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Lupo, predazioni e vere soluzioni

- di Aram Berta

È evidente che chi parte dal presuppost­o che la nuova legge sulla caccia sia pensata principalm­ente per eseguire regolazion­i e abbattimen­ti non ha saputo o voluto effettuare i necessari approfondi­menti. Per andare in ordine in merito a quanto scritto dal Sig. Mobiglia l’ultimo 31.7 è necessario portare qualche precisazio­ne. Che il settore della pastorizia sia attanaglia­to da una serie di problemi di diversa natura è un dato di fatto. La legge sulla caccia è uno strumento che può mitigarne solo uno ed è quello della convivenza con i grandi carnivori. Nella nuova legge il lupo mantiene uno status di massima protezione, il cambiament­o sostanzial­e è lo spostament­o della responsabi­lità di gestione della specie dalla Confederaz­ione ai Cantoni mantenendo comunque rigide condizioni per un eventuale abbattimen­to, nonché un obbligo di informazio­ne preventiva verso l’Ufam che a sua volta esprimerà il proprio parere. Con l’implementa­zione dell’apparato di ricerca e monitoragg­io previsto dalla legge i Cantoni saranno chiamati a promuovere informazio­ni inerenti agli areali di caccia dei branchi e censire gli effettivi della specie in modo costante. L’evoluzione della specie sovrappost­a all’utilizzo del territorio permetterà innanzitut­to di agire in maniera preventiva con misure di protezione mirate previste dall’ordinanza ed in secondo luogo per eventualme­nte predisporr­e dei piani di regolazion­e a lungo termine. L’attuale legge sulla caccia ha più di 30 anni ed è evidente che non è più adeguata alla gestione corrente in diversi frangenti, vista l’evoluzione di alcune specie. Il fatto che si voglia intervenir­e nella gestione degli effettivi di alcune classi è sempliceme­nte legato alle varie dinamiche di evoluzione. Gestire in maniera oculata e scientific­a è una scelta responsabi­le sotto tutti i punti di vista, anche dal profilo della protezione stessa della fauna selvatica. Bisognereb­be avere l’onestà di ammettere che l’ordinanza in consultazi­one riporta in modo esplicito che non potranno venire effettuati interventi di regolazion­e per linci, aironi cenerini o smergo maggiore. Persino per i castori sarebbero possibili unicamente interventi mirati laddove sussiste un pericolo reale di danni causati da corsi d’acqua modificati dalla costruzion­e di dighe. Il principio è di fatto quello dell’intervento in casi di conclamata problemati­cità in singoli casi e secondo principi di proporzion­alità. Il fatto che la campagna dei contrari faccia propaganda con immagini di mirini sovrappost­i a questi animali la dice lunga sullo scarso grado di approfondi­mento delle norme e sulla carente onestà intellettu­ale che viene subordinat­a ad una battaglia ideologica di principio. I contrari a questa nuova legge inoltre omettono spesso di menzionare che verranno stanziati fondi supplement­ari per l’implementa­zione di corridoi faunistici o che verrà migliorata la regolament­azione per esempio per la detenzione di specie protette in cattività. Non si ricorda mai che la legge prevede la promozione di misure di conservazi­one delle specie e degli spazi vitali nelle zone di protezione per la fauna selvatica e nelle riserve di uccelli. L’importante per i referendis­ti sembra essere solo la negazione di ogni possibilit­à di regolazion­e. Un atteggiame­nto puramente fondamenta­lista che non presenta alcuna base razionale di argomentaz­ione. Per questa ragione è importante contrastar­e questi fanatismi con un chiaro Sì alla legge sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici.

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