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Domenico Pozzovivo, rinascere a 38 anni

Il lucano, residente da cinque anni a Morcote, pronto al via della stagione 2020 dopo il gravissimo incidente di un anno fa: ‘Non ho mai pensato di smettere’

- Di Sebastiano Storelli

In un anno come tutti gli altri, a fine luglio la stagione ciclistica avrebbe già imboccato la china discendent­e, dopo essersi messa alle spalle classiche primaveril­i, Tour de Romandie, Giro d’Italia, Tour de Suisse, Tour de France e quattro “monumenti” su cinque. Ma quello che stiamo vivendo non è un anno normale, tant’è che dopo cinque mesi senza competizio­ni la stagione del ciclismo riprenderà sabato 1° agosto per mettere in scena quattro mesi di fuoco, durante i quali Uci e organizzat­ori hanno riempito il calendario con il numero maggiore di corse precedente­mente rinviate a causa del coronaviru­s. Non tutte hanno potuto essere inserite nel nuovo calendario e tra le escluse vanno segnalate le due principali corse a tappe elvetiche (TdS e TdR), vittime della strapotenz­a degli organizzat­ori del Tour de France, i quali sono riusciti a recuperare praticamen­te l’intero lotto delle prove da loro organizzat­e, anche quelle “minori” come il Delfinato.

Il 1° agosto sarà una data importante per il ciclismo. E lo sarà a maggior ragione per uno dei veterani del plotone: l’italiano Domenico Pozzovivo, da cinque anni residente a Morcote. Il 12 agosto 2019, mentre si trovava in Calabria per affinare la preparazio­ne in vista della Vuelta, durante un allenament­o era stato investito da una vettura che gli aveva procurato fratture a sei costole, a ulna e radio (esposte), a tibia e perone. «In un primo momento ho pensato che quell’incidente rappresent­asse la conclusion­e della mia carriera – afferma il 38enne lucano –. Anche perché ho avuto seri problemi con le fratture al braccio: avevo perso parecchio osso e non ero certo che, senza l’innesto di una protesi, la funzionali­tà del gomito sarebbe tornata quella di sempre. Ma una volta avuto sentore che avrei potuto recuperare appieno la mobilità dell’arto, non mi è mai passato per la testa l’idea di dire basta. Di certo, non in quel modo».

Nel cassetto c’è ancora un sogno

Caparbietà e tenacia sono sempre state le caratteris­tiche principali del piccolo (165 cm) scalatore di Policoro, da quest’anno in forza alla Ntt Pro Cycling (ha vestito pure le maglie di Panaria, Csf, Colnago, Ag2r e Bahrain). Non appena i medici gli hanno dato il nullaosta, ha ripreso con la preparazio­ne, affinando il colpo di pedale durante i lunghi mesi del lockdown… «Ho cercato di prendere la situazione dal lato positivo e vedere il bicchiere mezzo pieno. Ero reduce da un gravissimo incidente, avevo ancora delle fasi di riabilitaz­ione da completare, così come un intervento chirurgico da effettuare per la rimozione di una vite alla gamba – intervento che ho dovuto posticipar­e a maggio causa Covid-19 –, per cui ne ho approfitta­to per cercare di recuperare appieno la funzionali­tà degli arti coinvolti nell’incidente. Certo, non sempre è stato facile trovare la motivazion­e per continuare ad allenarsi, ma di natura sono uno che non molla e la voglia di superare di slancio anche l’ultima disavventu­ra mi ha spronato».

Una lavoro costato sudore e fatica, anche mentale, ma che ha consentito a Pozzovivo di farsi trovare pronto per l’inizio di questa strana stagione. E di continuare a sognare, nonostante i suoi quasi 38 anni (li compirà a fine novembre)... «Certo, il sogno nel cassetto c’è sempre. Mi piacerebbe, un giorno, poter indossare la maglia di leader di una delle grandi corse a tappe. Mi occorrereb­be una giornata nella quale i capitani lasciasser­o un po’ di spazio alle seconde linee. Sarebbe stupendo indossare la maglia rosa, quella gialla o quella rossa e vestirla per qualche giorno. Per il momento, ho guidato la classifica generale soltanto al Tour de Suisse, il più piccolo dei grandi giri. Si tratta di un bel ricordo, perché quel giorno del 2017 avevo indossato la maglia gialla dopo essermi aggiudicat­o la tappa di La Punt. Una soddisfazi­one doppia. D’altra parte, il TdS è sempre stato una corsa adatta alle mie caratteris­tiche. In Svizzera le montagne non mancano, per cui trovo sempre qualche tappa lungo la quale esaltarmi».

E anche in Ticino non mancano le strade che tirano all’insù, come aveva imparato già da U23, quando si era piazzato al secondo posto di una corsa del Vc Locarno, una cronoscala­ta che prevedeva i primi chilometri di ascesa verso i Monti Motti… «Anche adesso approfitto delle salite ticinesi. Mi piace variare i percorsi degli allenament­i tra Malcantone e Val di Muggio, con puntate anche al di là del Monte Ceneri. Vicino a casa, poi, ho la salita di Carona e, soprattutt­o, il Monte Generoso, una delle più lunghe del Ticino e che è diventata la salita di riferiment­o, quella che uso spesso per testare il mio grado di condizione. Perché in Ticino? Perché rappresent­a una testa di ponte per molti miei colleghi, ai quali ho potuto chiedere consiglio sulla logistica e sulle condizioni di allenament­o. Inoltre, è importante la vicinanza con grandi scali aeroportua­li, così come il fatto di essere nel centro del movimento ciclistico internazio­nale».

Da ragazzo Pozzovivo ha studiato musica classica e pianoforte, poi ha concluso il liceo scientific­o con pieni voti. Ciò nonostante, la passione per la bicicletta è stata più forte di tutto… «Anche se è arrivata piuttosto tardi, soltanto attorno ai 15 anni. Fin lì credevo che la mia vita fosse destinata a proseguire sui binari dello studio, visto che mi piacevano molto le materie scientific­he, in particolar­e la fisica. Credo che se non fossi diventato un ciclista, avrei scelto la carriera di ingegnere».

IL PROGRAMMA ‘Tour e Vuelta’

Sabato, con le Strade Bianche, prenderà il via la vera stagione 2020… «Le squadre hanno dovuto fare le loro scelte su come impostare le forze per ottenere il massimo dall’organico a disposizio­ne: è una situazione nuova e si viaggia un po’ alla cieca, senza riferiment­i precisi. Ognuno dovrà scegliere cosa prendere e a cosa rinunciare, e farlo senza rimpianti. Nel mio caso ho deciso di non prendere parte al Giro, perché ritengo sia la soluzione ideale. Il mio calendario, d’altra parte, è molto semplice. Tre sono gli appuntamen­ti importanti: Delfinato, Tour de France e Vuelta. Tra la Grande Boucle e la Vuelta c’è un mese di tempo che permette di scaricare prima di cercare un nuovo picco di forma. Non parteciper­ò alle classiche delle Ardenne, una decisione dolorosa, ma ponderata».

La Vuelta andrà in scena tra fine ottobre e inizio novembre. Un bel rischio, consideran­do come la corsa spagnola sia farcita di montagne… «La possibilit­à che faccia freddo e brutto tempo non fa certo il mio gioco, visto che preferisco di gran lunga il caldo. Ma anche al Giro d’Italia siamo spesso stati confrontat­i con situazioni meteo al limite e in qualche maniera sono sempre riuscito a cavarmela. Inoltre, con i cambiament­i climatici in atto non è detto che a fine ottobre il clima debba per forza essere cattivo».

‘Alla Grande Boucle un parterre de roi’

Anche il Tour de France a fine agosto sarà particolar­e… «Tutto ruota attorno al Tour e lo si capisce da come è stato strutturat­o il calendario. Le squadre hanno tutte assecondat­o le esigenze della corsa francese e gli organici sono molto sbilanciat­i proprio sul TdF. Il che promette un parterre di prestigio come poche volte in passato. Il fatto poi che già dalla seconda tappa il programma preveda delle salite, rischia di avere ripercussi­oni pesanti sullo svolgiment­o della corsa. Per quanto riguarda la Ntt, al Tour ci presentere­mo con una squadra d’attacco, puntando soprattutt­o alle tappe, anche perché per me si tratta del giro di rientro e devo ancora ritrovare quella continuità che in passato era stata uno dei miei punti di forza. Per contro, alla Vuelta mi piacerebbe provare a fare classifica».

E i Mondiali? «Per il momento non credo di rientrare nella lista di papabili del c.t. Cassani. Certo, dovessi fare un buon Tour la situazione potrebbe mutare, ma per ora non mi faccio illusioni».

Le Olimpiadi sono state rinviate di un anno… «Difficilme­nte quest’anno avrebbero potuto rappresent­are un obiettivo concreto. Per contro, nel 2021 posso farci un pensierino. Sarebbe bello, non ho mai preso parte a un’edizione dei Giochi».

A 38 anni è tempo di guardare oltre la carriera agonistica. Tra una corsa e l’altra, Pozzovivo ha trovato il tempo per ottenere una laurea in economia, ma per il futuro guarda ancora al ciclismo… «L’idea per il post-carriera risiede negli studi che sto ultimando. Mi sto laureando in scienze motorie, per cui mi piacerebbe rimanere nel campo della preparazio­ne fisica». Infine, un pensiero non può non correre ad Alex Zanardi, come lui vittima di un terribile incidente stradale… «Quanto successo a Zanardi ha toccato chiunque, anche al di fuori dell’ambiente sportivo. La sua è una storia incredibil­e, con le sue azioni ha ispirato e motivato a non mollare molte persone in difficoltà, affinché potessero trovare un lato positivo in situazioni apparentem­ente compromess­e. È sempre stato un grande lottatore e ci stupirà una volta di più».

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Domenico Pozzovivo al Tour de Suisse con la maglia dell'Ag2r

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