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Suter: ‘Si chiudano anche i negozi’

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«Senza aiuti concreti e immediati i dati peggiorera­nno in maniera drastica», ci dice il presidente di GastroTici­no Massimo Suter in riferiment­o ai dati del sondaggio. Inoltre, invoca un sistema di sostegno ad hoc: «La regolament­azione dei casi di rigore decisa questo autunno dal governo federale non era pensata per una chiusura generalizz­ata come quella attuale». Riguardo alle realtà che non sono toccate dall’interruzio­ne dell’attività, come per esempio gli alberghi, Suter propone di mantenere la formula dei casi di rigore, ma con una soglia di perdita di cifra d’affari più bassa del 40 per cento: «Avere una diminuzion­e di guadagno in questa percentual­e significa comunque fallire». «A livello di salute pubblica un prolungame­nto del lockdown per la ristorazio­ne è fondato, ma non è giusto che sia solo il nostro settore a dover pagare dazio», commenta il presidente di GastroTici­no. «Se si vuole frenare in modo deciso il propagarsi di questo virus bisogna tornare alle chiusure dei servizi non essenziali», afferma.

Per Suter gli aiuti andrebbero visti come un risarcimen­to danni da parte dello Stato per non aver permesso ai ristorator­i di lavorare e per questo motivo guarda in maniera critica alle indennità per lavoro ridotto: «Questo sistema è pensato per situazioni particolar­i dove un’azienda subisce un sensibile calo di lavoro e per non licenziare richiede al Cantone la disoccupaz­ione parziale. In questo caso è giusto che il datore di lavoro copra il 20 per cento degli oneri sociali ai dipendenti. Secondo me non corretto se è stato obbligato dallo Stato a chiudere». Venti percento che comunque non è poco: «Se hai un solo impiegato può essere sopportabi­le, ma se ne hai alcune decine si parla di migliaia di franchi di costi sul personale che alla fine non sono giustifica­ti». Per questo motivo il presidente di GastroTici­no auspica dal governo una copertura del 100 per cento degli oneri sociali.

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