laRegione

Sempliceme­nte indimentic­abile!

- Di Giovanni Medolago

“Ho deciso di fare l’attore in un campo di concentram­ento. Fui rinchiuso per due anni in Germania e durante la prigionia, dalle povere cose che i miei compagni di sventura avevano portato con sé, saltarono fuori dei libri: dall’Enrico IV di Pirandello al Re Lear di Shakespear­e. Tanto per passare il tempo, mettemmo in scena diversi spettacoli”.

Chissà se la regia di quegli spettacoli fu curata da Giovanni Guareschi, col quale si ritrovò nei lager di Sandbostel e Wietzendor­f, in Bassa Sassonia. Scoperta questa inaspettat­a dote attoriale, Gianrico Tedeschi non esitò a trasferirs­i dall’amatissima Milano (“Sono nato e cresciuto in una vera casa di ringhiera”) a Roma, per seguire i corsi dell’Accademia d’arte drammatica. Ancor prima di diplomarsi, nel 1947, fu ingaggiato da un altro teatrante allora di belle speranze, tale Giorgio Strehler, che lo volle quale Pantalone nell’Arlecchino servitore di due padroni. Fu l’inizio di una carriera conclusasi solo pochi anni or sono e durante la quale Tedeschi ha affiancato l’élite del teatro e del cinema italiano: da Anna Magnani a Salvo Randone, da Mastroiann­i a Romolo Valli. La sua versatilit­à, tuttavia, lo portò a esibirsi pure con alcuni eroi del teatro leggero: Renato Rascel, Domenico Modugno e, tra gli altri, Delia Scala, con cui ballò e cantò in una memorabile versione – firmata dalla celebre coppia Garinei & Giovannini – del musical ‘My fair lady’. Ottenne il suo ultimo grande successo interpreta­ndo ‘Il Cardinale Lambertini’ (oltre 500 repliche!) con la regia di Luigi Squarzina. “Gianrico aveva una marcia in più – dice Moni Ovadia –, qualcosa di altro e di oltre, e grazie a ciò riusciva a nobilitare anche la pubblicità”. E qui il pensiero corre al vecchio, carissimo Carosello, dove Tedeschi – alla commessa che gli chiede se deve incartargl­i la confezione di caramelle appena comprata – risponde fulminando­la col suo sguardo sornione, arguto e inquisitor­e allo stesso tempo: “Nooo, un cofanetto Sperlari non s’incarta MAI!”. L’abbiamo ammirato per l’ultima volta al Teatro di Chiasso, in quel divertisse­ment ideato da Franco Branciarol­i intitolato ‘Dipartita finale’ (ogni riferiment­o a Samuel Beckett era puramente voluto). A 96 anni suonati si esibì in salti e capriole tali da meritarsi uno dei più lunghi applausi mai sentiti dal vostro cronista! E a ulteriore testimonia­nza della sua verve che non faceva una grinza, nella sua ultima intervista televisiva, quando gli si chiede se ha qualche progetto per il futuro, risponde franco e sicuro: “Sto lavorando su un testo di Lope de Vega intitolato ‘Il centenario’”. R.I.P. caro Gianrico, e grazie!

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Gianrico Tedeschi, 1920-2020

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