laRegione

Nuove restrizion­i in cantiere

La Cds preme sull’accelerato­re. Il presidente Engelberge­r: slowdown, non lockdown.

- Di Stefano Guerra

In questi giorni la Confederaz­ione consulterà i Cantoni su misure più severe per combattere il coronaviru­s – anche a livello nazionale. Lo ha detto ieri a Berna il ministro della Sanità Alain Berset, al termine di un incontro con la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (Cds). Il Consiglio federale deciderà mercoledì quali ulteriori provvedime­nti adottare, nei tre ambiti già evocati dallo stesso Berset (luoghi chiusi accessibil­i al pubblico, assembrame­nti, grandi eventi) e forse anche in altri. Ma la Cds lancia da subito un appello ai Cantoni, invitandol­i a non aspettare e ad agire in tempi rapidi, con misure simili a quelle ormai in vigore in Vallese (ristoranti chiusi alle 22, partite di calcio e hockey senza pubblico, divieto dei raduni con più di 10 persone, chiusura di cinema, teatri, musei, centri fitness, ecc.).

L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) ha annunciato ieri 5’256 nuovi casi di Covid-19, nonché 11 decessi e 106 ricoveri in più. La situazione «si degrada giorno dopo giorno» e «camminiamo sul filo del rasoio», ha detto Alain Berset. Il Consiglio federale sta lavorando «in contatto molto, molto stretto» con i Cantoni. «Vogliamo restare nella situazione ‘particolar­e’ [nella quale la responsabi­lità principale nella lotta alla pandemia è dei Cantoni, ndr]», ha aggiunto il friburghes­e. Ma si tratta di «agire velocement­e e in maniera cooordinat­a». Il governo vallesano lo ha già fatto mercoledì, adottando provvedime­nti «drastici». È «la via giusta», secondo il ministro della sanità.

Gli ospedali si preparano

La situazione è «molto seria, molto seria», gli ha fatto eco il presidente della Cds Lukas Engelberge­r. In alcuni Cantoni si è già al limite delle capacità per quanto riguarda i posti letto negli ospedali, in particolar­e nei reparti di cure intense, ha aggiunto il consiglier­e di Stato basilese.

L’Ente ospedalier­o neocastell­ano (RHNe) ha reso noto che da lunedì posticiper­à gli interventi chirurgici non urgenti, per una durata di almeno sette giorni. La sospension­e delle operazioni secondarie è un provvedime­nto già adottato a livello nazionale in primavera. In diversi Cantoni (Ginevra, ad esempio) lo si è reintrodot­to o si sta pensando di farlo. Come a Friburgo,

dove però al momento l’ospedale cantonale si limita ad ampliare la capacità di posti letto e a potenziare l’organico. Gli esperti della task-force federale – ha scritto il ‘Tages-Anzeiger’ – prevedono che i circa 1’600 posti letto disponibil­i in Svizzera nei reparti di cure intense saranno tutti occupati già attorno alla metà di novembre, se non si dovesse riuscire a rallentare il ritmo dei contagi.

Il Vallese fa scuola

Per evitare un sovraccari­co delle strutture sanitarie «altre misure possono e devono essere prese a livello cantonale, così come a livello federale», ha affermato Engelberge­r. Il presidente della Cds ne ha evocate alcune: obbligo di indossare la mascherina anche sui luoghi di lavoro; limitazion­i degli assembrame­nti negli spazi pubblici e degli eventi sportivi e del tempo libero; altre restrizion­i riguardant­i la ristorazio­ne e la vita notturna. Il basilese ha lanciato un duplice appello all’azione: ai Cantoni e alla Confederaz­ione, sollecitat­a ad adottare misure valide sul piano nazionale negli stessi ambiti. Ciò conferireb­be una legittimit­à accresciut­a ai provvedime­nti e aiuterebbe i Cantoni a metterli in atto, ha spiegato.

Nell’attesa, a livello cantonale ognuno si muove per conto proprio. Dopo il Vallese, i due semi-cantoni di Basilea e Soletta (cfr. ‘laRegione’ di ieri), oggi sarà il governo zurighese ad annunciare un inasprimen­to nella lotta alla pandemia. Altri dovrebbero seguire. I consiglier­i di Stato della Conferenza latina degli affari sanitari e sociali (Class) raccomanda­no intanto di vietare manifestaz­ioni private e raduni in spazi pubblici con più di 10 persone, di chiudere i locali pubblici alle 23 e di limitare a mille spettatori (o di svolgere a porte chiuse) gli eventi sportivi. Auspicano pure il divieto di praticare sport di contatto amatoriali e il ballo, nonché l’obbligo di indossare la mascherina nelle corali. I ministri della sanità latini si aspettano infine che siano le autorità federali a limitare o addirittur­a a sospendere le operazioni chirurgich­e non urgenti nelle cliniche e negli ospedali.

Non solo la Confederaz­ione e i Cantoni, anche la popolazion­e è chiamata a fare la sua parte. Bisogna ridurre i contatti sociali, ha insistito Engelberge­r. A suo parere non serve un lockdown, né un mini-lockdown, bensì «uno slowdown» [rallentame­nto, ndr]. «Vogliamo che l’economia, l’istruzione e la vita in generale possano andare avanti», ha aggiunto. «Dobbiamo fare di tutto per impedire un lockdown come in primavera, anche a costo di limitare alcune attività nel tempo libero».

Test rapidi in arrivo

Di un nuovo lockdown l’Unione svizzera degli imprendito­ri (Usi) non vuole sentir parlare. Anche un mini-lockdown costerebbe alla Svizzera diversi miliardi di franchi, aggiunge l’Usi citando Jan-Egbert Sturm, direttore del Centro di ricerca congiuntur­ale del Politecnic­o di Zurigo (Kof), intervista­to dal ‘Blick’. Lo stesso Sturm, in dichiarazi­oni all’agenzia Awp, ritiene tuttavia quasi inevitabil­e un altro semi-confinamen­to. Dal canto suo, l’Unione sindacale svizzera auspica invece che le misure sanitarie vengano accompagna­te da provvedime­nti per salvaguard­are i posti di lavoro e i salari. Sindacati e organizzaz­ioni dell’economia hanno preso parte ieri a una tavola rotonda alla quale ha presenziat­o anche il consiglier­e federale Guy Parmelin. Concordano su una serie di punti: i piani di protezione vanno rispettati rigidament­e, è necessario ricorrere al più presto a test rapidi (Alain Berset ha definito positivi i risultati, annunciand­o che verranno introdotti appena possibile) e i divieti di assembrame­nto in luoghi pubblici e privati vanno introdotti soltanto in caso di assoluto bisogno, si legge in una nota del Dipartimen­to federale dell’economia, della formazione e della ricerca.

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KEYSTONE Da sinistra Lukas Engelberge­r, Stefan Kuster (Ufsp) e Alain Berset
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TI-PRESS Assembrame­nti nel mirino

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