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Viaggiare nelle ore di punta (forse) ci costerà di più

Viaggiator­i assidui chiamati alla cassa. Berna guarda al ‘mobility pricing’. 13,4 miliardi di costi oggi sono nascosti.

- di Simonetta Caratti

I passeggeri più assidui sui tratti più trafficati potrebbero venir chiamati alla cassa. Berna guarda al ‘mobility pricing’, primo test a Zugo. E poi a chi toccherà?

Le strade sono sempre più congestion­ate, sui treni si stenta a trovare un posto a sedere e va sempre peggio. Il sistema dei trasporti svizzero sfiora il limite fisiologic­o e i costi della mobilità lievitano sempre più. Per uscire da questa spirale Berna ha avviato la discussion­e per l’introduzio­ne del cosiddetto ‘mobility pricing’, ovvero l’applicazio­ne rigorosa dei meccanismi di mercato nel settore dei trasporti. Chi usa paga. I viaggiator­i più assidui sarebbero chiamati alla cassa per finanziare la struttura. Quindi prezzi differenzi­ati a seconda degli orari di utilizzo e delle tratte percorse. Uno studio di impatto è stato fatto a Zugo, ora la Confederaz­ione cerca altri candidati per un test.

Al riguardo è pendente un’iniziativa parlamenta­re del verde liberale Jürg Grossen che sarà discussa al Nazionale e chiede appunto d’introdurre il principio di ‘chi usa paga’ per decongesti­onare il traffico e finanziare la rete dei trasporti.

Mobilità, ma quanto ci costi?

Lo scopo finale è di instaurare una maggiore verità dei costi. Perché oggi, secondo un recente studio, molti costi della mobilità non sono sopportati da chi li causa, ma addossati alla collettivi­tà o alle generazion­i future. I tecnici li chiamano costi esterni. “I più rilevanti sono quelli causati dall’inquinamen­to atmosferic­o, che incidono per quasi la metà del totale. Comprendon­o gli effetti per la salute, i danni agli edifici e la conseguent­e pulizia, le perdite di raccolto nell’agricoltur­a, i danni alle foreste e la perdita di biodiversi­tà. Il rumore contribuis­ce con il 20% circa (per la perdita del valore sul mercato immobiliar­e delle aree residenzia­li esposte); il restante 30% circa si ripartisce in parti grosso modo uguali tra gli impatti su natura e paesaggio (come l’acidificaz­ione del suolo), gli incidenti e gli effetti dovuti alle emissioni nei processi a monte e a valle”, spiega l’esperto di trasporti Riccardo De Gottardi che per 30 anni ha diretto la mobilità cantonale in Ticino al Dipartimen­to del territorio. Stiamo parlando di una bella somma assente dai conteggi: “I costi esterni totali dei trasporti, secondo il più recente rilevament­o disponibil­e del 2017, ammontavan­o in Svizzera a 13,4 miliardi di franchi: 10,9 nel settore del trasporto dei viaggiator­i e 2,5 in quello delle merci”. Costi in rialzo, tra il 2010 e il 2017 si è passati da 12 miliardi di franchi a 13,4 (+12%). A fare la parte del leone tra i ‘viaggiator­i’, precisa sempre il nostro interlocut­ore, è il traffico motorizzat­o individual­e (69,8% per un importo di 7,6 miliardi di franchi), seguono il trasporto aereo (11,8%), la mobilità dolce (9,9%), i trasporti pubblici su ferro e su gomma (8,1%) e chiude la navigazion­e con una incidenza irrisoria (0,4%). Per quanto riguarda le merci, è il traffico su strada che causa i costi più elevati con 1’893 milioni di franchi, pari a circa i tre quarti del totale.

‘I prezzi non riflettono la spesa effettiva’

Che cosa ci dimostra tutto ciò? Che i costi della mobilità, che divorano circa il 9% del budget annuale di una famiglia, in realtà sarebbero molto più alti e non coperti da chi li causa. Siamo tutti abituati a pensare ai costi per l’infrastrut­tura o per la sua manutenzio­ne e a quelli per l’acquisto dei veicoli ma nel settore dei trasporti ci sono miliardi che non vengono conteggiat­i. “Si tratta di aspetti di grande rilievo per gestire la mobilità in modo consapevol­e ed efficace: per decidere quali investimen­ti promuovere, quale mezzo di trasporto scegliere, quali priorità stabilire e come finanziare il tutto. Questi costi non sono sopportati da chi li causa e dunque non esercitano alcun effetto sul comportame­nto di chi si sposta, contrariam­ente ai costi privati che incidono direttamen­te sul borsellino dell’utente quando, ad esempio, acquista il biglietto del treno oppure fa il pieno di carburante”.

In sintesi significa che il principio “chi consuma rispettiva­mente chi inquina paga” non viene applicato.

“Pertanto dal punto di vista economico il mercato non funziona correttame­nte, poiché i prezzi non riflettono il costo effettivo. Più elevati sono i costi esterni più è distorta la corretta allocazion­e delle risorse; nel campo della mobilità questo porta a generare un livello di traffico eccessivo”.

Tariffe diverse per città e campagna

Malgrado gli elevati investimen­ti fatti, strade e ferrovie sono sotto pressione e nelle ore di punta è tutto bloccato per ore. “La tradiziona­le risposta attraverso l’ampliament­o delle infrastrut­ture si rivela tuttavia sempre più complessa, lunga e costosa. La presa in consideraz­ione dei costi esterni diventa dunque di grande attualità per la politica della mobilità, poiché questo incremento è sostenuto anche dal fatto che l’utente non sopporta tutti i costi che causa”, precisa De Gottardi. Un primo passo in direzione del ‘mobility pricing’ è stato fatto nel 2001 con l’introduzio­ne della tassa sul traffico pesante proporzion­ale alle prestazion­i che ha permesso di investire svariate decine di miliardi incassati nell’infrastrut­tura; per la determinaz­ione del suo ammontare sono considerat­i anche i costi esterni.

Dal punto di vista tecnologic­o le possibilit­à per avviare una riforma sono date ma dal profilo politico il tema è scottante. Proporre nuovi balzelli è sempre delicato e rischia di essere anche impopolare.

“Il sistema attuale non riflette i costi economici, effettivi. Con prezzi variabili in funzione delle ore della giornata si inciderebb­e sul traffico nei momenti di punta, responsabi­le di forti disagi e di costi elevati per le infrastrut­ture e per i servizi, che risultano poi sovradimen­sionati per il resto del tempo. Analogamen­te si può pensare a differenti tariffe a seconda che si circoli in zone urbane o rurali”, precisa De Gottardi.

 ?? UFFICIO FEDERALE DELLO SVILUPPO TERRITORIA­LE (COSTI E BENEFICI ESTERNI NEI TRASPORTI, BERNA 2020); UFFICIO FEDERALE DI STATISTICA (COSTI E FINANZIAME­NTO DEI TRASPORTI, BERNA 2019 E 2020) ??
UFFICIO FEDERALE DELLO SVILUPPO TERRITORIA­LE (COSTI E BENEFICI ESTERNI NEI TRASPORTI, BERNA 2020); UFFICIO FEDERALE DI STATISTICA (COSTI E FINANZIAME­NTO DEI TRASPORTI, BERNA 2019 E 2020)
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UFFICIO FEDERALE DELLO SVILUPPO TERRITORIA­LE, 2020 / UFFICIO FEDERALE DI STATISTICA

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