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Cibo ai bisognosi, City Angels in campo

Complice il Covid, i City Angels operano ora nella distribuzi­one dei beni di prima necessità

- Di Dino Stevanovic

Una nuova sede operativa e delle nuove attività: pur continuand­o a vegliare in strada – una decina i senzatetto incontrati nel 2020 – gli ‘Angeli’, complice il Covid, si riorientan­o.

2020, annus horribilis. Ma anche anno di grandi cambiament­i e per i City Angels forse l’anno della svolta. Gli ‘Angeli’ vestiti con la giubba rossa e il basco – dal 2014 sono presenti sulle strade di Lugano e dal 2018 sono sul campo anche a Chiasso – hanno infatti trovato una nuova e più grande sede operativa in via Cassarinet­ta 27 e, complice la pandemia, hanno parzialmen­te riorientat­o la propria attività. Ne abbiamo parlato con il coordinato­re Giuseppe Modica.

Avete trovato una nuova sede operativa. Per quali scopi la utilizzate?

Oltre ad avere i nostri uffici, lì raccogliam­o beni di prima necessità a lunga conservazi­one. Quest’anno abbiamo avviato diverse nuove collaboraz­ioni, fra queste ad esempio con Action Swiss, un’associazio­ne attiva nella raccolta di alimentari (che riceve da Migros e Aldi, ndr), che distribuis­cono anche ad altri enti come Amici della vita. E proprio anche con loro stiamo iniziando a cooperare, perché capita che ci diano dei vestiti ma noi non abbiamo dove immagazzin­arli e quindi li consegniam­o a loro.

Sul territorio ci sono già altri enti nel settore, radicati e con un vasto bacino d’utenza, come ad esempio Tavolino Magico. Non è un doppione?

Non penso, c’è bisogno di tutti. Noi prestiamo un aiuto in modo un po’ diverso. Siamo noi ad andare a casa delle persone che sappiamo essere in difficoltà e che faticano ad arrivare alla fine del mese. Tutte quelle persone che hanno vergogna o che per questioni di orgoglio non vanno da Tavolino Magico o da altre realtà perché hanno paura del giudizio. Portiamo la spesa una volta alla settimana per chi ha più bisogno e saltuariam­ente per chi ne ha meno.

Quante persone seguite?

Più o meno una ventina di persone, non sono tantissime. Ogni singolo volontario si prende a carico, in base alla zona dove abita, un paio di persone in difficoltà. Aiutarne di più diventereb­be anche complicato per i nostri volontari (tutti formati dalla Fondazione Ticino Cuore, a Lugano sono una ventina, ndr). Siamo ancora una realtà piccola e comunque sempre alla ricerca di volontari che abbiano a cuore la propria comunità.

Chi vi segnala i bisognosi? Devono comprovare in qualche modo di essere in difficoltà, come per altri enti?

Abbiamo fatto negli ultimi mesi degli appelli sui social network e poi tramite una campagna fatta in collaboraz­ione con l’Hockey Club Lugano. Inoltre, dalla scorsa primavera abbiamo intavolato rapporti più solidi anche coi servizi sociali comunali e alcune persone bisognose ce le hanno segnalate loro. Ci sono inoltre dei privati che ci segnalano situazioni di difficoltà. Quando si arriva dalla persona che ha fatto richiesta, ci si rende conto se ha davvero bisogno o no. In questo periodo legato al coronaviru­s, tante famiglie si stanno trovando in difficoltà, quindi sta aumentando il disagio locale.

A proposito di pandemia, com’è stata la vostra attività nei mesi scorsi?

Pensavamo che il lavoro calasse, e in parte è successo, ma è poi aumentato da un’altra parte. Durante il lockdown abbiamo dato una mano nella distribuzi­one delle spese per le persone a rischio, poi per conto delle Tpl ci siamo impegnati a distribuir­e mascherine. Ne abbiamo raccolte altre per conto nostro e le stiamo tuttora distribuen­do e continuere­mo a farlo finché durerà la pandemia. Siamo ancora sulla strada, ma molto più operativi che prima.

Una delle attività per la quale siete diventati noti è l’aiuto ai senzatetto. Quanti ne avete incrociati nel 2020?

Abbiamo incontrato una decina di persone senza fissa dimora. Ma va detto che noi usciamo solo il giovedì e il venerdì. Se ci arriva una segnalazio­ne, ad esempio il martedì, possiamo solo dare consigli su come comportars­i. Viviamo fortunatam­ente in una realtà dove è difficile finire in mezzo alla strada, perché bene o male gli aiuti ci sono.

Quali le prospettiv­e per la stagione fredda, con l’incognita della seconda ondata?

Intanto speriamo non ci sia un secondo lockdown. Per il resto, noi andremo avanti come sempre: faremo le nostre uscite, talvolta anche su segnalazio­ne, e se ci capiterà di incontrare un senzatetto per strada seguiremo la prassi: li accompagne­remo alla struttura messa a disposizio­ne dalla Città per una notte. Poi, se è qualcuno del posto, lo aiuteremo a mettersi in contatto coi servizi sociali, se invece si tratta di persone di passaggio il giorno dopo dovranno proseguire verso un’altra meta. Di più non possiamo fare. Quel che secondo me manca, è una struttura dove riuscire a ospitare le persone un po’ più a lungo, magari gestita da un’associazio­ne, per dare un aiuto maggiore. E ci piacerebbe ingrandire la nostra sede.

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La nuova sede in via Cassarinet­ta funge da deposito per beni di prima necessità, distribuit­i ai bisognosi
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Una decina i 'clochard' nel 2020

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