Una scelta di... genere!
Tra i tanti problemi seri che sta procurando il coronavirus, ce n’è anche uno più futile, grammaticale. Sarebbe corretto dire in italiano “il o la Covid-19?”. In piena pandemia non sembra ancora esserci chiarezza sul genere di questa malattia. C’è chi afferma debba essere al femminile poiché significa malattia da coronavirus, laddove “Co” sta per corona, “vi” per virus e “d” per “disease”, cioè malattia, dall’inglese, da cui questo acronimo trae origine. Il nome Covid è stato scelto seguendo le linee guida internazionali per la denominazione delle malattie, secondo le quali i nomi devono essere assolutamente legati alla sola malattia, escludendo riferimenti a luoghi, persone o animali, per evitare ogni tipo di discriminazione. L’uso del femminile sembrerebbe affermarsi maggiormente nelle pubblicazioni di carattere scientifico redatte da medici e scienziati, ma non mancano moltissime attestazioni nella forma maschile soprattutto nelle interviste alla stampa. Personalmente preferirei il maschile considerato che questo acronimo passerà ai testi di storia come una devastante pandemia e vorrei fosse risparmiata la forma al femminile. Già troppe calamità naturali usano nomi propri femminili. Uragani e cicloni come Katrine, Linda o Pauline, i più violenti e devastanti, ma anche Mitch, Andrea o Arthur, tutti protagonisti al negativo. Vero è che, anche in natura, la violenza è parte integrante della realtà universale! Penso che tante forme di violenza più si addicano, purtroppo e malauguratamente, al genere maschile. Troppe sopraffazioni, specie in ambito familiare, sono cronaca di tutti i giorni. Il Covid-19 e le relative costrizioni ch’esso comporta contribuirebbero ad acuirne una crescita esponenziale!