Un confronto fra Christopher Nolan e Roald Dahl attorno all’affascinante tema del sogno Il club dei sognatori
Quello che già sapevamo di Christopher Nolan è stato confermato anche da ‘Tenet’ (2020). Sapevamo che i film di Nolan sono dei superfrullatori narrativi, dei lunapark di immagini e spettacolo, di ritmi vertiginosi che si alternano, fra un’esplosione e l’altra, a brevi e condensatissime lezioni di filosofia. Nolan, ormai, ci ha abituati a labirinti raffinati e intricatissimi ma, non ce ne voglia il regista, spesso imperfetti; tanto che, come i protagonisti dei suoi film, anche noi spettatori sovente finiamo per perderci in quei dedali, spiaggiati in qualche limbo senza via d’uscita apparente. Ma corriamo il rischio perché, d’altra parte, da quegli intrighi poi ne usciamo attraverso passaggi che ci portano in altri mondi: varchiamo ponti che collegano spazi che pensavamo distanti, ma che all’improvviso ci paiono molto vicini.
Forse è proprio in virtù della loro imperfezione che i labirinti di Nolan coinvolgono lo spettatore in una personale ricerca di ordine, coerenza, e logica. Probabilmente Umberto Eco avrebbe detto che i lavori di Nolan sono delle opere aperte, volutamente indeterminate così da coinvolgere lo spettatore nella piena realizzazione del disegno dell’autore. In quelle intricatissime spirali narrative, quando si apre un varco è quindi lecito, anzi doveroso, seguire il montaliano invito ad approfittare della “maglia rotta nella rete” per “balza(re) fuori, fuggi(re)” verso un approdo narrativo più sicuro. Dopo tanta profusione di saliscendi e ritmi vertiginosi, tale approdo può avere il sapore di una piccola conquista. Quanto a me, la frequentazione dei mondi cinematografici di Nolan mi ha portato a intravedere, più modestamente, un’ipotesi: ipotesi che, per giunta, di primo acchito può sembrare strampalata. Ma una volta soppesata con attenzione, si rivela più che plausibile.
Da ‘Tenet’ a ‘Inception’
Un’ipotesi su Nolan, quindi. Ma questa volta non si tratta di ‘Tenet’, ma di ‘Inception’, un film del 2010 nel quale seguiamo l’avvicendarsi di un team di esperti estrattori di sogni capitanati da Dominic Cobb (DiCaprio). Utilizzando la tecnologia del sogno condiviso sviluppata in ambito militare, con molto estro i navigatori dell’onirico si introducono nei sogni degli altri per carpirne informazioni e segreti. Ma ci vorrà l’incontro con Saito, facoltoso uomo d’affari giapponese, per metterli di fronte a una nuova sfida, che li obbligherà a ripensare ciò che fanno. Non basterà estrarre un segreto da qualcuno, questa volta occorrerà impiantare un’idea. In altre parole, dovranno fare il contrario di ciò che hanno sempre fatto.
Il protocollo seguito da Cobb e colleghi nell’estrazione delle informazioni consiste, in genere, nel reperire la vittima designata e sedarla, aprendo così la via a un’intrusione indisturbata nel mondo onirico. Essendo sedata a sua insaputa, al risveglio la vittima non si ricorderà di nulla, e andrà avanti per la sua strada come se niente fosse. Se però si tratta di inculcare un’idea, una volta sveglia la vittima dovrà convincersi che ciò che ha sognato non è semplicemente un sogno. Non è sufficiente introdurre l’idea nel mondo onirico, occorre altresì che questa attecchisca e sopravviva anche nel mondo reale. Non è proprio un gioco da ragazzi, ma così il gioco si fa più interessante: vediamo perché.
Le regole del sogno
Ci sono regole precise che informano lo sviluppo e lo svolgimento dei sogni. La prima è che la nostra mente sembra incapace di registrare con precisione l’inizio di un sogno. Avete mai notato che non ci rendiamo mai realmente conto di quando inizia un sogno, ma che ci ritroviamo sempre già nel mezzo del sogno? La seconda regola, invece, pertiene all’autonomia generativa dell’esperienza onirica; il sogno si sviluppa in tempo reale e continua a ramificarsi nel momento in cui lo sperimentiamo. La terza regola è che il risveglio di solito sancisce la fine dell’esperienza onirica: è il momento in cui ci rendiamo conto che “era solo un sogno”.
Alla luce di queste tre semplici regole, Cobb e i suoi compagni si trovano di fronte a un problema molto pratico: come fare sì che un soggetto che sogna, al risveglio, sia portato a credere che ciò che ha sognato non sia solo un sogno, ma un evento reale? Come prolungare l’esperienza onirica nella realtà, portarla oltre il risveglio? Affinché ciò avvenga, deve succedere qualcosa di speciale che permetta di aggirare la terza regola. Cobb, veniamo a sapere, ha già realizzato questa impresa, trovando il modo per prolungare l’esperienza onirica nella realtà. Ma siamo sicuri che prima di lui qualcuno non abbia già risolto il rompicapo del sogno?
Da Nolan a Dahl
Forse vi ricorderete de ‘Il GGG’, il famoso romanzo di Roald Dahl, autore amatissimo dai giovanissimi e molto letto nelle nostre scuole. Il libro, pubblicato nel 1982, racconta le avventure di Sofia, un’orfanella che vive in un orfanotrofio di Londra, e del GGG (acronimo che sta per Grande Gigante Gentile), un gigante che, nel cuore della notte, la rapisce e la porta con sé. È l’inizio di una grande amicizia, che si fortifica a suon di prove e imprevisti da cui la strana coppia esce, in qualche modo, sempre indenne. Probabilmente saprete anche che, in fatto si sogni, il GGG non ha nulla da invidiare ai protagonisti di ‘Inception’. Con il suo udito raffinato, riesce a sentire i sogni che si aggirano nell’aria (nel romanzo di Dahl i sogni si riconoscono dal suono), li cattura con una retìna, per poi riporli con delicatezza in appositi vasetti di vetro. Ogni notte, poi, con una tromba speciale molto silenziosamente soffia i sogni nelle camerette dei bambini di tutto il mondo che, inalando, iniziano a sognare. Il problema però è che, nel paese del GGG, vivono altri giganti, molto malvagi e decisamente avversi alla magia dei sogni. Un giorno, il GGG scopre e rivela a Sofia che questi giganti stanno preparando una spedizione per catturare e divorare i bambini inglesi. Sconcertata, Sofia vuole a tutti i costi sventare l’attacco, allertando nientemeno che la regina d’Inghilterra. Il GGG le darebbe volentieri una mano, ma cosa succederebbe se un gigante come lui si avvicinasse troppo a Sua Maestà? E, anche ammettendo che riescano a parlare alla regina, chi mai darebbe credito a un gigante di 7 metri in compagnia di un’orfanella di 10 anni?
Il piano di Sofia
Sofia però non si lascia scoraggiare. Dapprima, chiede al GGG di comporre un sogno appositamente per Sua Maestà: un intruglio onirico che riproduca nei dettagli il piano dei giganti, in modo che sognando la regina possa prendere familiarità con la situazione. È facile intuire però che, una volta sveglia, la regina penserà semplicemente di avere fatto un sogno strambo… avete presente la terza regola? Allora Sofia ha un lampo di genio: dice al GGG che il sogno deve concludersi con una bambina seduta sul davanzale che informa la regina dell’imminente pericolo. Se poi, con l’aiuto del GGG, mentre la regina sogna Sofia si posiziona veramente sul davanzale della camera da letto, svegliandosi – e sentendosi ripetere le stesse parole udite dalla ragazzina in sogno –, la regina non potrà che giungere alla seguente conclusione: se la bambina del sogno è veramente seduta sul davanzale, allora anche il resto del sogno è vero. A queste condizioni, Sua Maestà non ha alcun motivo per privare Sofia e il GGG dell’aiuto richiesto.
Il piano, infatti, funziona a meraviglia. Intervenendo sulla cesura fra sogno e veglia, Sofia elabora una saldatura perfetta di immagini e parole. Riproducendo fedelmente parte del sogno nella realtà, trova il modo per non interrompere la corrente onirica al momento del risveglio, e riesce a portare il sogno – intatto – nella realtà.
Forse allora non è neanche poi così strano pensare che, per muoversi senza perdersi nei meandri labirintici di ‘Inception’, ci si possa affidare a un libro scritto trent’anni prima da uno degli autori più amato dai bambini. In fondo, è molto probabile che a scuola Nolan abbia letto il suo connazionale Dahl. Così come è altrettanto probabile che Dahl abbia lasciato, nel subconscio del giovane Christopher, una traccia indelebile, che poi è diventata un’idea. E quando un’idea prende corpo nella mente umana, come dice bene Cobb, è praticamente impossibile da sradicare.
Vi interessa il tema del sogno? Fino al 13 novembre è in corso, a Bellinzona e a Locarno, ‘Con la testa tra le nuvole’, una rassegna culturale che ci invita a capire come il sogno, nelle sue molte sfaccettature, informa il nostro immaginario e si riverbera sulla nostra vita quotidiana. Il programma completo sul sito