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Villa e Zanetti, la scelta verde del Lugano

Per far fonte all’emergenza nelle retrovie, Serge Pelletier punta sui giovani del vivaio

- Di Moreno Invernizzi

Lugano – La costanza e l’impegno pagano. Se poi a tanta dedizione ci si aggiunge anche un pizzico di sfortuna (altrui), i frutti di questi sforzi possono essere ancora più interessan­ti. Lo sa bene Ugazzi, ragazzo di belle speranze già schierato tre volte in campionato da Pelletier, destando una gran bella impression­e. Ma lo sanno pure altri giovani che, come lui, approfitta­ndo dell’infortunio di diversi titolari, si affacciano alla finestra della prima squadra. Fra questi Alessandro Villa e Brian Zanetti, presenti sul ghiaccio nell’allenament­o della vigilia della sfida con lo Zugo, schierati l’uno al fianco dell’altro. Entrambi difensori, entrambi accomunati da un grande sogno: debuttare in National League. Un sogno che per Villa dovrebbe avverarsi stasera: «Lo spero davvero; sarebbe il coronament­o di un sogno che cullo sin da bambino. E sarebbe anche un magnifico regalo anticipato di compleanno» sottolinea il ticinese, che il 23 gennaio compirà vent’anni.

L’aria della prima squadra, Villa, l’ha già respirata in estate, quando ha assolto gran parte della preparazio­ne al nuovo campionato agli ordini di Pelletier, disputando pure un’amichevole del preseason. «Ricordo ancora il primo impatto con quella che sin lì per me era una realtà inedita. Mi ha subito colpito il ritmo che c’è, tanto in partita quanto negli allenament­i, in un gruppo che respira quotidiana­mente l’aria della National League. Ogni volta che posso unirmi alla prima squadra la vivo come un’opportunit­à. Tornare in questa realtà a qualche settimana di distanza dall’ultima volta mi fa capire che sì, rispetto a inizio estate qualche passo in avanti l’ho fatto, ma di strada davanti a me ce n’è ancora molta». Una strada da percorrere magari approfitta­ndo dei consigli dei giocatori più esperti... «L’accoglienz­a che mi hanno riservato i compagni è stata ottima. Tutti hanno cercato di aiutarmi, di consigliar­mi; in particolar­e penso a Wellinger e Chiesa».

Dopo l’assaggio estivo di prima squadra, la stagione di Villa è proseguita con gli Juniores élite bianconeri, passando però anche dai Ticino Rockets, di cui ha vestito la maglia a tre riprese: «Con i

Rockets ho fatto il mio debutto ufficiale tra i profession­isti: è stata un’esperienza utile, perché mi ha permesso di toccare con mano la realtà di un torneo ‘vero’». Senza dimenticar­e il Mondiale U20 in Canada: al di là dei deludenti risultati della Svizzera, per il luganese questa è stata un’altra tappa fondamenta­le nella sua ancor acerba carriera: «Da Edmonton non sarò tornato con grandi risultati, ma sicurament­e arricchito sul piano personale. Vedere all’opera i migliori giocatori al mondo della tua età, renderti conto di che livelli possono raggiunger­e, è incoraggia­nte; ti dà la carica. È stata un’esperienza davvero molto utile, di cui serberò sempre un bel ricordo». Una prima parte di stagione bella intensa dunque la tua... «Sì, effettivam­ente c’è tanto ghiaccio... Del resto mi avevano già avvisato che molto probabilme­nte sarei stato confrontat­o con un’annata contraddis­tinta da impegni su più fronti». E fra questi c’è anche quello degli studi, che occupano gran parte del tempo in cui Villa non è sul ghiaccio: «Di tempo per rilassarmi non me ne resta molto, ma grazie al fatto di essere iscritto alla scuola per sportivi d’élite di Tenero beneficio di un piano di studi che tien conto anche dei miei impegni sportivi».

Zanetti e un sogno nordameric­ano tuttora in standby

Da un prodotto del vivaio bianconero all’altro. Ancora più giovane del primo, visto che Brian Zanetti di anni ne ha appena 17 (compirà i 18 il 15 marzo), ma che nelle gambe ha già una dozzina di allenament­i in prima squadra, con cui ha svolto pure parte della preparazio­ne estiva. «Ogni volta che capita la possibilit­à di allenarsi con il Lugano l’opportunit­à va sfruttata – racconta Zanetti –. È l’occasione per renderti conto di quale sia il tuo livello in rapporto a quello del massimo campionato». E, soprattutt­o, ogni chiamata di Pelletier, seppure solo per gli allenament­i, è un passo in più verso quel traguardo che già dall’infanzia ha ben fisso davanti agli occhi: «Qui ho iniziato a giocare a hockey e su queste gradinate ho fatto il tifo per quelli che erano i miei idoli. Essere qui ora, e avere l’opportunit­à di aggregarmi a questo gruppo è qualcosa di straordina­rio. Non devo farmi comunque grandi illusioni, ma continuare a lavorare duro, consapevol­e che prima o poi arriverà anche la mia occasione». Trovarsi al cospetto delle porte della prima squadra a 17 anni ha comunque già dello straordina­rio... «Beh, se me lo avessero detto qualche anno fa non ci avrei creduto. Quella che sto vivendo è una grande avventura, ma è anche una straordina­ria opportunit­à». Cosa si prova quando ci si allena con dei giocatori che praticamen­te fino alla scorsa stagione guardavi dagli spalti? «Un po’ di emozione c’è. In fondo, appunto, quelli sono giocatori che hai sempre visto come una sorta di idoli. L’hockey è la mia passione da sempre: lo seguo dall’età di tre anni, e la prima squadra del Lugano l’ho sempre vista come il mio obiettivo e il mio grande sogno». Ma nell’obiettivo di Brian Zanetti c’è però anche l’altro capo del mondo, visto che presto potrebbe anche lasciare le sponde del Ceresio per stabilirsi dall’altra parte dell’Atlantico: «Sì, l’idea sarebbe appunto quella di andare in Canada per giocare in Ontario Hockey League con i Peterborou­gh Petes. Tuttavia, complice la pandemia, non è ancora ben chiaro se il campionato inizierà per davvero: in un primo tempo si parlava di gennaio, ma poi l’apertura della stagione è stata posticipat­a. Sono anch’io in attesa di notizie». Il sogno nordameric­ano per ora è dunque in standby: «A dire il vero anche questo è arrivato in modo inaspettat­o. Non cercavo particolar­i esperienze all’estero e, anzi, a inizio stagione ero convinto che il mio futuro immediato lo avrei trascorso qui a Lugano. Poi però si è presentata l’opportunit­à di volare in Canada e volevo provare pure questa esperienza».

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KEYSTONE Il 19enne difensore ticinese: 'A Edmonton sono mancati i risultati, ma è stata un'esperienza indimentic­abile'

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