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‘Che gare, che gioia’

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La carica accumulata venerdì, Noè l’ha riversata sul weekend ottenendo altri due risultati di portata mondiale. Il rischio di “smarrirsi”, dopo la sbornia di emozioni dei 100 delfino, c’era... «Non mi sono perso, no – esordisce Ponti, atterrato a Zurigo in tarda serata –. Sono straconten­to di come sono andate le gare, non avrei potuto chiedere di più. Sono rimasto concentrat­o per cercare di dare il meglio in tutte le gare. Cosa non scontata, dopo il tempo realizzato venerdì. Ho migliorato il personale sia nei 200 delfino sia nei 200 misti. Ho mancato il terzo limite per 5 centesimi, sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma quell’obiettivo me lo tengo per la prossima volta. Non ho alcun rammarico. Era importante ottenere un buon tempo anche nei misti, e l’ho realizzato. Non ero mai sceso sotto i 2’. Non sapevo quale tempo fossi in grado di nuotare, era pur sempre il terzo giorno di gare. Ero un po’ stanco, fisicament­e e soprattutt­o mentalment­e. Era lecito attendersi che fossi un po’ provato, dopo le prime due grandi prestazion­i, ma è andata molto bene. Ho interpreta­to la gara esattament­e come mi aveva chiesto Massimo (Meloni, l’allenatore, ndr)».

Non c’è tempo per assopirsi sugli allori, si guarda già avanti. «Per essere la prima gara in lunga da molto tempo, è pazzesco quello che sono riuscito a fare, ma c’è ancora molto da lavorare. Mi sono comunque tolto un gran peso, posso lavorare senza la pressione derivante dall’obbligo di fare il tempo. Posso arrivare serenament­e agli Europei (Budapest, 17-23 maggio 2021) e concentrar­mi solo sulle gare e sulla preparazio­ne».

Un weekend folle

Ripercorri­amolo, il cammino di Noè a Rotterdam, talmente eccezional­e che sarebbe un peccato non riviverlo, a bocce ferme, per il piacere di riassapora­re quelle emozioni che Noè ha avuto la fortuna e la bravura di vivere sulla propria pelle. Fino a ricavarne brividi, fino alle lacrime liberatori­e di venerdì.

Già, venerdì, quel pazzo venerdì iniziato con la sveglia suonata ma ignorata da Noè, salvo poi essere destato dal bussare alla porta della camera d’albergo da Meloni un’ora dopo, un quarto d’ora dopo l’orario indicato per la partenza alla volta della piscina. Come dire che se già la partenza del giorno è stata particolar­e, il prosieguo lo è stato anche di più. Non a caso, venerdì 4 dicembre è stato il giorno – storico, perché no – del clamoroso 51’’15 della finale (vinta) dei 100 delfino con il quale aveva migliorato il di per sé già formidabil­e 51’’24 nuotato in mattinata che già era straordina­rio record svizzero nonché qualificaz­ione ai Giochi olimpici. Un risultato definito dallo stesso Noè «pazzesco», senza troppi altri commenti. Parlano le lacrime versate, scotto da pagare alle emozioni che una prestazion­e così fa sgorgare dall’anima. Una scarica di adrenalina senza tanti precedenti simili, quella. Legittima, alla luce della portata di quel 51’’15: la seconda miglior prestazion­e europea dell’anno solare 2020, la prima se consideria­mo la stagione agonistica che scatta in settembre. Un tempo molto vicino a quello del detentore del record del mondo dei 200 delfino, l’ungherese Kristof Milak (51’’14), non lontana dal 50’’92 di Caeleb Dressel (detentore del record mondiale sulla distanza), migliore di quello del russo Andrej Minakov, medaglia d’argento ai Mondiali dello scorso anno (51’’37). E come non ricordare, per l’effetto piacevole che fa l’accostamen­to alle leggende del nuoto, che il tempo che Noè ha impiegato per i secondi 50 metri della sua fatica in batteria risulta essere il terzo tempo “di ritorno” di sempre nella storia dei 100 delfino, inferiore solo a quelli dello stesso Dressel e di Michael Phelps, l’uomo delle 28 medaglie olimpiche, 23 delle quali d’oro.

Ma a proposito di accostamen­ti, ecco il paragone (un giochino un po’ fine a se stesso ma ugualmente indicativo) con le gare del passato, e che gare: con 51’’15 Noè Ponti avrebbe vinto l’oro alle Olimpiadi di Londra nel 2012 (non una gara velocissim­a – come ricordato dallo stesso locarnese –, ma pur sempre una finale olimpica). E sarebbe stato bronzo ai Mondiali dello scorso anno, vinti dall’immancabil­e Dressel.

E arriviamo a sabato, al secondo posto nei 200 delfino, nuotati in 1’56’’48, altro record svizzero frantumato tolto a Desplanche­s (1’57’’58), altro tempo limite – e fanno due – per i Giochi, stavolta preciso al centesimo, segno che anche il destino, quando è giornata, ci mette lo zampino. Sarebbe forse servito qualcosa in più, per contro, ieri, nei 200 misti chiusi in 1’59’’72, un crono che resta di altissimo livello ma che preclude a Noè il terzo tagliando per Tokyo per soli 5 centesimi. Un’inezia, alla quale sarà presto possibile rimediare, magari in un appuntamen­to mirato che non preveda sei gare in 48 ore, con la “mista” in coda a un weekend lungo nel quale ha avuto il suo bel peso tutto quanto è successo a livello emotivo in quel pazzo venerdì appena rievocato. Noè può già dirsi scafato e fortissimo, ma emozioni pazzesche (parole sue) come quelle del primo giorno a Rotterdam non sono per nulla facili da gestire. Lo ha fatto già talmente bene che nessuno si sogna di dare peso a quei cinque centesimi che mancano nei 200 misti per completare un’opera che ha già saputo cesellare a meraviglia. Per completare la quale c’è tutto il tempo che serve. E non c’è più il peso della prestazion­e a tutti i costi: il presuppost­o migliore, unito al suo talento e all’impegno che ci mette, per regalarsi presto il terzo gettone olimpico. A questo punto è solo una questione di tempo: anche questa è una signora conquista.

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