Riuscito il referendum. Ed è subito botta e risposta tra promotori e contrari.
I partiti giovanili dei Verdi, del Ps, dei Verdiliberali e il Partito Pirata hanno depositato ieri alla Cancelleria federale circa 87’800 firme contro la legge sul terrorismo. Altre 55mila circa sono state raccolte dagli Amici della Costituzione, ha indicato Christoph Pfluger, portavoce dell’associazione, a Keystone-Ats. In tutto fanno dunque 142’800 sottoscrizioni, quasi il triplo di quelle necessarie. Manca il sigillo della Cancelleria federale, ma è una pura formalità: vista la quantità di firme consegnate, il referendum contro la normativa approvata lo scorso settembre dal Parlamento è riuscito. E già ieri parlamentari borghesi hanno deplorato la campagna “contro un progetto di legge importante per la sicurezza della Svizzera”.
«È un sollievo», ha affermato per contro Oleg Gafner, copresidente dei Giovani Verdi svizzeri. Il comitato referendario ‘No alla detenzione arbitraria’ ritiene che la legge limiti i diritti fondamentali e le libertà individuali. «È preoccupante che, in uno Stato di diritto, la polizia possa trattenere le persone in modo arbitrario», ha detto Gafner. Violati anche i diritti dei bambini: «Sono inutili se non c’è differenza tra loro e gli adulti dai 12 anni in su».
«Coloro che sono disposti a sacrificare i diritti umani sull’altare della cosiddetta sicurezza non stanno combattendo per la libertà, ma stanno facendo il contrario», ha insistito Ronja Jansen, presidente della Gioventù socialista. «È quindi un’ottima cosa che il popolo svizzero possa esprimere la sua opinione sul merito di questa legge», le ha fatto eco Virginie Cavalli, copresidente dei Giovani Verdi svizzeri. Il referendum è sostenuto, tra gli altri, da diverse sezioni dei Giovani liberali radicali, dall’associazione di hacker Chaos Computer Club Switzerland, da Giuristi e giuriste democratici svizzeri e dal Partito svizzero del lavoro.
‘Contro la sicurezza della Svizzera’
I parlamentari dei partiti borghesi la pensano in maniera diametralmente diversa. In una nota, i ‘senatori’ Thierry Burkart (Plr) e Charles Juillard (Ppd) nonché i consiglieri nazionali Ida Glanzmann (Ppd), Thomas Hurter (Udc), Jacqueline de Quattro (Plr) e Mauro Tuena (Udc) ricordano le recenti aggressioni (Morges, Lugano, Vienna, Nizza) da parte di ‘lupi solitari’, persone radicalizzatesi nel segno dell’estremismo islamico. “Questa evoluzione del terrorismo mostra che la sorveglianza individuale e mirata di individui pericolosi diventa sempre più importante”. I parlamentari respingono l’accusa di arbitrarietà rivolta a misure che sottostanno a tutte le garanzie del caso (le decisioni dell’Ufficio federale di polizia-Fedpol possono essere impugnate dinanzi al Tribunale amministrativo federale, ad esempio) e che definiscono “proporzionate”, “limitate nel tempo e mirate”.
La Legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo è uno dei tre pilastri della strategia anti-terrorismo che Confederazione e Cantoni hanno elaborato nel 2015. Questa comprende anche un Piano nazionale d’azione per prevenire e combattere la radicalizzazione e l’estremismo violento e una nuova norma penale – anch’essa approvata lo scorso settembre dal Parlamento, ma non combattuta da un referendum – che punisce più severamente il reclutamento, l’addestramento e i viaggi a fini terroristici, incluse le relative operazioni di finanziamento.
Garanzie in discussione
Il progetto di legge sul quale andremo a votare prende di mira le persone che costituiscono una minaccia, ma che non possono essere oggetto di un procedimento penale. A titolo precauzionale, possono essere obbligate a presentarsi in determinati orari a una stazione di polizia, a non lasciare la Svizzera, ad essere confinate in una determinata zona o a non recarsi in determinati luoghi.
Le misure si applicano anche ai giovani a partire dai 12 anni, gli arresti domiciliari dai 15 anni. Sono limitate a sei mesi, rinnovabili una sola volta. I provvedimenti sono ordinati dall’Ufficio federale di polizia (Fedpol). Quello più restrittivo – gli arresti domiciliari – deve ottenere anche l’avallo di un giudice. Le decisioni di Fedpol possono inoltre essere oggetto di un ricorso al Tribunale amministrativo federale (Taf). Le garanzie giuridiche volute dal Parlamento sono ritenute insufficienti da numerose organizzazioni non governative e da diversi relatori dell’Onu, tra i quali lo zurighese Nils Melzer. La sezione svizzera di Amnesty International denuncia una legge che conferisce “enormi poteri alla polizia per fermare i ‘potenziali terroristi’ – compresi i bambini a partire dai 12 anni”.