Nuove restrizioni in cantiere
La Cds preme sull’acceleratore. Il presidente Engelberger: slowdown, non lockdown.
In questi giorni la Confederazione consulterà i Cantoni su misure più severe per combattere il coronavirus – anche a livello nazionale. Lo ha detto ieri a Berna il ministro della Sanità Alain Berset, al termine di un incontro con la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (Cds). Il Consiglio federale deciderà mercoledì quali ulteriori provvedimenti adottare, nei tre ambiti già evocati dallo stesso Berset (luoghi chiusi accessibili al pubblico, assembramenti, grandi eventi) e forse anche in altri. Ma la Cds lancia da subito un appello ai Cantoni, invitandoli a non aspettare e ad agire in tempi rapidi, con misure simili a quelle ormai in vigore in Vallese (ristoranti chiusi alle 22, partite di calcio e hockey senza pubblico, divieto dei raduni con più di 10 persone, chiusura di cinema, teatri, musei, centri fitness, ecc.).
L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) ha annunciato ieri 5’256 nuovi casi di Covid-19, nonché 11 decessi e 106 ricoveri in più. La situazione «si degrada giorno dopo giorno» e «camminiamo sul filo del rasoio», ha detto Alain Berset. Il Consiglio federale sta lavorando «in contatto molto, molto stretto» con i Cantoni. «Vogliamo restare nella situazione ‘particolare’ [nella quale la responsabilità principale nella lotta alla pandemia è dei Cantoni, ndr]», ha aggiunto il friburghese. Ma si tratta di «agire velocemente e in maniera cooordinata». Il governo vallesano lo ha già fatto mercoledì, adottando provvedimenti «drastici». È «la via giusta», secondo il ministro della sanità.
Gli ospedali si preparano
La situazione è «molto seria, molto seria», gli ha fatto eco il presidente della Cds Lukas Engelberger. In alcuni Cantoni si è già al limite delle capacità per quanto riguarda i posti letto negli ospedali, in particolare nei reparti di cure intense, ha aggiunto il consigliere di Stato basilese.
L’Ente ospedaliero neocastellano (RHNe) ha reso noto che da lunedì posticiperà gli interventi chirurgici non urgenti, per una durata di almeno sette giorni. La sospensione delle operazioni secondarie è un provvedimento già adottato a livello nazionale in primavera. In diversi Cantoni (Ginevra, ad esempio) lo si è reintrodotto o si sta pensando di farlo. Come a Friburgo,
dove però al momento l’ospedale cantonale si limita ad ampliare la capacità di posti letto e a potenziare l’organico. Gli esperti della task-force federale – ha scritto il ‘Tages-Anzeiger’ – prevedono che i circa 1’600 posti letto disponibili in Svizzera nei reparti di cure intense saranno tutti occupati già attorno alla metà di novembre, se non si dovesse riuscire a rallentare il ritmo dei contagi.
Il Vallese fa scuola
Per evitare un sovraccarico delle strutture sanitarie «altre misure possono e devono essere prese a livello cantonale, così come a livello federale», ha affermato Engelberger. Il presidente della Cds ne ha evocate alcune: obbligo di indossare la mascherina anche sui luoghi di lavoro; limitazioni degli assembramenti negli spazi pubblici e degli eventi sportivi e del tempo libero; altre restrizioni riguardanti la ristorazione e la vita notturna. Il basilese ha lanciato un duplice appello all’azione: ai Cantoni e alla Confederazione, sollecitata ad adottare misure valide sul piano nazionale negli stessi ambiti. Ciò conferirebbe una legittimità accresciuta ai provvedimenti e aiuterebbe i Cantoni a metterli in atto, ha spiegato.
Nell’attesa, a livello cantonale ognuno si muove per conto proprio. Dopo il Vallese, i due semi-cantoni di Basilea e Soletta (cfr. ‘laRegione’ di ieri), oggi sarà il governo zurighese ad annunciare un inasprimento nella lotta alla pandemia. Altri dovrebbero seguire. I consiglieri di Stato della Conferenza latina degli affari sanitari e sociali (Class) raccomandano intanto di vietare manifestazioni private e raduni in spazi pubblici con più di 10 persone, di chiudere i locali pubblici alle 23 e di limitare a mille spettatori (o di svolgere a porte chiuse) gli eventi sportivi. Auspicano pure il divieto di praticare sport di contatto amatoriali e il ballo, nonché l’obbligo di indossare la mascherina nelle corali. I ministri della sanità latini si aspettano infine che siano le autorità federali a limitare o addirittura a sospendere le operazioni chirurgiche non urgenti nelle cliniche e negli ospedali.
Non solo la Confederazione e i Cantoni, anche la popolazione è chiamata a fare la sua parte. Bisogna ridurre i contatti sociali, ha insistito Engelberger. A suo parere non serve un lockdown, né un mini-lockdown, bensì «uno slowdown» [rallentamento, ndr]. «Vogliamo che l’economia, l’istruzione e la vita in generale possano andare avanti», ha aggiunto. «Dobbiamo fare di tutto per impedire un lockdown come in primavera, anche a costo di limitare alcune attività nel tempo libero».
Test rapidi in arrivo
Di un nuovo lockdown l’Unione svizzera degli imprenditori (Usi) non vuole sentir parlare. Anche un mini-lockdown costerebbe alla Svizzera diversi miliardi di franchi, aggiunge l’Usi citando Jan-Egbert Sturm, direttore del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (Kof), intervistato dal ‘Blick’. Lo stesso Sturm, in dichiarazioni all’agenzia Awp, ritiene tuttavia quasi inevitabile un altro semi-confinamento. Dal canto suo, l’Unione sindacale svizzera auspica invece che le misure sanitarie vengano accompagnate da provvedimenti per salvaguardare i posti di lavoro e i salari. Sindacati e organizzazioni dell’economia hanno preso parte ieri a una tavola rotonda alla quale ha presenziato anche il consigliere federale Guy Parmelin. Concordano su una serie di punti: i piani di protezione vanno rispettati rigidamente, è necessario ricorrere al più presto a test rapidi (Alain Berset ha definito positivi i risultati, annunciando che verranno introdotti appena possibile) e i divieti di assembramento in luoghi pubblici e privati vanno introdotti soltanto in caso di assoluto bisogno, si legge in una nota del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca.