laRegione

Contagi da epatite, Eoc al 4° processo

Il caso ricomincia da capo in Appello dopo la seconda condanna per lesioni colpose gravi

- Di Guido Grilli

Dapprima la Pretura penale, poi la Corte di appello e revisione penale, quindi di nuovo la Pretura e ora – il quarto vien da sé – la Corte di appello. Il caso di contagio da epatite C di tre pazienti avvenuto nelle procedure preparator­ie all’esame della Tac nel reparto di radiologia dell’Ospedale Civico di Lugano sei anni e mezzo fa, il 19 dicembre 2013, tornerà davanti ai giudici in quello che a diritto si può ora definire il processo infinito. La vicenda conoscerà il suo quarto grado di giudizio, dopo che l’Ente ospedalier­o cantonale (Eoc), rappresent­ato in aula dal suo direttore generale, Giorgio Pellanda, e difeso dagli avvocati Mario Molo e Mattia Tonella, ha inoltrato il suo ennesimo ricorso.

Errore accertato, ma si torna in aula

Quel fatidico giorno di sei anni e mezzo fa, l’operatore sanitario preposto all’esame di tomografia assiale computeriz­zata (Tac) ha iniettato il liquido nelle vene di un paziente affetto da epatite C e, senza curarsi di cambiare il flaconcino, ha contagiato i successivi tre pazienti. Ebbene, l’Ospedale regionale di Lugano non ha saputo fornire il nome del tecnico responsabi­le del grave sbaglio. Così l’allora procurator­e generale, John Noseda, ha rinviato a processo l’Ente ospedalier­o cantonale per lesioni colpose gravi per aver violato la norma Iso che impone appunto che ogni operatore preposto a incarichi di rilievo, quali la Tac, devono essere rintraccia­bili. Vicenda chiusa? Niente affatto. Dopo la prima sentenza di condanna pronunciat­a il 21 novembre 2016 dal giudice Siro Quadri della Pretura penale – 60mila franchi per lesioni colpose gravi – l’Eoc ha interposto ricorso alla Corte di appello (presidente, la giudice Giovanna Roggero-Will), che nell’agosto 2017 ha annullato la sentenza, poiché la condanna si era fondata sulla violazione della legge sanitaria cantonale non menzionata nell’atto d’accusa. Così l’ex pg ha “rifatto i compiti”, contemplan­do l’atto d’accusa ed estendendo­lo a quest’ultima legge.

Quindi un anno fa, il 9 luglio 2019, si è svolto il “processo bis” di nuovo in Pretura davanti allo stesso giudice Quadri. Qui il primo colpo di scena. Gli avvocati difensori dell’Eoc hanno ricusato il giudice Quadri, ritenendo che avesse già deciso il verdetto di colpevolez­za, ancora prima di emettere la sentenza. Il dibattimen­to, tuttavia, non si era interrotto, giungendo alla conclusion­e dell’istruttori­a dibattimen­tale. Le sorti del caso erano infatti affidate alla Corte dei reclami penali (Crp) che doveva decidere se accogliere o respingere la ricusa. La Crp ha optato per la prima opzione. La vicenda poteva concluders­i con il fatidico scacco matto. Ma il secondo colpo di scena è arrivato dal procurator­e pubblico, Moreno Capella, subentrato a Noseda dopo la sua pensione: il pp ha infatti ricorso al Tribunale federale, vincendo e riammetten­do il giudice Quadri, che ha emesso la sua seconda sentenza di condanna contro l’Ente ospedalier­o cantonale. Di qui la decisione dell’Eoc di ricorrere nuovamente davanti alla Corte di appello e revisione penale, che ora dunque dovrà convocare le parti per il quarto giudizio. Il processo potrebbe svolgersi in autunno. Intanto le vittime del processo, i tre pazienti che nel frattempo stanno meglio seppure siano costretti a cure continuati­ve, si attendono dei risarcimen­ti. I loro rappresent­anti legali sono gli avvocati Stefano Pizzola, Rossano Bervini e Tuto Rossi.

 ?? INFOGRAFIC­A LAREGIONE ?? Sette anni di tribunali
INFOGRAFIC­A LAREGIONE Sette anni di tribunali

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland