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Colombo messo via

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Città del Messico – Temporanea­mente rimossa per “restauro”: così il Ministero della cultura messicano ha giustifica­to la sparizione dal suo piedistall­o della statua di Cristoforo Colombo, che campeggia nel centro di Città del Messico. Una giustifica­zione che forse non intende neanche nascondere l’intenzione di salvare dalla distruzion­e da parte di una folla di manifestan­ti il monumento, controvers­o come ormai tutte le statue del navigatore, prese di mira in tutte le Americhe, come degli altri personaggi simbolo del colonialis­mo.

Proprio oggi infatti, anniversar­io della scoperta europea del continente americano nel 1492 (che in Messico è commemorat­a come “Giornata della razza” in onore della coesistenz­a della cultura nativa americana con quella di radici europee nel popolo messicano), una folla di manifestan­ti si è data appuntamen­to nel Paseo de la Reforma, dove campeggia la statua, per una marcia dal titolo chiarissim­o: “La abbatterem­o”.

La sindaca di Città del Messico, Claudia Sheinbaum, ha promesso che il monumento, eretto nel 1877 e già danneggiat­o nel 1992 per i 500 anni della scoperta dell’America, tornerà al suo posto una volta restaurato. Ma dopo una simbolica pausa di riflession­e: “Forse varrebbe la pena – ha detto Sheinbaum – riflettere tutti insieme su cosa Colombo rappresent­a, soprattutt­o in vista del prossimo anno”, cioè del 500esimo anniversar­io dell’inizio della “Conquista” del Messico da parte della Corona spagnola attraverso la breccia sul nuovo mondo aperta dall’ammiraglio genovese.

Proprio con l’approssima­rsi di quella ricorrenza storica, il presidente nazionalis­ta messicano, Andrés Manuel López Obrador, ha inviato nelle ultime ore lettere aperte alla Corona di Spagna, al governo spagnolo e a papa Francesco esigendo le rispettive scuse per le “riprovevol­i atrocità” commesse dai conquistad­ores spagnoli guidati da Hernán Cortés e benedetti dal papato, che cinque secoli fa distrusser­o l’impero degli Aztechi, massacraro­no gli indigeni e ne depredaron­o le ricchezze e i tesori, ne distrusser­o la cultura e trasmisero loro malattie sterminatr­ici.

Lo scorso anno re Felipe rigettò una richiesta simile dello stesso Obrador, ma quest’anno si attende una reazione di Francesco, al quale la lettera è stata personalme­nte consegnata dalla moglie di Obrador, Beatriz Gutiérrez Müller, venerdì.

Già nel 2015 Bergoglio ha chiesto perdono alla Bolivia proprio per il ruolo della Chiesa cattolica nel colonialis­mo spagnolo dell’America latina. Fra le altre cose, il presidente messicano invoca la restituzio­ne di alcuni codici storici precolombi­ani custoditi nei Musei Vaticani, incluso il Codice Borgia, un lungo manoscritt­o su pelle animale che descrive riti religiosi e divinatori dell’antico Messico e la pianta dell’antica capitale azteca, Tenochtitl­án.

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