‘A Berna chiediamo chiarezza e celerità’
Per Norman Gobbi sarebbe meglio se si dichiarasse la situazione straordinaria
«So che ci sono dei contatti tra l’autorità federale e la Conferenza dei direttori dell’educazione pubblica, ma il tema dell’eventuale chiusura delle scuole non era contemplato dalla consultazione di questo weekend», risponde Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato che ribadisce la richiesta di introdurre nuovamente, a livello federale, lo stato di situazione straordinaria. Oggi siamo a quella particolare. «Sarebbe meglio che le decisioni su chiusure e restrizioni in ambito Covid fossero prese a livello nazionale, lasciando ai Cantoni l’applicazione delle stesse con – come avvenuto la scorsa primavera – una cosiddetta finestra di crisi a seconda dell’evoluzione locale della pandemia», continua il presidente del governo ticinese. «La cittadinanza rischia di essere confusa», afferma Gobbi. «Non si capisce più se è già stata presa una decisione o no, aggiungendo incertezza in un momento già difficile di per sé». Mercoledì scorso il consiglio federale ha annunciato le proposte, due giorni dopo la bozza con le misure restrittive – fondamentalmente il prolungo delle chiusure di bar, ristoranti e attività culturale e del tempo libero – è arrivata sul tavolo dei rispettivi governi cantonali e due giorni dopo ancora le risposte locali all’indirizzo di Berna. «Sinceramente si creano problemi di comunicazione», commenta ancora Gobbi. Da qui la richiesta della situazione straordinaria. «L’obiettivo è proprio quello di accelerare i processi decisionali in un periodo in cui i cittadini sono disorientati e affaticati a ormai quasi undici mesi dallo scoppio della pandemia di coronavirus, mentre ora siamo entrati nel terzo mese della seconda ondata». Per quanto riguarda invece gli aspetti finanziari, il Canton Ticino farà la sua parte con la gestione dei cosiddetti casi di rigore. La Confederazione, spiega Gobbi, dovrà però aumentare le risorse a favore dei settori colpiti, coadiuvata dai Cantoni. «Bar, ristoranti e attività di tempo libero (cultura e sport) rimarranno chiusi fino al 28 febbraio, praticamente 72 giorni di seguito. Ci saranno singole attività aziendali, ma tanti posti di lavoro che magari alla riapertura non ci saranno più, perché non ce l’hanno fatta a sopravvivere a un periodo così lungo di chiusura». «Quello che chiediamo come governo a Berna sono misure finanziarie rafforzate rispetto alle attuali, oltre che celeri e mirate a questi o altri settori che potrebbero essere interessati in futuro da chiusure».
Chiusi fino a fine febbraio, ma con più aiuti Il Consiglio di Stato condivide l’analisi delle autorità federali in merito all’attuale situazione epidemiologica a livello nazionale. A livello cantonale si riscontra nell’ultima settimana un’importante riduzione dei contagi (quasi del 19%) che si sta traducendo positivamente sul numero delle nuove ospedalizzazioni. Sarà comunque necessario monitorare la situazione nel corso dei prossimi giorni per avere un quadro complessivo del numero di ospedalizzazioni. La riduzione dei nuovi contagi potrebbe essere la conseguenza delle misure messe in vigore il 22 dicembre 2020 e del rallentamento delle attività lavorative durante il periodo natalizio.
Alla luce di questi dati, il Consiglio di Stato – si legge in una nota – “condivide la proroga fino al 28 febbraio delle misure sul piano nazionale, sostanzialmente già decisa dal Consiglio federale. Il Governo ticinese sottolinea tuttavia l’esigenza di presentare congiuntamente anche un programma di aiuti economici mirati, celeri e rafforzati ai settori colpiti dalle chiusure: si tratta in particolare degli esercizi della ristorazione, dei centri fitness, del settore della cultura e del tempo libero obbligati a una chiusura di una settantina di giorni, pur dovendo continuare a pagare i costi fissi”. In merito alle misure più rigorose sul posto di lavoro, il Consiglio di Stato ritiene “eccessivo l’obbligo generalizzato della mascherina anche per chi si trova alla propria scrivania o sul posto di lavoro: l’impiego a turni, il distanziamento e l’utilizzo di pannelli divisori in plexiglas appaiono sufficienti per limitare il numero di contagi”. Per quanto riguarda il telelavoro, il governo ritiene sufficiente l’attuale forte raccomandazione già oggi in vigore, che ha già dato risultati positivi. L’introduzione di un obbligo non è quindi ritenuta necessaria.
Il Consiglio di Stato ha inoltre ribadito la richiesta di proporre delle misure per ridurre la concentrazione di persone nei mezzi pubblici e sottolineato l’assenza di misure o raccomandazioni chiare rivolte in maniera specifica alle fasce di popolazione che per età o patologie sono ad alto rischio di un decorso grave della malattia. Infine si chiede nuovamente “l’introduzione di maggiori controlli alla frontiera tra Italia e Svizzera e l’opportunità di dichiarare lo stato di situazione straordinaria che permetterebbe di avere una gestione unitaria su tutto il territorio nazionale e una maggior tempestività nelle decisioni e negli interventi”.