laRegione

La variante inglese fra gli anziani

Crisi da Covid-19, ‘siamo stati costretti a prolungare il confinamen­to dei residenti’

- di Daniela Carugati

«E pensare che da settimana prossima volevamo riaprire il Centro degli anziani alle visite». Moreno Doninelli, che a Balerna dirige il dicastero Socialità, sanità e problemi occupazion­ali, ha buoni motivi per avere il morale a terra. Dopo due ‘attacchi’ del Covid-19 speravano di esserne fuori; o almeno di aver superato la fase più critica. Invece, la struttura comunale è finita, questa volta suo malgrado, sulle pagine dei giornali nazionali: la casa per anziani del Mendrisiot­to è stata la prima, infatti, a registrare un caso della cosiddetta variante inglese del virus. Questa proprio non ci voleva, lascia intendere il municipale; il quale sta seguendo da vicino la situazione. La linea con la direttrice sanitaria e i responsabi­li del Centro è diretta. «Sto tenendo aggiornato il Municipio giorno dopo giorno», ci dice. Adesso la prima preoccupaz­ione è la salute degli ospiti, che però si stanno riprendend­o.

Il campanello d’allarme, un caso ‘anomalo’

Il primo incontro ravvicinat­o con il coronaviru­s, ai tempi della prima ondata, non era stato, tutto sommato, così preoccupan­te come si poteva temere. Poi alla fine di dicembre eccolo ricomparir­e: stavolta sono stati undici i residenti a risultare positivi al Covid-19. «Il primo focolaio è apparso prima di Natale – ricostruis­ce il capodicast­ero –. A un certo punto, però, è stata notata una situazione un po’ anomala e la direttrice sanitaria ha chiesto di effettuare delle verifiche. Ieri dall’Ufficio del Medico cantonale abbiamo avuto la certezza che si trattava della variante inglese». Una buona ragione per sottoporre a tampone chi sin qui è risultato negativo. Al momento, si fa capire, non si può abbassare la guardia. Ora la preoccupaz­ione è che questo ceppo inglese, che non risulta essere più grave ma più contagioso, si diffonda. “Il caso era risultato sospetto per una reinfezion­e recente e una serie di casi secondari in rapida succession­e – si chiarisce nella nota diffusa ieri dal Dipartimen­to sanità e socialità –, e per questo motivo l’Ufficio del Medico cantonale, d’intesa con la direzione del Centro, aveva provveduto a effettuare un’analisi approfondi­ta del virus (sequenziam­ento) e a estendere l’indagine ambientale su tutta la struttura. Questo test a tappeto aveva confermato una rapida diffusione del focolaio, con circa la metà del personale e tre quarti degli ospiti – 35 in totale, ndr – positivi, nonostante le misure di protezione messe in atto”. Misure che hanno portato a chiudere alle visite. Dentro le mura del Centro, certo, per gli ospiti si allunga il confinamen­to. «Sono settimane – fa notare Doninelli – che gli anziani sono isolati dal mondo esterno. L’importante ora è che stiano bene. Speriamo a breve di ritrovare un po’ di normalità, come il fatto di poter consumare i pasti tutti insieme in sala da pranzo». Anche il personale anela la quotidiani­tà di sempre dopo un vero ‘tour de force’. «Ci siamo trovati nella necessità – conferma Doninelli – di organizzar­e turni di 12 ore e di chiedere ai dipendenti di rinunciare a vacanze e congedi sotto le feste per far fronte alla situazione. Il che vale un plauso ai collaborat­ori».

Tanto rumore per quattro dosi di vaccino anti-Covid, si dirà. La decisione dell’Ente case anziani Mendrisiot­to (Ecam) di non veder sciupate le ultime fiale rimaste, però, ha sollevato un polverone. Soprattutt­o per i destinatar­i del prezioso antidoto: quattro membri del Consiglio di fondazione della Casa Girotondo di Novazzano, parte della rete della Città di Mendrisio. Il direttore dell’Ecam, Severino Briccola, sfodera subito la buona fede. «Anche perché – si giustifica – le autorità cantonali hanno esortato a non sprecare i vaccini». Quei vaccini, fa sapere a ‘laRegione’, ordinati prima di scoprirsi in casa un focolaio di virus che ha colpito ospiti e personale. «Così ci siamo ritrovati con 70 dosi di troppo. A quel punto – ribadisce – abbiamo seguito le direttive, rivolgersi a persone anziane e fragili». E lì è partita la corsa conto il tempo, visto le modalità di conservazi­one del vaccino Pfizer. «Il direttore sanitario si è messo al telefono e siamo riusciti a ridistribu­ire 66 fiale. Che fare con le altre 4? La scelta non è stata dettata da nessun tipo di favoritism­o. Sempliceme­nte non volevamo buttare quelle dosi». Tra i banchi della politica qualche dubbio, però, è rimasto. Quanto basta per depositare una interrogaz­ione urgente al Consiglio di Stato. Il deputato della Lega Massimilia­no Robbiani è determinat­o a invocare una inchiesta.

‘Non volevamo sprecare quelle quattro dosi’

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TI-PRESS Si segue la situazione da vicino

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