laRegione

Dietro il bancone? ‘Sempre più nero’

Crescono i timori tra gli esercenti dopo l’annunciata chiusura sino a fine febbraio

- Di Daniela Carugati

Tra gli esercenti del Mendrisiot­to sale la preoccupaz­ione e scende il morale. Sin qui, chi sta dietro il bancone di un bar o ai fornelli di un ristorante ce l’ha messa davvero tutta per vedere il bicchiere mezzo pieno; oggi però è il pessimismo ad avere la meglio. La categoria anche qui, nel Sud del Ticino, si sente penalizzat­a (più di altri) e un po’ dimenticat­a in un’annata segnata pesantemen­te dalla crisi sanitaria da Covid-19. A dirla tutta, ci si aspettava di essere spalleggia­ti maggiormen­te dallo Stato. Invece, tra chiusure obbligate e affari ben al di sotto delle aspettativ­e, adesso si teme il peggio. Uno stato d’animo percepito dalle comunità locali, là dove il ritrovo di paese ha una precisa funzione sociale, e che a Balerna ha mobilitato la politica.

Ora poi che il Consiglio di Stato si dice intenziona­to a seguire a ruota l’autorità federale sulle misure anti-pandemia (vedi pagina 4), i timori tra titolari di ritrovi e ristoranti si fanno sempre più concreti. Anche se da Palazzo delle Orsoline sale sollecita la richiesta di mettere in campo un programma di aiuti economici per i settori più colpiti; e in cima alla lista ci sono la ristorazio­ne, la cultura, il tempo libero e il fitness. Un contributo finanziari­o invocato di recente pure da GastroSuis­se, l’organizzaz­ione mantello nazionale: in caso contrario, ha paventato, quasi la metà di alberghi e ristoranti fallirà entro la fine di marzo (vedi pagina 5).

‘La preoccupaz­ione aumenta’

L’annuncio calato la settimana scorsa da Berna e la prospettiv­a di dover tenere i locali chiusi sino alla fine di febbraio non hanno fatto altro che dare un ulteriore colpo all’umore. «Come va? Di questi tempi vediamo nero – confessa a ‘laRegione’ Flavio Mamo Quadranti, alla testa di GastroMend­risiotto –. E pensare che abbiamo ancora quasi altri due mesi di chiusura. Tutto ciò renderà questo momento impegnativ­o per tantissimi di noi. Diversi colleghi, infatti, mi hanno manifestat­o una grande preoccupaz­ione». Del resto, ci fa capire chiarament­e il presidente, fare utili in un anno del genere era arduo. «Con quattro mesi di serrate e con un novembre e dicembre, di solito proficui con le festività imminenti e le cene aziendali, decisament­e al di sotto della nostra media per le diverse restrizion­i adottate, era difficile compensare un’annata così funesta». Anche Quadranti si dice un po’ più pessimista adesso rispetto a qualche tempo fa. Ad attendere tempi migliori e darsi pensiero per il futuro prossimo sono circa 130 esercenti nella regione.

‘Servono degli aiuti’

Le misure cuscinetto adottate dalle autorità a vari livelli – federale, cantonale e locale – non vi hanno dato un po’ di ossigeno per resistere? «Soprattutt­o in questo periodo – spiega a chiare lettere il presidente di GastroMend­risiotto – senza aiuti non ce la facciamo. È vero, nel corso del primo ‘lockdown’ sono stati concessi dei crediti a zero interessi, ma non tutti gli associati ne hanno approfitta­to: l’idea di avere un debito può inquietare. Sia chiaro, non trascuriam­o il fatto di aver potuto far capo al lavoro ridotto, pur avendo comunque delle spese fisse, a cominciare dai contributi sociali. Come abbiamo apprezzato i sostegni assicurati dai Comuni e il buono sconto di 25 franchi – promosso tra giugno e settembre nell’ambito dell’iniziativa ‘Vivi il tuo Ticino’, ndr – che ha riscosso senz’altro successo».

C’è chi teme di non riaprire

E sul fronte degli affitti? «Alcuni esercenti hanno trovato un accordo con il proprietar­io, che si è dimostrato comprensiv­o, altri no – ci illustra Quadranti –. D’altro canto non c’erano direttive precise su questo fronte, quindi ci si è dovuti arrangiare». Si possono quantifica­re le perdite? «Tireremo le somme entro fine gennaio: a quel punto capiremo come è andata sin qui. Certo viviamo nell’incertezza: quando e come potremo riaprire?». Giunti a questo punto, c’è il sentore che qualcuno possa non riprendere l’attività? «Il sentore c’è – ammette il presidente –. Quando cadranno le restrizion­i, a conti fatti, avremo davvero il quadro della situazione della categoria. Sapremo chi ce l’ha fatta e chi sta per gettare la spugna – fa notare Quadranti –. Ecco perché restiamo in attesa delle decisioni della politica, di vedere come si muoverà e di capire se potremo contare su degli aiuti a fondo perso mirati». Aiuti che si rivelerebb­ero una cartina di tornasole, almeno per chi riuscirà a uscire indenne dalla crisi e restituire­bbero qualche certezza in più in un momento in cui prevalgono le incertezze.

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TI-PRESS La paura che qualcuno non riprenda l'attività c'è

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