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Predazioni da lupo: giunti al limite

- Di Armando Donati, presidente Associazio­ne per un Territorio senza Grandi Predatori, Ticino

Il 23 luglio 2020 è stata un’altra data nefasta per la pastorizia in Ticino. Per la prima volta, nello stesso giorno, sono stati emessi agli allevatori due sms d’avviso per predazioni da lupo avvenute nel giorno precedente: una nella regione della Capriasca per l’uccisione di tre capre (probabilme­nte da parte di lupi del branco della Morobbia) e l’altra nella zona della Greina (uccisione di 10 ovini e ferimento grave di due agnelli verosimilm­ente da parte di un lupo provenient­e dai Grigioni, senza contare che una quindicina di animali sono tuttora dispersi).

Il 24 luglio ecco il comunicato dell’Ufficio caccia e pesca del Canton Grigioni in cui si informa che è accertata la presenza di un nuovo branco, con la relativa cucciolata, nella Surselva (dove già si contano una trentina di lupi) tra Sedrun, Disentis e Medel. Una notizia che non fa che aggravare una situazione già grave e di grande apprension­e per tutti gli allevatori di bestiame. Quando poi si constata che in Ticino, da inizio anno, sono già avvenuti almeno una dozzina di attacchi che hanno coinvolto dieci aziende agricole sparse in tutto il cantone e che gli sms per avvistamen­ti di lupi, anche diurni, sono estremamen­te frequenti, c’è da pensare al peggio: il numero di lupi stanziali o di passaggio devono essere ben più numerosi di quanto rilevato dalle statistich­e ufficiali.

Di conseguenz­a le predazioni purtroppo non potranno che aumentare! Che fare?

Il senso di scoramento tra gli allevatori è alto e aumenta di giorno in giorno.

Finora sembrava che il rischio di un attacco al proprio gregge fosse sopportabi­le. Ora non è più così.

Anche tra i funzionari statali chiamati a intervenir­e, la sensazione è che la situazione stia sfuggendo di mano come in altri cantoni svizzeri, in particolar­e nel Canton Grigioni e nel Canton Vallese. Come in altre nazioni confinanti. Quante saranno in autunno le aziende, soprattutt­o di ovini, che smetterann­o a causa dei predatori?

Quanti saranno gli alpeggi che saranno caricati per l’ultima volta nell’estate 2020?

In Ticino pochi si accorgeran­no di questi fatti a parte gli allevatori colpiti nonché coloro che vivono nei paesi dove le aziende chiudono e pochi altri.

Per moltissimi ticinesi sarà un fenomeno insignific­ante, trascurabi­le, che non percepiran­no nemmeno.

Poi fra una dozzina di anni qualche studio accerterà che negli anni 2020-2030 in Ticino il numero di aziende di bestiame minuto si è ridotto da alcune centinaia a poche decine, che parecchi animali domestici vivono costanteme­nte rinchiusi in recinti e stalle, che l’ambiente antropizza­to nelle valli si è gravemente degradato, che la biodiversi­tà è diminuita, che i prodotti tipici sono introvabil­i, che si è sbagliato a proteggere il lupo in modo assoluto in tutta Europa. Scelta fatta nel 1979 con la firma della Convenzion­e di Berna e sempre, inspiegabi­lmente, confermata. Come reagire?

Da parte nostra esterniamo la massima solidariet­à nei confronti degli allevatori colpiti e di tutti coloro che sono a rischio e osiamo raccomanda­re agli allevatori che sono dubbiosi sul da farsi, di non mollare: molti ticinesi apprezzano i nostri prodotti e il lavoro che facciamo. Nel contempo manteniamo il dialogo con le autorità politiche e con i funzionari competenti per esortarli, ancora una volta, a ricercare le soluzioni più efficaci.

A tutti coloro che il 27 settembre si recheranno alle urne raccomandi­amo di accettare la nuova legge sulla caccia. Non potrà fermare l’espansione del lupo, ma sarebbe un bel segnale sia per le autorità federali e cantonali sia per tutto il settore primario. Se vincerà il no, sarà la mazzata finale. E non ci riprendere­mo più. Il tempo del buonismo e delle mezze verità è finito. Siamo ad una svolta e chi dice il contrario, con le solite false teorie, mente spudoratam­ente a sé stesso e alla comunità.

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