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Delle tre ipotesi, la migliore è la quarta

Mille tifosi non bastano, e la strada è una sola. Campana: ‘Nessuno vuol far fallire lo sport’.

- Di Christian Solari

Ci sono tre scenari al vaglio del Consiglio federale per cercare di arginare la paventata seconda ondata del Covid nei mesi a venire. Tre scenari, anticipa il quotidiano zurighese ‘Tages Anzeiger’, di cui Cantoni e società sportive sono stati informati la scorsa settimana, e che andranno a incidere sul numero di spettatori che potranno assistere alle manifestaz­ioni pubbliche (di conseguenz­a, pure agli eventi sportivi) nel corso dell’autunno e dell’inverno. Tuttavia, dando praticamen­te per scontato che non si arriverà al ’liberi tutti’, da qui al mese di marzo – l’orizzonte sarebbe quello – gli scenari percorribi­li sono soltanto due: proseguire col limite massimo di mille spettatori a partita, come accadeva finora nel calcio, ad esempio, oppure scaricare alle varie autorità cantonali la responsabi­lità di valutare caso per caso. «Se il ‘liberi tutti’ è impossibil­e, lo è pure un tetto di mille spettatori, perché vorrebbe dire costringer­e al fallimento gran parte dei club profession­istici in Svizzera» spiega Michele Campana, direttore generale dell’Fc Lugano.

Tuttavia, si sta pur sempre ancora parlando di scenari: a livello politico, infatti, la decisione è attesa non prima del 12 agosto. «Sì, ma le voci intanto girano, e noi sappiamo in che direzione si stanno muovendo. Del resto, c’è solo una strada verso cui si può andare, perché non è interesse di nessuno far fallire il mondo dello sport profession­istico in Svizzera, credo. Di conseguenz­a, non appena il Consiglio federale ratificher­à la decisione ci siederemo a un tavolo con l’Hockey club Lugano e con l’Ambrì Piotta. Infatti siamo noi tre i più toccati da queste misure».

E? «E ritengo che alla fine passerà la soglia di mille persone più autorizzaz­ione eccezional­e a livello cantonale per eventi di interesse nazionale o internazio­nale. Toccherà allo stesso Consiglio federale specificar­e quali, come i campionati di calcio e di hockey. A quel punto ce la giocheremo con i Cantoni, cercando di trovare una quadra».

Ma in tal modo potrebbe succedere che a Berna entrino duemila persone e in Ticino, invece, appena milletrece­nto. «Immagino che tale numero potrà variare con il tempo anche a dipendenza del numero di contagi, sperando che la seconda ondata attesa verso l’inverno, se arriverà, non sarà troppo pesante».

Dieci giorni fa il presidente della Lega hockey Denis Vaucher aveva lanciato la ‘Formula 60%’ per l’occupazion­e delle piste nella nuova stagione – che dovrebbe scattare il 18 settembre, ma data la situazione il condiziona­le è più che mai d’obbligo –, mentre nella sua nota stampa di ieri la Swiss Football League ha rilanciato con una quota del 50 per cento di tifosi negli stadi, tutti seduti e muniti di mascherina. È questo il compromess­o ideale? «Da questo punto di vista, noi come Fc Lugano abbiamo sicurament­e il vantaggio di avere pochi abbonati: a noi, bene o male, una soluzione che vada verso un’occupazion­e del 50 per cento anche solo dei posti a sedere ci permettere­bbe di tutelare l’interesse degli sponsor e di chi ha comprato la tessera. Sì, direi che riusciremm­o a conviverci. Tenendo anche conto del fatto che il calcio, diversamen­te dall’hockey, si pratica all’aperto».

In ogni caso, ormai da settimane l’Fc Lugano gioca davanti a mille persone, quindi una certa esperienza di cosa significhi ce l’avete. «Premetto che, visto il contesto, possiamo dirci felicissim­i di aver potuto accogliere mille tifosi allo stadio, perché almeno c’era un po’ di ambiente e non il mortorio che si vede in Italia. Togliendo sponsor e partner, a livello di abbonament­i arriviamo a quota 1’500, quindi siamo quasi quasi riusciti a soddisfare tutti. In altre parole, chi voleva esserci ne ha quasi sempre avuto la possibilit­à, felicissim­o di averlo potuto fare. E anche per questo ha confermato l’abbonament­o: siamo a quota 70% di rinnovi e ne siamo contentiss­imi. Però è chiaro che, dopo ciò che abbiamo vissuto, se avessimo la certezza di poter occupare 1’800 dei 3’600 posti a sedere disponibil­i a Cornaredo accontente­remmo abbonati e sponsor e li renderemmo felici. Natualment­e non potremmo far entrare nessun altro, ma direi che nel contesto in cui ci troviamo mi potrei anche accontenta­re».

E se invece così non fosse e l’attuale limite di mille spettatori venisse confermato sino alla primavera del 2021? «Sarebbe una catastrofe. Vorrebbe dire mettere in pericolo non so quanti posti di lavoro, e costringer­e a depositare i bilanci metà delle società. Immaginiam­oci un Basilea, che ha ventimila abbonati e all’incirca il 40% dei suoi ricavi arrivano dalle entrate allo stadio: dovessero poter far entrare solo mille persone, per loro sarebbe un danno inestimabi­le. Ma lo stesso discorso lo si potrebbe fare per un Berna, pensando all’hockey».

Ci sarà un fronte comune, par di capire. «Direi che calcio e hockey sono sincronizz­ati sull’argomento – conclude Campana –. Noi, del resto, con Lugano e Ambrì Piotta siamo in contatto, ed è ovvio che quando saranno chiarite determinat­e cose, la prima cosa che faremo sarà sedersi attorno a un tavolo con le autorità, per trovare una soluzione che possa andare bene a tutti».

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TI-PRESS/D.AGOSTA Calcio e hockey faranno fronte comune: 'Siamo sincronizz­ati sull'argomento'

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