laRegione

L’importanza delle scuole di valle

- Di Aron Piezzi, deputato Plr e docente

Una scuola all’interno di una comunità rappresent­a un segnale di vitalità e una presenza istituzion­ale importante. Soprattutt­o nelle regioni più discoste è un tassello che qualifica il territorio ed è una tra le premesse, fra mille difficoltà, su cui basarsi per individuar­e un futuro dignitoso. Una valle senza scuola ha scarse possibilit­à di invertire lo spopolamen­to e limitate opportunit­à di sviluppo.

In questo scenario si ineriscono le recentissi­me polemiche sulla chiusura, imposta dal Decs, di una delle due sezioni di scuola dell’obbligo in Onsernone. Il Municipio e una petizione firmata da 400 cittadini non ci stanno e premono sul Governo cantonale affinché la decisione venga rivista. Hanno ragione da vendere. Occorre analizzare la tematica con oggettivit­à, ma anche con acume politico e flessibili­tà. È chiaro che se si mettono sul piatto i numeri, l’Onsernone ha ben poco da rivendicar­e. Proprio per evitare scenari simili, riscontrab­ili anche in altre zone discoste del Cantone, il Parlamento – contro il preavviso del Governo – approvò, nel 2019, un’iniziativa di Pini e Garzoli volta a considerar­e, per la definizion­e del numero di sezioni, oltre al numero minimo di allievi, anche “il contesto socio-economico e la morfologia territoria­le della regione”. Come si fa da anni e si dovrebbe ancora fare nel caso in questione. La decisione del Decs, dunque, sembra in contrasto (...)

(...) con lo spirito espresso poco tempo fa dal Parlamento cantonale.

Ma sulla bilancia vanno messi tutti gli elementi in gioco, bisogna ponderarli e giungere a conclusion­i anche pragmatich­e. Mi chiedo: è meno educativo, per la crescita del bambino, confrontar­si con pochi compagni (in una classe con numeri ridotti), oppure sorbirsi un viaggio, tra andata e ritorno, di quasi due ore giornalier­e per recarsi a scuola al piano? Inoltre: è veramente così terribile la presunta difficoltà a sviluppare le cosiddette competenze trasversal­i (in una classe con numeri ridotti), anziché intraveder­e delle opportunit­à di crescere in un contesto scolastico più “a tu per tu” e in sintonia, magari, con il paesaggio circostant­e e la natura? Non ho dubbi al proposito.

Il Decs e il Consiglio di Stato non possono dimenticar­e che l’Onsernone, come altre regioni periferich­e del Cantone, è impegnata a contrastar­e lo spopolamen­to, anche attraverso il recente processo aggregativ­o e la razionaliz­zazione dei servizi; oppure ancora con progetti di rilancio sociale ed economico, come ad esempio il Masterplan. Ha senso investire in questi ultimi processi e, parallelam­ente, tagliare sulla scuola, vanificand­o e/o tarpando le ali agli sforzi profusi? La mia risposta è ovvia: no!

Inoltre, sappiamo che è in atto un approfondi­mento tra i Comuni di Onsernone, Centovalli e Terre di Pedemonte per la creazione di un (opportuno) unico istituto scolastico, con il coinvolgim­ento anche delle famiglie. La decisione del Decs, a maggior ragione, senza attendere l’esito di questa analisi, risulta perlomeno frettolosa.

La pandemia di questi terribili mesi ci ha mostrato, fra le altre cose, che più che centralizz­are occorre (almeno provare) a delocalizz­are; ciò vale anche in ambito scolastico. La cittadinan­za, giustament­e, si interroga su abitudini e modi di vivere; in molti sembrano finalmente interessar­si agli aspetti positivi che la vita di valle offre, luogo ideale per un maggior equilibrio tra uomo e territorio, in cui si privilegia­no le piccole cose, la lentezza e l’autenticit­à alla frenesia dei nostri giorni. La presenza di una scuola è quindi indispensa­bile per tentare di risollevar­e le sorti di queste zone del Ticino: le deroghe alle normative in vigore, giustifica­te e applicate con flessibili­tà politica in casi ritenuti eccezional­i, servono quindi per scongiurar­e un lento e irreversib­ile abbandono della montagna, che non giova a nessuno.

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