Il re della faggeta
Il cerambice del faggio (Rosalia alpina) è un coleottero noto per la particolare colorazione nera e blu e per i ciuffi neri presenti sui segmenti delle antenne. La colorazione si addice perfettamente a mimetizzarsi nel suo ambiente preferito: le faggete. Il suo nome latino è fuorviante in quanto la specie è diffusa anche al di fuori delle Alpi, nelle faggete europee, dai Cantabrici fino al Caucaso. Grazie alla lunghezza del corpo che può arrivare fino a 40 mm, è tra i rappresentanti più grandi dell’ordine dei coleotteri. Purtroppo, la specie ha subito dei crolli drammatici delle popolazioni laddove i boschi di faggio sono sfruttati intensamente per soddisfare la richiesta di legna da ardere o per l’assenza di legno morto in piedi o al suolo. La meravigliosa colorazione della Rosalia alpina si rivela solo sotto una lente d’ingrandimento. In linea di principio, il coleottero è di colore nero. La maggior parte del corpo è ricoperta da un fitto tomento, composto da peli molto fini, azzurri, grigi blu e blu scuro. Anche le macchie nere sul dorso e sulle elitre sono coperte di tomento, costituito da peli neri fini e densi che conferiscono alle macchie il loro aspetto vellutato. L’enorme variabilità ha portato anche alla descrizione e alla designazione di oltre cento sottospecie. Tra le variabili più appariscenti, ma anche le più rare, ci sono forme estreme come la Rosalia alpina a. unicolor, che è di colore blu chiaro, e la Rosalia alpina a. croissandeaui, che è quasi totalmente nera. Inoltre, ci sono forme con una colorazione rosa pallido invece che blu.
Nell’Europa centrale, la Rosalia alpina preferisce le faggete primordiali sui pendii esposti a sud o a ovest, dalla regione montana a quella subalpina fino ai 1’500 m.s.m. Gli adulti sono attivi da fine giugno ai primi di settembre. In Europa centrale la specie si sviluppa nei boschi di faggio maturi, esposti al sole, molto raramente negli acereti o nei boschi di latifoglie miste. Gli alberi morti o in decomposizione esposti al sole, i rami morti o le zone danneggiate in alberi altrimenti sani sono adatti al loro sviluppo. Tali condizioni si trovano normalmente nel legno morto in piedi, che può essere popolato per un lungo periodo di tempo, fino a dieci anni.
La specie è protetta dall’allegato II della Convenzione di Berna e gode di protezione in tutta Europa. Ciò significa che è severamente vietato catturare, uccidere, possedere o commerciare individui o parti di essi, così come i loro stadi di sviluppo. Anche le popolazioni esistenti e i loro habitat godono di una rigorosa protezione. La riserva forestale delle Valle di Lodano, Busai e Soladino costituisce un valido esempio di tutela di questa specie e del suo habitat.