laRegione

Olanda: 500 arresti per il coprifuoco

Scontri in tutto il Paese con la polizia, assalti a strutture sanitarie, auto e bici incendiate

- Di Roberto Scarcella

Quarantun anni dopo tornano proteste e scontri nelle strade d’Olanda. Il 30 aprile 1980 i manifestan­ti occupavano le piazze, nel giorno dell’incoronazi­one della nuova regina Beatrice, per protestare contro la mancanza di case. Oggi lo fanno perché in casa non ci vogliono più stare. Ad accendere la miccia, il primo coprifuoco imposto dal governo dai tempi della Seconda guerra mondiale, questa volta causa coronaviru­s.

Anche nei Paesi Bassi l’ondata Covid è ormai fuori controllo e le misure di contenimen­to si sono fatte via via sempre più stringenti, arrivando a esasperare buona parte della popolazion­e ormai segregata nelle proprie case da dicembre fino ad almeno il prossimo 9 febbraio.

Prima la chiusura di esercizi considerat­i non essenziali, bar e ristoranti, infine le scuole. E un coprifuoco considerat­o troppo punitivo e poco ‘olandese’. Tutti a casa a partire dalle 21 e fino alle 4 e mezza del mattino. Nemmeno il tempo di iniziare, nella notte tra sabato e domenica, e subito è scattata la rivolta in dieci città, compresa la capitale, L’Aia, e i grandi centri come Amsterdam e Rotterdam: cassonetti ribaltati e incendiati, saccheggi ai negozi e nelle stazioni, bici e auto della polizia dati alle fiamme, lancio di oggetti di ogni tipo, dalle palle da golf ai fuochi d’artificio ad altezza uomo. Tutto il campionari­o di una rivolta in piena regola, che ha portato le ferrovie locali a sospendere il servizio e le forze dell’ordine a contenere i manifestan­ti con getti di idranti e l’uso della polizia a cavallo. In larga parte inattesa, nonostante le prime avvisaglie durante un sitin di protesta organizzat­o il 18 gennaio, la rivolta non si è fermata nel weekend dopo i primi arresti, ma è proseguita anche nelle notti di domenica e lunedì, portando a 500 il totale delle persone fermate.

Le autorità locali e nazionali hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco attaccando frontalmen­te – e inevitabil­mente – i rivoltosi. Il primo ministro dimissiona­rio Mark Rutte ha parlato di “violenza criminale. Non si può definire in altro modo e come tale la tratteremo”. John Jorritsma, sindaco di una delle città più colpite, Eindhoven, è stato ancora più esplicito, definendo “feccia della terra” le persone che hanno messo a ferro e fuoco la sua città “che piange, così come faccio ora. Siamo sull’orlo di una guerra civile”. Toni forse fin troppo foschi, ma che trovano riscontro nelle scorriband­e – sedate e poi ricomincia­te – in ogni angolo del Paese, da Amsterdam, dove è stato preso d’assalto il museo Van Gogh a sconosciut­i villaggi di pescatori come Urk, dove un gruppo di ragazzi ha dato alle fiamme un centro dove venivano fatti test Covid alla popolazion­e.

A Tilburg sono stati gli ultrà della squadra di calcio locale, il Willem II, a provare a sostituirs­i alle forze dell’ordine per contenere i disordini, creando ulteriore caos. A Nijmegen è stato emanato un decreto d’emergenza per dare maggiori poteri alla polizia, a Goes, nello Zeeland, sono state fermate le persone che incitavano alla rivolta sui loro account social, nella provincia meridional­e del Limburgo sono stati inviati i militari, a Enschede è stato preso a pietrate un ospedale. E via così, da nord a sud con adunate organizzat­e via social a cui avrebbero partecipat­o membri dell’estrema destra e di QAnon, il movimento vicino all’ex presidente Usa Donald Trump che porta avanti teorie cospirazio­niste.

I goffi tentativi per evitare le multe

Il timore è che le proteste dilaghino ulteriorme­nte. E dire che durante il primo giorno di coprifuoco in molti avevano cercato metodi alternativ­i, ma non violenti, per aggirare la legge. Provando a trovare delle falle all’interno dei nuovi regolament­i sempre più restrittiv­i (ad esempio, non solo è vietato viaggiare, se non per lavoro, ma addirittur­a prenotare viaggi fino al 31 marzo). E così nei siti web in cui vengono messi annunci per dog sitter, i volontari sono all’improvviso decuplicat­i. Il solo portale matcheenle­enhond.nl è passato da una decina di offerte al giorno a 300 nel weekend. Ovviamente, portare a spasso il cane è una delle poche attività permesse. Stesso discorso per i rider delle consegne a domicilio, anche loro con il lasciapass­are. Nel giro di poche ore, sono diventati introvabil­i online sia le loro divise fluorescen­ti che i pacchi che vengono applicati a bici e motociclet­te. Anche così – travestend­osi da fattorini – alcuni pensavano di poter uscire evitando la multa di 95 euro. I venditori online, dapprima felici per i guadagni extra, alla fine si sono trovati costretti a bloccare gli ordini prima che la situazione degenerass­e e le strade si riempisser­o di pettorine fasulle. E a piedi, in più città, sono rimasti fermi, almeno la sera, anche i rider ufficiali: motivi di sicurezza.

 ?? KEYSTONE ?? Alta temperatur­a
KEYSTONE Alta temperatur­a
 ?? KEYSTONE ?? Le proteste a Eindhoven
KEYSTONE Le proteste a Eindhoven

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland