Sacrificare una tutela locale? ‘Ultima ratio’
Urgenza degli interventi e destinazione a parte, la questione che si pone è piuttosto inedita: viene messa in discussione la tutela di un bene culturale. A tal proposito abbiamo sentito l’Ufficio dei beni culturali del Dipartimento del territorio. «La Città è consapevole della necessità di intervenire – ci dice la capoufficio –. C’è effettivamente un certo degrado, ma non si parla di una situazione irreversibile. A volte si resta impressionati da situazioni di degrado e si pensa che siano irrecuperabili. In realtà, nella maggior parte dei casi fortunatamente non è così». Simonetta Biaggio-Simona evidenzia in linea generale poi che «in base alla Legge sulla protezione dei beni culturali, quando una tutela locale è in vigore, le competenze decisionali sono del Cc. Per toglierla bisognerebbe passare da una variante di Piano regolatore, nella quale il Cc, per fondati motivi e a seguito dei necessari approfondimenti, decide che un determinato edificio non ne è più degno».
Ma in quali casi avrebbe senso togliere una tutela locale? «Ad esempio, se un edifico dovesse crollare o dovesse venir distrutto, anche per cause naturali, chiaramente la tutela non avrebbe più ragione d’essere. Parliamo comunque di situazioni estreme. Di recente non sono state tolte tutele a beni culturali. Se è successo in passato, sarà stato di rado e comunque per motivi molto gravi ed eccezionali. Sacrificare il vincolo di una tutela locale credo debba essere l’ultima ratio». Anche perché l’iter per arrivare a una tutela è articolato e complesso. «Prima di istituire una tutela c’è tutta una fase di approfondimento in base a una serie di criteri: dalla rappresentatività dell’oggetto ai significati architettonico, artistico, storico, culturale. Poi, per i beni locali nello specifico, è importante considerare anche il significato che un bene riveste nel contesto di quel comune. Può ad esempio succedere che ci sia un edificio di non così grande qualità architettonica ma che ha valore perché fa parte di una vicenda particolare legata alla storia del comune».
Masseria attestata almeno dal 1856
A tal proposito: l’ex Masseria Reali è una casa colonica appartenuta a una delle famiglie più note di Cadro, che durante l’Ottocento ha rivestito importanti cariche pubbliche e con un notevole patrimonio immobiliare, fra cui i Palazzi Reali di Cadro (diventato poi casa comunale, oggi sede dell’Ideatorio) e di via Canova a Lugano (oggi sede del Museo d’arte della Svizzera italiana). L’ex Masseria era parte di un nucleo di due case coloniche da cui dipendeva la gestione dei terreni circostanti ed è attestata già nelle mappe catastali del 1856. Diverse le decorazioni presenti, verosimilmente realizzate dai maestri stuccatori della famiglia. Statue, bassorilievi, capitelli, affreschi. Purtroppo diverse parti del tetto sono crollate, consentendo agli agenti atmosferici di danneggiare gli interni e le decorazioni. I 320’000 franchi verrebbero utilizzati per la sostituzione completa del tetto e per il restauro e la protezione delle parti in stucco storiche. L’anno prossimo si prevede un concorso d’architettura, una volta definiti i contenuti futuri.