure infrasettimanali».
Quella della mancata ascesa in Seconda è una scelta che non dispiace nemmeno al fratello Joey: «In tutta franchezza, per me salire di un gradino sarebbe stato troppo impegnativo. Non a caso proprio per questi motivi già a suo tempo avevo rinunciato a proseguire la mia carriera a Bellinzona», conclude l’uomo che trasse d’impaccio l’Ambrì.