laRegione

Il lupo e l’agnello

- di Alessandro Bassi, Cademario

Il 29.7, su queste pagine, è stato pubblicato l’ennesimo intervento del Sig. Armando Donati, presidente Associazio­ne per un territorio senza Grandi Predatori, in favore della nuova legge sulla caccia. Nella stessa pagina è stata pubblicata una lettera del Sig. Franco Celio che ha omesso di informare i lettori, liberissim­o di farlo ovviamente, di far parte del comitato della suddetta associazio­ne. Ha scritto che secondo la Regione del 25.7 “la notizia dell’aggression­e a un gregge di pecore avrebbe provocato la disdetta di numerose prenotazio­ni in capanne della zona”. In realtà, a causa di un po’ di confusione tra alcuni turisti, ci sono state delle disdette perché dei turisti pensavano fossero stati chiusi i sentieri che dai Grigioni raggiungon­o la Capanna Scaletta, non per paura del lupo. Questo era scritto nell’articolo. Il Sig. Celio riporta che “per timore dei cani da protezione un sentiero escursioni­stico ha dovuto essere spostato più in alto, rendendolo più disagevole, e quindi (inevitabil­mente) meno praticato”. In realtà nell’articolo era scritto: “Il sentiero è stato spostato un po’ più in quota in modo che gli escursioni­sti possano evitare il pascolo in cui ci sono i cani da protezione”. Se il sentiero verrà in futuro meno praticato è solo una preveggenz­a del Sig. Celio. Se ci sono problemi con i cani da protezione e gli escursioni­sti, la colpa non è del lupo e men che meno del cane ma di chi li addestra, come può spiegare facilmente qualunque addestrato­re. Non so perché ma, talvolta, gli interventi di alcuni membri dell’Associazio­ne Grandi Predatori mi ricordano la favola in cui il lupo accusava l’agnello di sporcargli l’acqua del ruscello anche se l’agnello si trovava a valle del lupo.

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