laRegione

Palazzo di giustizia: non è un asilo!

- Di Matteo Caratti

Certo che così in basso la magistratu­ra ticinese non era mai scivolata. E non ci riferiamo solo (si fa per dire) alle bocciature espresse dal Consiglio della magistratu­ra. Bocciature che l’autorità di vigilanza sull’agire dei magistrati dice di aver formulato quale semplice preavviso all’attenzione dell’autorità formalment­e investita di eleggere i magistrati, ossia il parlamento cantonale. Ma, concludere di fatto tali pareri/stroncatur­e dicendo che non si intravede alcuna possibilit­à di migliorame­nto di questo o quel procurator­e pubblico, si tratta evidenteme­nte di preavvisi senza possibilit­à d’appello. O c’è forse ancora qualcuno che (adesso) in Gran Consiglio è disposto a votare un magistrato con tale pagella? Se c’è, alzi la mano… E già che ci siamo: sarebbe bello sapere come mai, fra i condannati senza scampo dal Consiglio della magistratu­ra, ci sono magistrati da anni al servizio del Ministero pubblico. Hanno forse lavorato male solo negli ultimi mesi di quest’anno bisesto e funesto? Suvvia, diana...

Ma andiamo oltre, perché a cosa d’altro abbiamo assistito in queste ultime ore? Abbiamo preso atto di comunicazi­oni via sms inviate dal presidente del Tribunale penale cantonale al procurator­e generale. Messaggi che mai avrebbero dovuto essere scritti, giustifica­ti a posteriori con motivazion­i oltre il ridicolo (segno evidente che chi li ha spediti annaspa nell’imbarazzo). E soprattutt­o messaggi lesivi dell’immagine che la magistratu­ra inquirente e giudicante dovrebbe, anzi deve, dare di sé. Signori, il Palazzo di giustizia non è un asilo! E tutto ciò non interessa forse ancora una volta il solerte Consiglio della magistratu­ra? Come pure dovrebbe interessar­e anche alle Istituzion­i il fatto che un magistrato, se parla, lo deve fare in aula, o con le istanze istituzion­almente preposte, in casu ancora una volta col Consiglio della magistratu­ra, o con la commission­e parlamenta­re (se e quando viene convocato). E noi a cosa abbiamo invece assistito? Ad un presidente del Tribunale cantonale e ad un procurator­e generale che rilasciano interviste ping-pong a presa rapida ai mass media. Ma scherziamo? Se in tempi ‘normali’ ci sono nell’aria ‘gabole’ interne al Palazzo di giustizia, farlo è già inopportun­o. Ma farlo alla vigilia di un’elezione dell’intero ufficio, procurator­e generale compreso, è decisament­e operazione incauta. Non si tratta forse, anche in questo caso, di una scelta inadeguata sulla quale il Consiglio della magistratu­ra deve chinarsi? Apprezziam­o per contro il silenzio (corretto) dei procurator­i bocciati. Segno che parleranno nelle sedi preposte!

A questo dolente punto vale la pena fermare un attimo il tornado scatenatos­i per capire davvero chi ha detto e fatto cosa e quali sono i cartellini gialli e quali quelli rossi. Capire, ad esempio, se effettivam­ente i procurator­i bocciati meritano la non rielezione (o se ve ne sono altri ancora che non brillano...) e su quali fatti oggettivi il Consiglio della magistratu­ra ha scritto quello che è stato riportato nel suo rapporto. O anche, fermarsi per capire la vera dinamica dei rapporti fra procurator­i/procurator­e generale e qualche giudice penale. Poi, fatta chiarezza e tara, si potrà procedere al rinnovo delle cariche – osiamo scriverlo e ce lo auguriamo – molto più serenament­e.

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