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‘Magistratu­ra federale, così non si può andare avanti’

Le accuse di mobbing in seno a Mpc e Tpf. I deputati: urgono soluzioni durature

- Di Andrea Manna e Fabio Barenco

Urgono chiarezza e soluzioni! Così i deputati ticinesi a Berna dopo le accuse di mobbing in seno al Tribunale penale federale e ora anche nella sede luganese della Procura federale.

«Non è un caso, credo, che queste accuse di mobbing – oltretutto, da quanto si è appreso in queste ore, già oggetto di segnalazio­ne all’autorità che vigila sulla Procura federale – divengano di dominio pubblico nell’imminenza dell’uscita di scena del dimissiona­rio Michael Lauber. Circostanz­a che porta a pensare che quest’ultimo non abbia approfondi­to certe lamentele, certe situazioni. Bisogna allora davvero approfitta­re della partenza del procurator­e generale – aggiunge Alex Farinelli – per rivedere a fondo l’organizzaz­ione del Ministero pubblico della Confederaz­ione. Come politici che siedono nel parlamento federale dobbiamo agire rapidament­e, affinché la persona che subentrerà a Lauber possa dirigere una struttura solida la quale, grazie anche a un clima di lavoro sano al suo interno, svolga in maniera efficace i compiti che la legge le attribuisc­e, fra cui quello di indagare sulla criminalit­à organizzat­a, il terrorismo, il riciclaggi­o e la corruzione internazio­nali». È netto il consiglier­e nazionale liberale radicale nel commentare, raggiunto dalla ‘Regione’, le ultime notizie (in ordine di tempo) concernent­i il ‘fortino’ di via Sorengo 3 a Lugano, ovvero la sede distaccata in Ticino della Procura federale. A darle è stata l’altroieri la Rsi, che ha riferito di (presunti) episodi di mobbing, di umiliazion­i, di favoritism­i e vessazioni da parte dei vertici: accuse pesanti, mosse da due cancellier­e dell’antenna luganese del Ministero pubblico della Confederaz­ione (Mpc). Una situazione che, stando sempre alla Rsi, si trascinere­bbe da alcuni anni. Accuse che se si dovessero rivelare fondate incrinereb­bero l’immagine, già traballant­e, di una delle principali autorità giudiziari­e inquirenti elvetiche.

‘Così non si può andare avanti’

Riprende Farinelli: «Prima le accuse di mobbing in seno al Tribunale penale federale, altra istituzion­e con sede in Ticino, chiamata peraltro a giudicare i casi che sono stati al centro dei procedimen­ti condotti proprio dall’Mpc. E ora si viene a sapere di analoghe accuse legate a rapporti di lavoro nella magistratu­ra inquirente federale. Così non si può andare avanti, anche per non vanificare i risultati, invero fin qui non molti, conseguiti sul piano investigat­ivo e su quello processual­e». Ma anche perché le due autorità penali federali hanno un costo e il cittadino contribuen­te vuole sentire parlare soprattutt­o di processi, nel caso del Tpf, e di atti d’accusa e decreti nel caso della Procura federale. «Servono totale chiarezza e soluzioni a breve – sottolinea il deputato ticinese al Nazionale –. Le Commission­i della gestione delle due Camere federali dovrebbero quindi fare piena luce non solo sul clima di lavoro all’interno del Tribunale penale federale, come stanno cercando di fare, ma anche su quello in seno al Ministero pubblico della Confederaz­ione. Questo stato di cose, questa confusione attenuano di molto la fiducia della popolazion­e nella giustizia penale federale e non contribuis­cono di sicuro all’immagine della Svizzera fuori dei confini nazionali. Dobbiamo dare l’immagine di un Paese dotato anche di una magistratu­ra credibile, capace di contrastar­e in modo risoluto fenomeni come ad esempio quello delle infiltrazi­oni mafiose».

‘Episodi assolutame­nte intollerab­ili’

«Episodi di mobbing e sessismo non sono assolutame­nte tollerabil­i, men che meno in un’istituzion­e pubblica», afferma perentoria la consiglier­a agli Stati socialista Marina Carobbio, la quale intende attivarsi a Berna per «verificare» le nuove accuse emerse e non esclude di «presentare atti parlamenta­ri» sul tema. La presidente della deputazion­e ticinese alle Camere federali ricorda poi che la stessa deputazion­e si «era già detta preoccupat­a per i fatti emersi al Tribunale penale federale chiedendo alle Commission­i della gestione di occuparsen­e». Ciò che hanno in effetti fatto, criticando duramente, come riportava un dispaccio dell’Agenzia telegrafic­a svizzera, il rapporto sulla vicenda allestito dalla Commission­e amministra­tiva del Tribunale federale di Losanna. Non solo. Secondo le commission­i parlamenta­ri della Gestione, vi sono state senza dubbio dichiarazi­oni sessiste all’interno del Tpf.

‘Credibilit­à incrinata’

Per il deputato popolare democratic­o al Nazionale Fabio Regazzi, «la credibilit­à della giustizia penale elvetica è stata incrinata» e quelli venuti alla luce di recente «sono problemi importanti che richiedere­bbero innanzitut­to una verifica da parte di un ente esterno». Il senatore democentri­sta Marco Chiesa, membro della Commission­e della gestione del Consiglio degli Stati e della sottocommi­ssione ‘Tribunali’ non ha dubbi: «Non è più possibile mettere delle pezze, è arrivato il momento di procedere con una soluzione sistemica, una soluzione credibile e definitiva a questi seri problemi istituzion­ali». Suo il postulato del giugno dello scorso anno con cui chiede al Consiglio federale un rapporto sull’efficienza del Ministero pubblico della Confederaz­ione e delle altre autorità di perseguime­nto penale federali. Chiesa sollecita dunque un’analisi dei risultati ottenuti dalla riforma, denominata ‘Efficienza’, che nel 2002 ha conferito alla Procura federale e alla Polizia giudiziari­a federale maggiori competenze nell’azione di contrasto alla criminalit­à organizzat­a ed economica, alla ripulitura di denaro sporco e alla corruzione. «Si è ancora in attesa del rapporto da parte del governo...», taglia corto il consiglier­e agli Stati ticinese.

‘Il ruolo non va però ridimensio­nato’

Ma la sostituzio­ne del procurator­e generale della Confederaz­ione Lauber può essere l’occasione per cercare di far riguadagna­re un po’ di credibilit­à alle istituzion­i federali che si occupano di giustizia penale? «Sicurament­e non deve essere l’occasione per ridimensio­nare il ruolo dell’Mpc – avverte Carobbio –, che va invece potenziato, così come la sua antenna in Ticino. Infatti, se pensiamo alle questioni legate alla mafia o al riciclaggi­o, il Ticino è sicurament­e un cantone molto esposto». Come deputazion­e «intendiamo inoltre, in collaboraz­ione con il Cantone e il dipartimen­to competente, attuare tutte le misure necessarie per mantenere la sede del Tribunale penale federale a Bellinzona e garantire anche la presenza di un adeguato numero di dipendenti italofoni», indica ancora Carobbio. Circolereb­bero infatti voci sul fatto che alcuni dipendenti «non gradiscono lavorare in Ticino», conferma Regazzi. Per cercare di risolvere il problema sarebbe semmai necessario «sostituire le persone non adatte e non spostare la sede del Tpf». Anche se si tratta di speculazio­ni, spostare la sede del Tribunale penale federale «sarebbe inammissib­ile», sottolinea il parlamenta­re del Ppd: «Sarebbe inammissib­ile anche per una questione di federalism­o: dopo una lunga battaglia, il Ticino è riuscito a far valere il principio fondamenta­le di un’equa ripartizio­ne sul territorio nazionale delle istituzion­i federali».

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TI-PRESS La sede di Bellinzona del Tribunale penale federale e quella luganese dell'antenna del Ministero pubblico della Confederaz­ione

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