La battaglia delle mascherine
I direttori della Sanità raccomandano l’obbligo nei cantoni dove aumentano i contagi
I direttori cantonali della Sanità sollecitano misure supplementari per contenere il ritorno del contagio. In Ticino 500 medici chiedono l’obbligo delle mascherine nei negozi.
Berna – I Cantoni con un numero di casi di Covid-19 costantemente elevato o con un aumento preoccupante dei contagi dovrebbero adottare misure supplementari, ad esempio l’obbligo delle mascherine nei negozi. La Conferenza dei direttori cantonali della sanità (Cds) è tornata a farsi sentire ieri consigliando soprattutto ai Cantoni di coordinare le loro misure con quelli colpiti in modo analogo e soprattutto con quelli limitrofi. Le autorità cantonali, ha suggerito il presidente Lukas Engelberger, dovrebbero inoltre informare in anticipo le associazioni interessate dalle restrizioni.
Oltre all’obbligo della mascherina igienica nei negozi, la Cds propone di introdurre un tetto massimo di cento avventori per quei club e discoteche che non rispettano né le regole sulla distanza né l’obbligo di indossare le mascherine. Inoltre, i Cantoni fortemente colpiti dalle infezioni dovrebbero ricorrere all’identificazione obbligatoria nei club, come già raccomandato all’inizio di luglio dalla Cds. La stessa Conferenza sottolinea che 18 dei 26 Cantoni si spingono già con i loro regolamenti di protezione oltre la disposizioni della Confederazione. Ad esempio in 17 cantoni vige l’obbligo di identificarsi in club e locali. Diversi altri prescrivono le mascherine anche nei negozi o hanno restrizioni più severe rispetto alla Confederazione sul numero di ospiti in occasione di manifestazioni e nelle aziende.
La situazione epidemiologica a volte varia molto da un cantone all’altro e quindi non tutti adottano le stesse prassi nello stesso momento, ha riconosciuto Engelberger, assicurando che la Conferenza sosterrà i Cantoni nell’elaborazione di misure supplementari, nonché nel loro coordinamento. E, se necessario, comunicherà ulteriori raccomandazioni.
Berset: conseguenze per i dati sbagliati
E di una certa “cacofonia” tra le misure adottate nei diversi Cantoni per contrastare la pandemia ha parlato ieri anche il consigliere federale Alain Berset, intervenuto sul caso delle dichiarazioni errate dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) in merito ai luoghi dove è più probabile contrarre il contagio. Errori che non resteranno senza conseguenze, ha precisato il responsabile federale della sanità. “È stato commesso un errore. La cosa più importante è rendersene conto e correggerlo il prima possibile, e questo è stato fatto”, ha detto al programma “10 vor 10” della televisione svizzerotedesca Srf.
Il caso avrà anche conseguenze organizzative in seno all’Ufsp, ha assicurato Berset, concedendo tuttavia che l’Ufficio è sotto pressione e riceve centinaia di richieste giornaliere da parte della stampa. Venerdì scorso l’Ufsp ha pubblicato una tabella in base alla quale il rischio di infezione è maggiore nei locali notturni e nei ristoranti. Domenica, l’ufficio ha poi corretto le affermazioni, precisando che la maggior parte dei contagi avviene all’interno dei nuclei famigliari. Per quanto riguarda le misure più severe adottate da alcuni cantoni per combattere il coronavirus, per il ministro non si tratta di “cacofonia”: il Consiglio federale ha stabilito regole valide per tutta la Svizzera, ad esempio per i trasporti pubblici, ma spetta ai Cantoni valutare la situazione locale e agire di conseguenza quando il numero di infezioni aumenta. E lo stanno facendo bene, secondo Berset. A suo avviso ci sono cantoni in cui un rafforzamento delle misure non si giustifica. Ginevra, per esempio, ha reagito bene all’aumento dei casi chiudendo le discoteche e imponendo rapidamente l’uso di maschere. Questo, a parere di Berset, dimostra che il federalismo funziona. La decisione di far indossare maschere agli alunni è tuttavia una questione che riguarda i Cantoni. Resta il fatto, ha concluso Berset, che tutta la popolazione deve continuare a fare uno sforzo, rispettando le distanze e le misure igieniche.
Bruxelles ‘riabilita’ Vaud e Vallese
Un po’ di sollievo viene infine da Bruxelles: i cantoni di Vaud e del Vallese (come già era avvenuto per il Ticino) da oggi non saranno più sulla lista dei luoghi ritenuti a rischio per il Belgio, mentre Ginevra rimane nell’elenco. Lo ha annunciato in serata via Twitter il capo del Dipartimento degli affari esteri Ignazio Cassis, “ravi et soulagè” dalla bella notizia. Il Dipartimento degli esteri si era già messo in contatto con il ministro degli Esteri belga prima dell’entrata in vigore del provvedimento, anche al fine di ottenere informazioni dettagliate sui criteri epidemiologici da applicare.