Cosa non è lʼasessualità
L’asessualità non è un disturbo mentale: nonostante dal 1980 il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM III) abbia incluso nell’ambito delle disfunzioni sessuali il “disturbo del desiderio sessuale ipoattivo”, caratterizzato dall’assenza di desiderio e di fantasie sessuali, tale diagnosi non è applicabile alle persone asessuali a meno che “non causi nell’individuo un disagio clinicamente significativo”. Il DSM ha corretto il tiro e nella sua ultima edizione (DSM-5, 2013) specifica che “se il calo del desiderio è spiegato dall’identificazione di sé come asessuale, allora non dovrebbe essere posta una diagnosi di disturbo del desiderio sessuale ipoattivo”. Analogamente, l’asessualità non costituisce un sintomo sviluppato in seguito all’esposizione a un trauma di tipo sessuale. Nella maggior parte dei casi, infatti, il sesso non suscita nelle persone asessuali un senso di avversione ma semplicemente indifferenza. Infine, l’asessualità non va confusa con la castità e neppure con l’astinenza sessuale praticata per motivi filosofici o religiosi.
Al fine di sfatare certe false credenze, le comunità asessuali intraprendono azioni di carattere educativo quali organizzare eventi per promuovere la consapevolezza asessuale, esibire tatuaggi simbolo dell’orientamento asessuale come l’asso di cuori (se “romantici”) o di picche (se “aromantici”), portare un anello con una pietra nera (altro simbolo asex), divulgare articoli sull’asessualità, monitorare e sottoporre al vaglio critico le rappresentazioni delle persone asessuali fornite dai media, organizzare occasioni d’incontro fra persone che si riconoscono in questo orientamento.