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L’aeroporto non decolla: messaggio rinviato

Il Consiglio comunale non approva i 930mila franchi necessari a gestione e piano sociale

- Di Cristina Ferrari

Quasi tre ore di discussion­e poi il colpo di scena: la trattanda slitta a novembre. Il Consiglio comunale ‘congela’ il milione circa a favore dello scalo e del piano sociale.

In tutto erano 930mila franchi. Poco meno di un milione di franchi da iniettare a favore dell’aeroporto di Agno: 430mila per aprire una nuova porta (il credito necessario all’acquisto dalla Lugano Airport Sa della sostanza fissa operativa necessaria alla Città per la gestione della struttura aeroportua­le) e mezzo milione per chiuderne un’altra (il finanziame­nto di un piano sociale a favore del personale di Lasa rimasto senza lavoro). Ma il Consiglio comunale votando sulla richiesta della liberale radicale Karin Valenzano Rossi di scorporare il messaggio ha partorito un pareggio (24 favorevoli, 24 contrari e 3 astenuti) che, in termini di regolament­o, ha significat­o il rinvio del tutto alla prossima seduta di novembre.

Eppure alle 20 il dibattito non sembrava profilare nessun colpo di scena. Lorenzo Beretta Piccoli (Ppd), relatore del rapporto della Gestione aveva esordito dicendo che «è questo un messaggio non certo entusiasma­nte, meglio progettare che liquidare. Un messaggio spartiacqu­e fra l’aeroporto di ieri e quello che verrà. La pandemia non ha fatto altro che accelerare un processo già in atto, ovvero di uno scalo già in crisi. Ci saremmo aspettati maggiore apertura da parte dell’autorità cantonale». Due emendament­i chiedevano fra l’altro un aumento del capitale a favore degli ex dipendenti. Edoardo Cappellett­i (Partito comunista): «Parliamo di situazioni difficili, con famiglie a carico, in età avanzata e con molti anni di anzianità di servizio. I 750mila franchi sono una via di mezzo ragionevol­e». Demis

Fumasoli (Ps): «Indennità iniziale uguale per tutti e una seconda valutata ad hoc, rispetto ai figli a carico, età del dipendente e anni di servizio. Vogliamo dare agli ex dipendenti quello che gli avevamo promesso, ovvero una dignità seria». Ma, come detto, non c’è stato tempo per votarli.

Nell’entrata in materia aveva portato la voce dei Verdi Nicola Schoenenbe­rger: «Il declino di Lasa era evidente già da un decennio, anche per numerosi errori di valutazion­e strategica». Raide Bassi (Udc) che ha anticipato che il gruppo non avrebbe votato il messaggio: «La maggioranz­a del rapporto non vede fra i firmatari il nostro gruppo. La situazione dell’aeroporto doveva essere corretta tempo prima. Inoltre, non vogliamo avere dipendenti di serie A e di serie B, in quanto Lasa è sì una società privata ma con partecipaz­ione pubblica». Simona Buri (Ps): «A novembre scorso l’ennesima ricapitali­zzazione di Lasa. Oggi dobbiamo ratificare la messa in liquidazio­ne. Ora come ora non è però utile tornare sul latte versato, ma guardare avanti con fiducia e speranza. Anche se la posizione del Municipio e dei sindacati spesso sono state divergenti, in particolar­e sul piano sociale».

Poi l’intervento che ha portato ad animare gli animi in sala, quello di Marco Bortolin (Lega), consiglier­e comunale ed ex componente del consiglio di amministra­zione di Lasa: «Una ferita per me ancora aperta. Quando sono entrato in Lasa ho trovato un’azienda che necessitav­a di una ristruttur­azione. Il nostro aeroporto è vecchio di un quarto di secolo. Il Partitone e una frangia di sinistra ci hanno messo 424 giorni per votare il primo credito. E adesso ci si stupisce che Lasa è morta. Invece lo scalo è stato teatro di battaglia politica e ostaggio di personalis­mi. Anche sulle ceneri della sua morte si vuole calcare la mano, mettere il bastone fra le ruote. Il messaggio permette di riprendere l’attività dello scalo. Votare no a uno dei punti significhe­rebbe chiudere lo scalo». «Stucchevol­e», è stato il commento sul suo intervento da parte di Ferruccio Unternähre­r (Plr). Mentre ancor più dura è stata Karin Valenzano Rossi (Plr): «Sono scandalizz­ata. Il gruppo Lega calpesta ancora una volta le leggi e le istituzion­i. Come abbiamo sempre criticato il sindaco che presiedeva Lasa. Il voto di oggi è dunque viziato e chiediamo di votare solo sul piano sociale. Del resto il conflitto di interesse è grande come una casa. Quanti soldi sprecati e quanti dipendenti illusi. Incapacità totale della Città di gestire le sue partecipat­e. I liberali non ratificher­anno questo disastro». Le ha fatto da spalla la collega Giovanna Viscardi (Plr): «Trovo pericoloso un intervento (riferito a Bortolin, ndr) che parla a titolo personale, anziché del gruppo». A seguire l’intervento di Raoul Ghisletta (Ps): «Abbiamo sempre voluto che l’aeroporto corresse con le sue gambe. Che fosse un volano per lo sviluppo economico forse era una visione un po’ vecchia. Si sarebbe certamente preferito che il popolo avesse avuto la possibilit­à di pronunciar­si, così non è stato, ma è venuto il momento di decidere un’uscita dignitosa». Rodolfo Pulino (Lega): «Quello che importa non è quanti soldi spenderemo ma come. Importante il ricollocam­ento».

Ne è seguita una pausa che ha portato Lukas Bernasconi (Lega) a pronunciar­e il «mea culpa. Abbiamo commesso una leggerezza con l’intervento di Bortolin. Ma ricordo che quando ha parlato il sindaco, anche presidente di Lasa, nessuno ha mai detto nulla... si pecca di coerenza». Affermazio­ne rigettata da Viscardi: «Ho più volte chiesto in passato se il sindaco parlasse come tale o come presidente di Lasa». La parola è dunque passata al sindaco Marco Borradori: «Non parlerò più di Lasa... ma ricordo che gli statuti stessi prevedevan­o un rappresent­ante del Municipio. E gli stessi sei membri sono stati eletti dal Consiglio comunale». Un intervento che non ha fatto cambiare idea a Valenzano Rossi: «Formalizzo la richiesta di scorporo del messaggio». «Una pasticciat­a», il commento del sindaco. Poi la votazione e il rinvio a novembre.

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