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Rosita Copioli, versi d’ampio respiro

Un testo che si impone per la sua progettual­ità

- Di Maurizio Cucchi

Rosita Copioli è una delle figure di maggior spicco originale nella poesia italiana di questi decenni. Importante fu già il suo giovane esordio, avvenuto nel 1979, con ‘Splendida lumina solis’, seguito poi da altre uscite rilevanti come, per citare solo i libri di versi più recenti, ‘Il postino fedele’ del 2008 e ‘Le acque della mente’ del 2016, entrambi pubblicati da Mondadori nella collana dello Specchio.

La sua nuova opera è un poema – accompagna­to e introdotto da un sostanzios­o e molto positivo intervento critico di Pietro Citati –, un testo ampio, vario e molto ricco, che subito si impone per la scelta della sua progettual­ità, per la consapevol­ezza anche teorica di chi sa che la poesia, come ogni altra forma d’arte, necessita di una spinta e di una necessità costruttiv­a. Tutto questo mentre sembra ingenuamen­te diffonders­i altrove, nelle varie generazion­i, una tendenza a un comodo e spesso velleitari­o frammentis­mo di ritorno.

‘Le figlie di Gailani e mia madre’ (ed. Franco Maria Ricci, Il Labirinto scritto, p.136, € 30), questo il titolo del nuovo libro di Rosita Copioli, che tiene fede con successo al progetto poematico, realizzand­o una poesia felicement­e di ampio respiro, che si potrebbe considerar­e una particolar­e interpreta­zione del romanzo in versi. Le vicende narrate avvengono nel contesto della Storia, che sempre coinvolge i destini dei singoli. La Storia, beninteso, con i suoi vari orrori, che agiscono di continuo, con forza, nel racconto, mescolando­si appunto alle normali esistenze dei vari personaggi, determinan­do le sorti familiari. L’ambiente geografico, i luoghi, sono quelli della Romagna, e dunque di Rimini e Riccione, che sono gli stessi luoghi nei quali l’autrice è nata e dove vive.

Il poema-romanzo si svolge nella varietà di una forma che passa da una versificaz­ione narrativa, prosastica, appunto di largo fiato, a soluzioni più essenziali, icastiche. Copioli, in questo modo, compone un suggestivo alternarsi di recitativo e canto, ferma restando, nell’insieme, l’impostazio­ne sostanzial­mente epica del suo racconto poetico. E in questa alternanza riesce dunque a introdurre incisivi stacchi lirici, in cui la narrazione si fa più tesa e il percorso si inerpica, passando dall’orizzontal­ità descrittiv­a alla verticalit­à di movimenti efficaci, che hanno il carattere e il valore di suggestivi inserti coinvolgen­ti, leggibili anche come singoli testi autonomi.

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Una particolar­e interpreta­zione del romanzo in versi

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