laRegione

Nel Locarnese mano alle riserve

- di Serse Forni

Un anno vissuto in trincea il 2020 nel Locarnese. Dal confinamen­to di primavera, che ha bloccato sul nascere l’avvio della stagione turistica, alla cancellazi­one (in taluni casi la traslazion­e sul web) dei grandi eventi. E ancora: la città deserta in marzo-aprile e poi il rilancio estivo, con un massiccio afflusso di ospiti d’Oltralpe. L’incertezza l’ha fatta da padrona e in molti hanno cercato d’ingegnarsi per parare il duro colpo inferto dal virus. Un esempio su tutti, l’estensione delle terrazze dei ristoranti sulla piazza di Ascona, che ha permesso il distanziam­ento sociale e che da eccezione diventerà, per i futuri anni, la regola. Una strategia adottata anche in Piazza Grande a Locarno. Ricorderem­o l’ospedale La Carità, trasformat­o in centro Covid per il Ticino, con il personale sanitario confrontat­o con uno sforzo umano e profession­ale titanico e i vertici della struttura sempre pronti a informare i media, con la massima trasparenz­a.

I Comuni hanno fatto la loro parte, organizzan­do la spesa a casa e altri servizi per la fasce più fragili della popolazion­e e in alcuni casi con aiuti finanziari per i cittadini, allo scopo anche di contribuir­e al rilancio dell’economia locale. Ci siamo trovati (e lo siamo ancora) tutti più distanti fisicament­e, ma umanamente vicini, gomito a gomito, a combattere la medesima battaglia.

L’anno appena iniziato sarà difficile. A inizio gennaio, sulle pagine della cronaca di Locarno, abbiamo pubblicato i dati regionali della disoccupaz­ione, con un netto aumento dei senza lavoro. Una prima sfida, subito dopo quella sanitaria, sarà il contenimen­to della preoccupan­te emorragia d’impieghi e, possibilme­nte, l’adozione di strategie per invertire la tendenza. Il rilancio passerà anche dai grandi progetti pubblici e in questo senso le aree attorno al Lago Maggiore non stanno messe così male; le idee ci sono, ma molte ancora su carta. Compito di chi siede nelle stanze dei bottoni sarà accelerare, per dare impulso alla regione.

Le premesse per un rilancio ci sarebbero tutte, se non fosse per il Covid19, che rischia di continuare a far scivolare il Locarnese (e non solo) verso un periodo di crisi. Le casse dei Comuni, con deficit da capogiro già annunciati per l’anno appena iniziato, subiranno un pesante contraccol­po. Arduo sarà per i Municipi e i Consigli comunali che verranno eletti il prossimo mese di aprile trovare l’equilibrio tra la necessità d’investimen­ti anticiclic­i e il contenimen­to delle cifre rosse. Da prevedere pure l’aumento delle uscite per il sostegno sociale delle fasce più deboli della popolazion­e, che più di altre subiranno le conseguenz­e della pandemia. Problemi che accomunano le diverse località ma che – giocoforza – andranno gestiti singolarme­nte da ognuna di esse, in una realtà tuttora frammentat­a e con un’ipotetica aggregazio­ne sempre e ancora lontana negli orizzonti politici. Ma così è. Per uscirne i Comuni che ne hanno la possibilit­à dovranno attingere a piene mani nelle loro riserve, nei ‘capitali propri’ accumulati negli anni delle vacche grasse. Insomma, tanti aspetti da prendere in consideraz­ione per un 2021 che, purtroppo, si preannunci­a in buona parte ancora un anno da vivere in trincea.

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