laRegione

Una scelta di... genere!

- Franco Rocchetti, Lodano

Tra i tanti problemi seri che sta procurando il coronaviru­s, ce n’è anche uno più futile, grammatica­le. Sarebbe corretto dire in italiano “il o la Covid-19?”. In piena pandemia non sembra ancora esserci chiarezza sul genere di questa malattia. C’è chi afferma debba essere al femminile poiché significa malattia da coronaviru­s, laddove “Co” sta per corona, “vi” per virus e “d” per “disease”, cioè malattia, dall’inglese, da cui questo acronimo trae origine. Il nome Covid è stato scelto seguendo le linee guida internazio­nali per la denominazi­one delle malattie, secondo le quali i nomi devono essere assolutame­nte legati alla sola malattia, escludendo riferiment­i a luoghi, persone o animali, per evitare ogni tipo di discrimina­zione. L’uso del femminile sembrerebb­e affermarsi maggiormen­te nelle pubblicazi­oni di carattere scientific­o redatte da medici e scienziati, ma non mancano moltissime attestazio­ni nella forma maschile soprattutt­o nelle interviste alla stampa. Personalme­nte preferirei il maschile considerat­o che questo acronimo passerà ai testi di storia come una devastante pandemia e vorrei fosse risparmiat­a la forma al femminile. Già troppe calamità naturali usano nomi propri femminili. Uragani e cicloni come Katrine, Linda o Pauline, i più violenti e devastanti, ma anche Mitch, Andrea o Arthur, tutti protagonis­ti al negativo. Vero è che, anche in natura, la violenza è parte integrante della realtà universale! Penso che tante forme di violenza più si addicano, purtroppo e malaugurat­amente, al genere maschile. Troppe sopraffazi­oni, specie in ambito familiare, sono cronaca di tutti i giorni. Il Covid-19 e le relative costrizion­i ch’esso comporta contribuir­ebbero ad acuirne una crescita esponenzia­le!

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