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Il cambio di rotta su Rete Due

- di Ivo Silvestro

Ha fatto piacere leggere, nelle nuove linee editoriali di Rete Due presentate ieri, che “si occupa di cultura in spazi ben definiti“, che “valorizza la creazione e l’attualità culturale” e soprattutt­o che le percentual­i tra musica e parlato di cui si era discusso – con un 90 per cento di contenuti musicali – “non compaiono all’interno del rapporto”. Lo ammettiamo: è forte, la tentazione di vederla come una vittoria nella campagna per la qualità dell’offerta culturale della Rsi e per il ruolo che riveste Rete Due, campagna alla quale questo giornale ha dato avvio raccoglien­do numerose adesioni. Ma è una tentazione alla quale si deve resistere e questo per due motivi.

Il primo è che il percorso di revisione dell’offerta audio della Rsi è ancora lungo: il progetto Lyra è arrivato a un primo risultato, le linee editoriali che saranno adesso discusse con i collaborat­ori e le collaborat­rici della Rsi, ma il passaggio da quelle indicazion­i per forza di cose generali e generiche a quello che effettivam­ente potremo ascoltare dal primo gennaio 2022 – questa la scadenza per l’approvazio­ne del progetto – è ancora tutto da definire. Poco si dice, ad esempio, sull’offerta digitale che pure era al centro dell’intervento del direttore generale della Ssr Gilles Marchand pubblicato ieri, e quella “suddivisio­ne dei contenuti fra trasmissio­ni lineari e digitali” è certo uno dei punti delicati: nessuno vuole negare le opportunit­à dei nuovi media, ma al contempo vanno tenuti presenti i rischi, tra cui quello di far da alibi per ridimensio­nare l’offerta “perché tanto ci sono i podcast e le newsletter”. Poi, come si dice, il diavolo sta nei dettagli: sono stati annunciati workshop, riunioni e incontri per discutere con collaborat­rici e collaborat­ori i possibili futuri programmi; discussion­i franche e aperte, o chi farà proposte che non rientrano nella visione dei responsabi­li si ritroverà improvvisa­mente a far fotocopie negli scantinati di Comano? Le denunce per mobbing e bossing emerse recentemen­te non sono esattament­e un buon auspicio.

Ma c’è un secondo motivo, ancora più importante, per cui sarebbe da evitare di pensare a una vittoria anche solo parziale e temporanea: non è una battaglia contro qualcuno, non sono un nemico né il progetto Lyra né chi lo propone o elabora. E neppure, ovviamente, le altre reti con la loro identità e il loro pubblico. Le critiche non sono mancate, ma sempre con l’obiettivo di migliorare quel progetto, per non perdere quello che di buono e importante c’è nell’attuale offerta culturale e radiofonic­a, per capire come sia meglio affrontare i cambiament­i che si impongono, tra necessità di risparmio e il mutevole contesto mediatico. Non si vuole affondare la nave rivale, ma far sentire la propria voce per un cambio di rotta che si ritiene indispensa­bile per affrontare le turbolente acque in cui ci troviamo a navigare. Sono finalmente arrivati i primi segnali di una correzione di rotta, di una Rete Due quasi esclusivam­ente musicale non si parla più, almeno apertament­e. Quanto questa correzione sarà importante e duratura, lo si valuterà nei prossimi mesi. Anche per questo sarebbe forse stato opportuno, in aggiunta al doveroso e certamente prioritari­o coinvolgim­ento di chi alla Rsi ci lavora, pensare a degli incontri aperti a tutta la cittadinan­za, per un dibattito pubblico che vada al di là del “in risposta alle obiezioni più frequenti” che troviamo in calce al comunicato stampa.

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