Beirut devastata e sotto shock
Decine di morti e migliaia di feriti nello scoppio
Scoppio di potenza inaudita ieri nella capitale libanese. Bilancio provvisorio: oltre 70 morti e più di tremila feriti. Tra questi l’ambasciatrice svizzera. Ancora ignote le cause.
Beirut – Oltre 70 morti e migliaia di feriti. E soprattutto shock. Beirut ha rivissuto ieri uno dei suoi incubi peggiori, quando, nel tardo pomeriggio, un’esplosione di potenza inimmaginabile – secondo alcuni testimoni udita fino a Cipro, a distanza di 200 chilometri – ha devastato il centro città e i suoi sobborghi.
Un video circolato sui social media mostra dapprima una colonna di fumo nero alzarsi nel cielo. Poi, in quelle che sembrano le fiamme di un incendio, alcune deflagrazioni minori. Infine, un’esplosione gigantesca che investe anche il balcone da cui vengono riprese le immagini, alcune centinaia di metri dal porto.
A provocare l'esplosione sarebbe stato l'incendio in un deposito nel porto di Beirut dove erano immagazzinate 2'750 tonnellate di nitrato di ammonio sequestrate diversi anni fa da una nave. La presenza di quel materiale nel magazzino è stata definita “inaccettabile” dal presidente Michel Aoun, citato dalla Bbc. Un'inchiesta è in corso per appurare cosa abbia provocato l'incendio ma le autorità sembrano considerarlo un incidente. Beirut non sarebbe peraltro nuova ad attentati di questa portata. E in molti hanno subito rilevato che l’esplosione è avvenuta a tre giorni dal verdetto del tribunale speciale incaricato dall’Onu di condurre le indagini sull’attentato in cui quindici anni fa, sul lungomare della città, venne assassinato l’ex premier Rafik Hariri, con 21 altre persone. Sotto processo, in contumacia, ci sono quattro membri di Hezbollah.
Il numero delle vittime è certamente destinato ad aumentare, considerata la vastità della devastazione prodotta dallo scoppio (superiore a tutte quelli della guerra civile) e dalla conferma che erano moltissime le persone rimaste sotto le macerie di edifici crollati. In interi quartieri del centro praticamente nessun edificio è rimasto con i vetri intatti. Anche nella zona di Mar Mikhael nell’alto edificio di Electricité du Liban, l’ente elettrico nazionale, sono rimasti intrappolati molti dipendenti e si è lavorato a lungo per trarli in salvo. Sull’autostrada costiera che va verso nord e che passa vicino al porto, per un lungo tratto sono finte distrutte le auto che vi transitavano, mentre la carreggiata è stata coperta di detriti. Anche all’aeroporto internazionale Rafic Hariri, distante alcuni chilometri, i danni all’aerostazione sono stati pesanti.
In serata il presidente libanese Michel Aoun ha convocato una riunione d’emergenza del Supremo consiglio della Difesa che ha proclamato lo stato d'emergenza per due settimane.
Giorni di tensione
L’esplosione è avvenuta in un momento di fortissime tensioni in un Paese travolto da una crisi economica disastrosa, con le tensioni di confine che si sono riaccese negli ultimi giorni tra Israele e le milizie filo-iraniane di Hezbollah. Voci incontrollate riprese da alcune televisioni hanno parlato di un possibile attacco israeliano a un deposito di armi di Hezbollah. Ma sia il Partito di Dio sia Israele hanno smentito. Israele ha anzi offerto al governo libanese “aiuti umanitari e medici e immediata assistenza”.
Ferita l’ambasciatrice svizzera
A fare le spese dell’esplosione è stata anche l’ambasciatrice svizzera a Beirut Monika Schmutz, rimasta leggermente ferita. Anchea sede diplomatica elvetica è stata infatti danneggiata dall’esplosione, ha confermato il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae). Schmutz è stata condotta in ospedale. Secondo il Dipartimento, l’enorme onda d’urto ha causato la rottura di finestre su un raggio di diversi chilometri, raggiungendo l’ambasciata.
Il resto del personale della rappresentanza svizzera in Libano è in buona salute. L’ambasciata si è comunque messa subito al lavoro per verificare se altri cittadini svizzeri sono stati colpiti dall’esplosione. Fino alla tarda serata di ieri non c’erano indicazioni al riguardo.