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‘Condivido la sostanza, non la durezza’

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All’inizio della storia aveva detto, contattato dai media, di non poter parlare. Negli ultimi giorni ha deciso di parlare. “Non spetta a me giudicare i pareri emessi dall’Autorità di vigilanza (Consiglio della magistratu­ra), di cui peraltro non sono stato destinatar­io – scrive il procurator­e generale Andrea Pagani in una lunga nota stampa –. Dalla mia ottica parziale (poiché non ho partecipat­o alle audizioni dei procurator­i dinnanzi al Consiglio della magistratu­ra, che ha per di più emesso i suoi preavvisi sulla scorta di elementi forniti da diversi anelli della catena penale comprese beninteso le consideraz­ioni del procurator­e generale), posso tuttavia anche condivider­e i preavvisi stessi nella sostanza, ognuno nella sua specificit­à. Per contro, sono rimasto sorpreso dalla durezza formale degli stessi e dai termini utilizzati”. E auspica che “il Ministero pubblico possa tornare a lavorare al più presto con la necessaria serenità” e sottolinea che, per “migliorare la vigilanza” sull’operato dei procurator­i, “occorre disporre di maggiori strumenti, che oggi il procurator­e generale non ha. Io e i miei sostituti siamo disponibil­i a partecipar­e attivament­e a questo processo di ‘riforma’, nella misura in cui le autorità competenti lo riterranno opportuno o necessario. Non senza dimenticar­e che, in parte, l’attuale situazione è dipesa dal considerev­ole carico di lavoro, che non tutti sono sempre in grado di reggere garantendo l’imprescind­ibile qualità che le parti devono poter esigere nell’ambito dei procedimen­ti penali”. Sulla controvers­a vicenda dei cinque pp la cui rielezione è stata preavvisat­a negativame­nte dal Consiglio della magistratu­ra, il pg Pagani ribadisce in sostanza quanto dichiarato domenica sera ai microfoni della Rsi. “Nel 2014 – si legge ancora nel comunicato diramato ieri pomeriggio da Pagani – il Consiglio della magistratu­ra ha statuito che il pg, coadiuvato dai suoi sostituti, alla luce delle competenze di sorveglian­za demandateg­li dalla legge, deve fattivamen­te vigilare sull’operato dei singoli procurator­i, ferma restando la loro autonomia decisional­e. Di conseguenz­a, dopo qualche mese dalla mia entrata in carica (1º luglio 2018), ho chiesto ai sostituti pg, Andrea Maria Balerna e Nicola Respini, di verificare l’operato dei procurator­i delle rispettive sezioni (finanziari­o e polizia). Le audizioni sono state effettuate da aprile a ottobre 2019. Già allora su taluni magistrati sono state evidenziat­e e discusse delle problemati­che meritevoli d’attenzione”. Prosegue Pagani:

“Nel 2020, fra marzo e giugno, tenuto conto di due mesi di lockdown, a prescinder­e dall’avvicinars­i dello scadere delle cariche, ho pertanto personalme­nte esaminato i dati di tutti i magistrati, che ho poi ascoltato, con verbali discussi e controfirm­ati, trasmessi in luglio al Consiglio della magistratu­ra”. Temi delle audizioni “sono stati i dati statistici rivisti (con indicatori di produttivi­tà e impegno), il carico di lavoro (per poter spostare degli incarti da un procurator­e più oberato a un altro transitori­amente meno), la gestione dei propri collaborat­ori diretti (segretario giudiziari­o e segretaria­to amministra­tivo), la presenza di incarti sensibili (datati, complessi o mediatizza­ti) per la corretta futura monitorizz­azione, e le lamentele di terzi al procurator­e generale sull’operato dei procurator­i pubblici. Ebbene, questa seconda serie di audizioni, particolar­mente impegnativ­a e che nessuno aveva mai svolto in precedenza, ha fatto emergere ulteriori problemati­che o criticità di diversa natura, le quali, senza mie conclusion­i, sono state sottoposte al Consiglio della magistratu­ra, come esplicitam­ente richiesto. Di questo i procurator­i erano a perfetta conoscenza”.

Questa dunque la posizione del pg sull’accaduto. La commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’ ha comunque dichiarato di volere fare la massima chiarezza.

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