Di treni, cifre e... cassa
Non c’è niente da fare. Per le Ferrovie il Mendrisiotto non ha proprio i numeri per ‘pretendere’ di far fermare i treni a lunga percorrenza a Chiasso e Mendrisio. Anzi, a dirla tutta, non ha neppure lo ‘status’ per conquistarsi un posto nella mappa degli agglomerati urbani svizzeri da mettere in rete. La sua vocazione? Decisamente regionale agli occhi delle Ffs. Ecco perché si è investito sulla rete Tilo. Ma non era per alleggerire una mobilità soffocante? Sta di fatto che la motivazione (quella numerica) non è nuova. Già a inizio anno (cfr. ‘laRegione’ del 13 febbraio), le Ferrovie avevano snocciolato una serie di cifre per dimostrare che la stazione chiassese (un tempo internazionale) non ha il potenziale per guadagnarsi lo scalo regolare di EuroCity e InterCity. I passeggeri dei treni internazionali? Troppo pochi. A distanza di qualche mese, ci risiamo. Solo che stavolta l’analisi è su scala regionale. Per liquidare la faccenda – persino un po’ frettolosamente, a prima vista –, nella missiva firmata dalla direttrice della Regione sud Roberta Cattaneo e dal responsabile di settore David Henny recapitata a fine luglio alla Commissione regionale dei trasporti (Crtm) si evocano due cifre. Il 95% della clientela del Distretto, si scrive, si sposta “all’interno del cantone”; solo il 5% prosegue il viaggio oltre Gottardo. Quanto basta per affermare che la “priorità strategica per il Mendrisiotto è stata posta sulla creazione di una fitta rete di relazioni con tutti gli altri Comuni e Città del Ticino tramite il trasporto regionale”. La popolazione può sempre consolarsi pensando che con la galleria del Ceneri (a dicembre) i tempi per la Svizzera interna si accorceranno, si ammicca. Per i cittadini del Mendrisiotto – che a centinaia se non a migliaia hanno sottoscritto già due petizioni, una terza è stata lanciata in queste ore dal deputato-consigliere Massimiliano Robbiani – rappresenta una ben magra consolazione. Per il presidente Crtm Andrea Rigamonti si tratta di una conclusione “sbrigativa”. La Commissione, ci conferma, “non intende mollare la presa. Questo è un tema troppo importante per lasciarlo cadere”. Quanto al Distretto delle istituzioni (in testa i Municipi di Chiasso e Mendrisio) e degli utenti del trasporto pubblico non ha nessuna idea di arrendersi. Le motivazioni delle Ferrovie? “Tutt’altro che convincenti” incalza Rigamonti. Mentre di argomentazioni a difesa delle sue rivendicazioni, rilancia, il Mendrisiotto ne ha a decine. Ci sarà spazio per un ripensamento da parte delle Ffs (che si dicono orientate a continuare a offrire anche nel 2021 i collegamenti IC mattina e sera)? L’impressione è che la si voglia finire qui. Questione di puntualità del traffico ferroviario e di complessità del sistema, dicono. Tra le righe la ragione, quella vera, appare, però, un’altra. E di mezzo ci sono gli equilibri sì, ma finanziari. Le Ffs ammettono infatti che “lo spostamento della clientela sul traffico a lunga percorrenza, sull’intero corridoio tra Chiasso e Bellinzona, genererebbe minori introiti al traffico regionale rendendo più costoso il finanziamento della S-Bahn ticinese”. Il che suona: il Consiglio di Stato non ha interesse a favorire il Distretto nella sua battaglia per motivi di cassa. E a farne le spese (in tutti i sensi) resta il Mendrisiotto.