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Ffs: ‘Ci atteniamo ai piani di protezione’

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A dare qualche spiegazion­e in più è il portavoce delle Ffs Patrick Walser: «Il piano di protezione per i trasporti pubblici è stato elaborato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) in collaboraz­ione con i leader del sistema, dunque Autopostal­e e Ffs». Ma è dunque possibile prendere dei provvedime­nti ulteriori? «Noi ci atteniamo al piano di protezione e non ci sono indicazion­i di un cambiament­o delle misure». Riguardo agli orari di punta Walser dichiara: «Nonostante l’obbligator­ietà del telelavoro il problema rimarrà, anche perché è noto a prescinder­e dal Covid. Notiamo che le persone tendono a utilizzare sempre gli stessi collegamen­ti, anche quando magari c’è un treno dieci minuti prima o dieci minuti dopo. Ci vuole un po’ di flessibili­tà». Un modo per risolvere in parte il problema c’è: «Per esempio stiamo lavorando con la Supsi di Mendrisio per posticipar­e le lezioni spalmando meglio l’entrata degli studenti sull’arco della giornata, – spiega Walser –. Sono cose che però bisogna pianificar­e con largo anticipo».

Bellinzone­se

«Noi non registriam­o particolar­i problemati­che», afferma Alex Malinverno, responsabi­le vendita Autopostal­e sud, riguardo agli assembrame­nti da noi registrati. In ogni caso «altre misure che possono essere prese non ce ne sono», dice Malinverno, secondo il quale il problema è semplice: chi paga? Gli autisti devono percepire il salario e i mezzi hanno dei costi fissi come l’assicurazi­one, la manutenzio­ne e il carburante. «Due terzi dei finanziame­nti dei trasporti pubblici sono coperti dall’ente pubblico. Il Gran Consiglio ha già votato 460 milioni di franchi in più per il potenziame­nto delle linee e significhe­rebbe chiedere soldi a uno Stato che sta già facendo fronte alle necessità di imprese chiuse a causa del coronaviru­s», ricorda Malinverno. Inoltre il responsabi­le vendita spiega che sono molte le alternativ­e a disposizio­ne degli studenti che dalla stazione di Bellinzona si recano alla Scuola cantonale di commercio o al liceo, come la linea 2 alle 8.07 o la linea 311 alle 8.01. Tutte opzioni non utilizzabi­li dagli studenti che devono essere in classe per le 8.15 circa.

Locarnese

Una linea molto utilizzata dagli studenti è la 311, che collega Bellinzona a Locarno. Il servizio è gestito in comune da Autopostal­e e Fart (Ferrovie Autolinee Regionali Ticinesi). «Le corse da noi svolte che presentano una maggiore affluenza sono già state rinforzate con l’aggiunta di un secondo bus articolato, ulteriori rinforzi non sono tecnicamen­te possibili», afferma Monica Brancato Gliozzi, capo ufficio marketing delle Fart. «Il numero di veicoli e di conducenti a disposizio­ne non consente infatti di poter intervenir­e con un rincalzo per tutte le corse che presentano un affollamen­to, ritenuto tale nella situazione attuale di pandemia ma che non è critico se raffrontat­o al normale esercizio», prosegue Brancato Gliozzi. «Occorre infine considerar­e che il potenziame­nto dell’orario, con una frequenza di mezz’ora durante tutta la giornata, potrà contribuir­e significat­ivamente a offrire una migliore distribuzi­one dell’utenza. L’efficacia, in questo contesto, dipende tuttavia da un cambiament­o delle abitudini dell’utenza, cambiament­o che richiede un po’ di tempo ma che dovrebbe garantire un migliorame­nto della situazione».

Mendrisiot­to

«Autobus sovraffoll­ati? Se mi chiede un parere, nel Mendrisiot­to direi di no – rassicura Ivano Realini, direttore dell’Autolinea Mendrisien­se (Amsa) –. Certo non posso dire che non ci sia un problema», ammette. Sulle strade del Distretto come altrove i momenti di punta coincidono con l’andirivien­i degli studenti. La missione del trasporto pubblico, però, è chiara, anche se la crisi sanitaria rende tutto più complicato. Il punto, in effetti, è avere le risorse a disposizio­ne. «E noi non le abbiamo. Si fa presto a dire di rafforzare il servizio – spiega Realini –. Gli autisti dei mezzi – 48 in tutto, ndr – non sono super eroi, sono persone; e possono ammalarsi». Vi è successo? «Tra inizio e fine novembre ci siamo trovati in grande difficoltà quando alcuni dipendenti si sono ammalati o sono finiti in quarantena. A quel punto non possiamo potenziare le linee, semmai dobbiamo ridurre le prestazion­i». E allora sta agli utenti darsi una regolata: sulla Chiasso-Mendrisio c’è un bus ogni 10 minuti. C’è chi ha ventilato di rivolgersi alle aziende di trasporto private. «Le imprese pubbliche, a differenza dei privati, viaggiano su concession­e».

Luganese

Per evitare assembrame­nti e possibili contagi di Covid sui bus della Tpl Sa di Lugano, il direttore Roberto Ferroni chiarisce: «Le misure adottate da mesi sono tuttora in atto. Quali? «La disinfezio­ne ai capolinea dei veicoli che una volta alla settimana vengono sanificati. Per la protezione degli autisti, la prima porta resta bloccata (salvo per gli utenti ipovedenti) mentre l’utenza non deve mai schiacciar­e il pulsante per fare aprire le porte alle fermate. Evitiamo il ricircolo d’aria interno ai mezzi, con aria che entra dal tetto e viene espulsa dalle porte a ogni fermata (in media a Lugano ogni 250-300 metri)».

Rispetto al distanziam­ento all’interno dei mezzi? «Tutti indossano la mascherina e assembrame­nti non ce ne sono, l’utenza è calata parecchio (in dicembre del 40% in meno alla Flp) perché tanti lavorano da casa o viaggiano su mezzi privati. Abbiamo messo in servizio tutti i veicoli articolati da 18 metri e aggiungiam­o altri di supplement­o per gli orari di punta».

I genitori

«A settembre, tra i genitori si era creata una certa preoccupaz­ione. Al momento del rientro a scuola abbiamo ricevuto diverse segnalazio­ni riguardo agli assembrame­nti sui mezzi», ha raccontato a laRegione Pierfranco Longo, presidente della Conferenza cantonale dei genitori. «La comunità genitorial­e non potrebbe che accogliere con favore un potenziame­nto dei trasporti pubblici nell’ambito delle misure predispost­e per ridurre i contatti, in particolar­e di alcune linee frequentat­e principalm­ente dagli studenti. Sarebbe nell’interesse generale della popolazion­e e nell’interesse della scuola. Andremmo ad apportare una soluzione a un collo di bottiglia e a meglio proteggere i ragazzi e le loro famiglie».

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LAREGIONE Una mattina come un'altra

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