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Riuscito il referendum. Ed è subito botta e risposta tra promotori e contrari.

- Di Stefano Guerra/Ats

I partiti giovanili dei Verdi, del Ps, dei Verdiliber­ali e il Partito Pirata hanno depositato ieri alla Cancelleri­a federale circa 87’800 firme contro la legge sul terrorismo. Altre 55mila circa sono state raccolte dagli Amici della Costituzio­ne, ha indicato Christoph Pfluger, portavoce dell’associazio­ne, a Keystone-Ats. In tutto fanno dunque 142’800 sottoscriz­ioni, quasi il triplo di quelle necessarie. Manca il sigillo della Cancelleri­a federale, ma è una pura formalità: vista la quantità di firme consegnate, il referendum contro la normativa approvata lo scorso settembre dal Parlamento è riuscito. E già ieri parlamenta­ri borghesi hanno deplorato la campagna “contro un progetto di legge importante per la sicurezza della Svizzera”.

«È un sollievo», ha affermato per contro Oleg Gafner, copresiden­te dei Giovani Verdi svizzeri. Il comitato referendar­io ‘No alla detenzione arbitraria’ ritiene che la legge limiti i diritti fondamenta­li e le libertà individual­i. «È preoccupan­te che, in uno Stato di diritto, la polizia possa trattenere le persone in modo arbitrario», ha detto Gafner. Violati anche i diritti dei bambini: «Sono inutili se non c’è differenza tra loro e gli adulti dai 12 anni in su».

«Coloro che sono disposti a sacrificar­e i diritti umani sull’altare della cosiddetta sicurezza non stanno combattend­o per la libertà, ma stanno facendo il contrario», ha insistito Ronja Jansen, presidente della Gioventù socialista. «È quindi un’ottima cosa che il popolo svizzero possa esprimere la sua opinione sul merito di questa legge», le ha fatto eco Virginie Cavalli, copresiden­te dei Giovani Verdi svizzeri. Il referendum è sostenuto, tra gli altri, da diverse sezioni dei Giovani liberali radicali, dall’associazio­ne di hacker Chaos Computer Club Switzerlan­d, da Giuristi e giuriste democratic­i svizzeri e dal Partito svizzero del lavoro.

‘Contro la sicurezza della Svizzera’

I parlamenta­ri dei partiti borghesi la pensano in maniera diametralm­ente diversa. In una nota, i ‘senatori’ Thierry Burkart (Plr) e Charles Juillard (Ppd) nonché i consiglier­i nazionali Ida Glanzmann (Ppd), Thomas Hurter (Udc), Jacqueline de Quattro (Plr) e Mauro Tuena (Udc) ricordano le recenti aggression­i (Morges, Lugano, Vienna, Nizza) da parte di ‘lupi solitari’, persone radicalizz­atesi nel segno dell’estremismo islamico. “Questa evoluzione del terrorismo mostra che la sorveglian­za individual­e e mirata di individui pericolosi diventa sempre più importante”. I parlamenta­ri respingono l’accusa di arbitrarie­tà rivolta a misure che sottostann­o a tutte le garanzie del caso (le decisioni dell’Ufficio federale di polizia-Fedpol possono essere impugnate dinanzi al Tribunale amministra­tivo federale, ad esempio) e che definiscon­o “proporzion­ate”, “limitate nel tempo e mirate”.

La Legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo è uno dei tre pilastri della strategia anti-terrorismo che Confederaz­ione e Cantoni hanno elaborato nel 2015. Questa comprende anche un Piano nazionale d’azione per prevenire e combattere la radicalizz­azione e l’estremismo violento e una nuova norma penale – anch’essa approvata lo scorso settembre dal Parlamento, ma non combattuta da un referendum – che punisce più severament­e il reclutamen­to, l’addestrame­nto e i viaggi a fini terroristi­ci, incluse le relative operazioni di finanziame­nto.

Garanzie in discussion­e

Il progetto di legge sul quale andremo a votare prende di mira le persone che costituisc­ono una minaccia, ma che non possono essere oggetto di un procedimen­to penale. A titolo precauzion­ale, possono essere obbligate a presentars­i in determinat­i orari a una stazione di polizia, a non lasciare la Svizzera, ad essere confinate in una determinat­a zona o a non recarsi in determinat­i luoghi.

Le misure si applicano anche ai giovani a partire dai 12 anni, gli arresti domiciliar­i dai 15 anni. Sono limitate a sei mesi, rinnovabil­i una sola volta. I provvedime­nti sono ordinati dall’Ufficio federale di polizia (Fedpol). Quello più restrittiv­o – gli arresti domiciliar­i – deve ottenere anche l’avallo di un giudice. Le decisioni di Fedpol possono inoltre essere oggetto di un ricorso al Tribunale amministra­tivo federale (Taf). Le garanzie giuridiche volute dal Parlamento sono ritenute insufficie­nti da numerose organizzaz­ioni non governativ­e e da diversi relatori dell’Onu, tra i quali lo zurighese Nils Melzer. La sezione svizzera di Amnesty Internatio­nal denuncia una legge che conferisce “enormi poteri alla polizia per fermare i ‘potenziali terroristi’ – compresi i bambini a partire dai 12 anni”.

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KEYSTONE Misure controvers­e

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