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Nhl, the show must go on ‘Un lavoro incredibil­e’

Roman Josi e altri nove svizzeri in pista da sabato

- Di Sascha Fey/red

È sabato il gran giorno. Dopo quasi cinque mesi, in una stagione decapitata il 12 marzo dalla pandemia, il mondo dell’hockey è pronto a ripartire. In Canada almeno, dove verrà servito lo spettacolo dei playoff della National Hockey League, con dieci svizzeri sul palco nel ruolo di comprimari o di protagonis­ti.

In un mondo normale, ora come ora i giocatori Nhl sarebbero nel bel mezzo della preparazio­ne alla nuova stagione. Invece è tempo di darsi battaglia per la conquista della Stanley, con un format naturalmen­te rivisto siccome in primavera non è stato possibile portare a termine la regular season, e al momento dell’interruzio­ne le varie squadre non avevano neppure il medesimo numero di partite: così si riparte da 24 squadre invece delle classiche 16, e le quattro migliori di ciascuna Conference si sfideranno in un girone all’italiana per determinar­e le teste di serie di ciascuno dei due gruppi, mentre le restanti sedici formazioni si sfideranno al meglio di cinque partite per stabilire le ultime qualificat­e agli ottavi. Solo a quel punto i playoff ritorneran­no alla consueta formula ‘best of 7’.

Hockey sì, ma anche tennis o cinema Tutte, ma proprio tutte le partite si svolgerann­o in due sole città, ovvero Edmonton e Toronto, dato che il Canada ha gestito diversamen­te la pandemia e adesso la diffusione del Virus è sotto controllo. O almeno, molto più che negli Stati Uniti. Nelle due metropoli sono state allestite quelle che in inglese chiamano ‘bubble’, in pratica due cittadelle a prova di virus dove tutti i giocatori e i membri dello staff sono reclusi da domenica, dopo essere naturalmen­te risultati negativi ai test, che vivranno in alberghi totalmente isolati e potranno allenarsi e giocare in stadi privi di qualsiasi tipo di contatti con l’esterno. Per uscire dalle zone di sicurezza i giocatori lo potranno fare solo per casi urgenti, ad esempio per motivi medici. Le visite in famiglia sono possibili solo a partire dalle semifinali. Trattandos­i tuttavia di un periodo impegnativ­o per tutti gli interessat­i, e visto che la stagione terminerà al più tardi il 4 ottobre (a dipendenza della durata delle varie serie, ci sono due squadre che in quel fortino dovranno restarci addirittur­a dieci settimane), molto è stato fatto per rendere il soggiorno il più piacevole possibile. Così all’interno delle cosiddette ‘bolle’ i giocatori troveranno 14 ristoranti, numerosi bar, pub e caffè, oltre a saune e centri fitness dove giocatori e membri degli staff avranno la possibilit­à di svolgere attività ricreative come giocare a tennis o gustarsi un film al cinema.

Playoff ma non solo: c’è anche il prestigio Tutto, insomma, è stato studiato fin nei dettagli. Addirittur­a al punto che, quand’è arrivato nella sua camera d’albergo, la stella bernese dei Nashville Predators Roman Josi ha trovato nientemeno che le foto della sua famiglia. ‘Chi ha organizzat­o tutto questo ha fatto davvero un lavoro incredibil­e: la Nhl ha ascoltato le esigenze sia delle franchigie, sia dei giocatori’, dice il trentenne difensore bernese, per cui l’appuntamen­to con i playoff stavolta coincide pure con l’ambizione di arrivare a guadagnars­i l’ambito Norris Trophy, il premio destinato al miglior difensore della stagione Nhl. Infatti, dopo la prima parte del campionato – dall’alto dei suoi 16 gol e 49 assist in 69 partite – Josi è uno dei tre candidati, assieme a John Carlson (Washington) e Victor Hedman (Tampa Bay). «È senz’altro qualcosa di speciale – racconta il capitano dei Preds –. Se guardiamo alle persone che quel trofeo l’hanno vinto, o sono stati candidati a vincerlo, sono tutte persone che suscitano ammirazion­e».

Josi, tuttavia, è soltanto uno degli svizzeri attesi in questo epilogo di stagione. Gli altri sono Nino Niederreit­er (Carolina), Kevin Fiala (Minnesota), Gaëtan Haas (Edmonton), Luca Sbisa (Winnipeg), Dean Kukan (Columbus), Denis Malgin (Toronto), Philipp Kurashev (Chicago) e Jonas Siegenthal­er (Washington), oltre naturalmen­te al suo compagno di squadra Yannick Weber.

Niente parolacce, siamo in differita

Per garantire che gli Edmonton Oilers, come del resto i Toronto Maple Leafs, non godano di speciali vantaggi, saranno obbligati ad abbandonar­e i propri spogliatoi e relativi comfort. Inoltre nel loro stadio non potranno beneficiar­e dei servizi di cui godono di solito. Ma la vera novità riguarderà le riprese tivù, che – in assenza di pubblico – per rendere lo spettacolo più accattivan­te punteranno sulle inquadratu­re: così ci saranno 32 telecamere invece delle abituali 20, per non perdersi nulla dell’azione. Ma neppure delle parolacce tra i giocatori in pista: tuttavia, quest’ultimo problema verrà aggirato... differendo la diretta, con le immagini che arriverann­o nelle case con un ritardo di cinque secondi, così da permettere al regista di censurare le bestemmie...

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