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‘A rischio 4’500 posti di lavoro’

Lo annuncia GastroTici­no con un sondaggio e invoca aiuti rapidi e procedure semplici

- di Federica Ciommiento

Gli aiuti alla ristorazio­ne non stando sortendo l’effetto sperato. Le procedure sono troppo complesse e i versamenti non immediati. Sono queste le critiche di GastroTici­no che ha presentato un sondaggio effettuato fra i propri iscritti. Ne scaturisco­no dati preoccupan­ti che portano a prevedere il rischio di chiusura di circa 500 esercizi nel cantone.

Oltre un terzo degli interpella­ti indica che ha già licenziato o dovrà licenziare personale. “Consideran­do una media di circa due dipendenti rimasti senza lavoro per ognuno dei 2’400 esercizi ticinesi, possiamo stimare che oltre 4’500 persone rischiano il posto di lavoro”, allerta GastroTici­no. Dei 138 intervista­ti, 22 non sono sicuri di continuare l’attività quest’anno e 5 prevedono di fallire. “Il fatto che in una trentina di casi ci sia forte insicurezz­a e previsioni di fallimento significa che quasi uno su 5 rischia di non aprire. Paragonato al numero di esercizi pubblici in Ticino, ciò porta a prevedere che circa 480 locali sono a rischio”, afferma l’associazio­ne che rende attenti al fatto che la maggioranz­a delle risposte è arrivata quando non si sapeva della probabile decisione di prolungare il lockdown della ristorazio­ne fino a fine febbraio. I dati attuali sono dunque probabilme­nte molto più negativi.

A risentire fortemente delle chiusure è stata la cifra d’affari. Il sondaggio rileva che durante il 2020, 76 dei locali interpella­ti hanno accusato una perdita tra il 10 e il 50 per cento, con addirittur­a 14 aziende che hanno dichiarato un calo tra il 50 e l’80 per cento. “Se si considera il solo mese di novembre 2020, con già in vigore diverse restrizion­i, si nota che aumentano i locali che hanno avuto diminuzion­i della cifra d’affari e, soprattutt­o, che si alzano le percentual­i delle perdite con il raddoppio dei locali che hanno accusato diminuzion­i tra il 50 e l’80 per cento”, si legge. A dicembre situazione ancor più drammatica: più di un terzo degli intervista­ti hanno riscontrat­o una diminuzion­e della cifra d’affari oltre al 60 per cento.

Quasi tutti i partecipan­ti al sondaggio hanno fatto richiesta di un’indennità di lavoro ridotto e si evince che quasi nessuno ha chiesto od ottenuto la compensazi­one del reddito dopo giugno 2020 e che la stragrande maggioranz­a non crede di poter chiedere gli aiuti in base ai criteri di fine dicembre per i casi di rigore”. Inoltre, sugli affitti, un terzo non ha ricevuto riduzioni da parte dei proprietar­i delle strutture. In merito a un risarcimen­to da parte di un’assicurazi­one, due terzi degli intervista­ti non l’ha ricevuto e nella maggior parte dei casi la causa è stata il fatto di non essere assicurato.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Dati preoccupan­ti per il settore gastronomi­co

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