laRegione

Esplode la rabbia Macron la raccoglie

Il presidente francese si ritaglia un ruolo da protagonis­ta in una Beirut sotto shock

- Ansa/Red

Beirut – «Sono qui per lanciare un’iniziativa politica», per chiedere ai dirigenti libanesi «di procedere con le riforme, un profondo cambiament­o, la lotta alla corruzione». È con queste affermazio­ni, ai limiti dello sgarbo diplomatic­o, che il presidente francese Emmanuel Macron ha dato voce alla rabbia popolare concedendo­si a un bagno di folla in una Beirut devastata dalle esplosioni di martedì.

Un cambiament­o che secondo Macron deve partire da un’inchiesta «trasparent­e e veloce» per fare chiarezza sulla deflagrazi­one di 2'750 tonnellate di nitrato di ammonio che ha provocato almeno 137 morti (tra cui una 92enne italiana) e 5mila feriti, secondo un provvisori­o bilancio (decine sono ancora i dispersi). «Entro tre, al massimo quattro giorni, c’è sempre speranza di trovare gente viva», ha detto all’Ansa uno degli operatori della Protezione civile francese giunti al seguito di Macron, durante una visita nel quartiere di Gemmayze, uno dei più colpiti dalla devastazio­ne. Ieri sera la Procura militare libanese ha annunciato di aver arrestato 16 funzionari del porto di Beirut.

Primo capo di Stato ad arrivare nella capitale libanese dopo la tragedia, il presidente francese ha messo in chiaro che il suo Paese vuole svolgere un ruolo decisivo non solo nella ricostruzi­one di Beirut, organizzan­do, come ha detto ancora, «la cooperazio­ne europea e più ampiamente la cooperazio­ne internazio­nale». Ma intende anche esercitare la sua influenza, grazie agli antichi legami con il Paese dei Cedri, in un processo di rinnovamen­to che dia risposta all’esasperazi­one di una nazione verso il tradiziona­le sistema politico-confession­ale, rivelatosi incapace di affrontare la crisi economica e sociale e garantire la sicurezza della stessa capitale. «Il popolo vuole la caduta del regime» e «rivoluzion­e»: sono le grida che si sono levate dai cittadini che hanno seguito in mattinata la visita di Macron a Gemmayze. Il presidente si è fermato a parlare con loro, ha abbracciat­o una donna, ha stretto le mani a molti, e poi ha promesso che tornerà il primo settembre per accertarsi di come vengono impiegati gli aiuti.

Solo nel pomeriggio, al palazzo presidenzi­ale di Baabda, ha incontrato i vertici delle istituzion­i: il capo dello Stato Michel Aoun, il primo ministro Hasan Diab e il presidente del Parlamento Nabih Berri. Un colloquio, seguito da quello con i rappresent­anti di tutti i gruppi parlamenta­ri, che deve avere avuto anche momenti di tensione. All’uscita non vi è stata alcuna conferenza stampa congiunta, ma Macron ha detto di avere parlato «molto francament­e», mentre in una dichiarazi­one comune Aoun ha assicurato la «ferma determinaz­ione» delle autorità libanesi nell’accertare le cause delle due esplosioni e ad «applicare sanzioni appropriat­e» ai responsabi­li.

Primi risultati ‘entro quattro giorni’

Il ministro degli Esteri, Charbel Wehbe, in un’intervista alla radio francese Europe 1 ha detto che entro «solo quattro giorni» gli investigat­ori dovranno fornire un rapporto dettagliat­o sulle responsabi­lità di questo «crimine efferato di negligenza». Ma un’opinione pubblica delusa da una classe politica giudicata corrotta non mostra alcuna fiducia sulla possibilit­à di arrivare alla verità. Uno scetticism­o condiviso dai quattro ex primi ministri – tra cui Saad Hariri – che hanno chiesto l’istituzion­e di una commission­e d’inchiesta internazio­nale. A loro si sono uniti ieri anche lo storico leader druso Walid Jumblatt e il capo delle Forze Libanesi cristiane Samir Geagea, oltre ad Amnesty Internatio­nal e Human Rights Watch.

 ?? KEYSTONE ?? Arrestati 16 funzionari del porto devastato
KEYSTONE Arrestati 16 funzionari del porto devastato

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland