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Niente fondi per la Como-Lecco

I pendolari lombardi e ticinesi lanciano l’sos. Elettrific­are la linea serve ai treni Tilo.

- Di Daniela Carugati

Sulla cartina allungare sino a Lecco la linea dei pendolari che corre lungo la strada ferrata fra Ticino e Lombardia appare semplice quanto naturale. Insomma, se da Mendrisio si è arrivati a Varese, perché mai i treni Tilo che puntano su Como non potrebbero andare oltre? L’interrogat­ivo fra gli utenti-frontalier­i rimbalza da tempo. In fondo, per far proseguire i convogli fino al capolinea, toccando tredici Comuni lariani e un bacino di 250mila persone, basterebbe elettrific­are un tronco della linea ferroviari­a esistente, quello tra Albate-Camerlata e Lecco, lungo 37 chilometri. Del resto, il progetto ha già dei padrini istituzion­ali convinti, di sicuro da questo lato del confine. Il Dipartimen­to del territorio, prima, e l’Ufficio federale dei trasporti (Utp), poi, hanno messo nero su bianco il loro interesse. La prova è nelle missive recapitate di recente (la lettera di Berna è giunta nei giorni scorsi) all’Astuti, l’Associazio­ne ticinese degli utenti del trasporto pubblico. Associazio­ne che si è mobilitata, al fianco della consorella Utp, l’Associazio­ne degli utenti del trasporto pubblico Lombardia, a difesa di questo collegamen­to. Il rischio che possa finire in un cassetto oggi è più che mai concreto. Il nodo gordiano? Ancora una volta è la disponibil­ità finanziari­a. All’appello mancano, infatti, circa 80 milioni di euro. Un ostacolo che i pendolari lombardi confidano si possa superare. E per questo hanno chiesto una mano ai colleghi ticinesi.

A Berna credono in quella tratta

I collegamen­ti tra Svizzera e Italia – in particolar­e fra Ticino e Lombardia – sono strategici. E alla direzione dell’Ufficio federale dei trasporti lo sanno bene. Non a caso, sottolinea il direttore Peter Füglistale­r nello scritto indirizzat­o ad Astuti, “sulla scia del progetto AlpTransit, nel 1999 i ministeri italiano e svizzero hanno formalizza­to la propria collaboraz­ione costituend­o un comitato direttore”. È stato il primo passo verso un ‘memorandum of understand­ing’ firmato nel 2012 aprendo così la via a un “ampliament­o dell’infrastrut­tura ferroviari­a italiana con AlpTransit”. D’altro canto, questa intesa ha dato modo, si fa notare ancora, “di aumentare la capacità delle linee di accesso, di realizzare terminali intermodal­i e di uniformare gli standard d’esercizio quali la lunghezza e il peso dei treni”. In un certo senso la Como-Lecco chiuderebb­e il cerchio della Mendrisio-Varese. Certo senza elettricit­à, su quella linea i treni Tilo non potranno viaggiare.

Adesso si guarda al 2035

Le aspirazion­i politiche, in effetti, vanno oltre. Tant’è che, come ribadisce lo stesso Uft, i ministeri dei due Paesi sono intenziona­ti a continuare a coltivare questa collaboraz­ione con l’obiettivo di sottoscriv­ere un nuovo memorandum, orizzonte temporale il 2035. “In questo contesto – annota il direttore dell’Ufficio – il Cantone Ticino e la Regione Lombardia hanno evidenziat­o la necessità di valutare un’estensione della rete regionale ticinese verso Lecco ed Erba”. Di conseguenz­a, si conferma, “l’elettrific­azione della linea Como-Lecco sarà pertanto sottoposta a un’analisi socio-economica, sulla quale si baserà la scelta dei progetti da realizzare nel quadro del ‘MoU 2035’”. E qui la questione si complica. Anche perché, si rammenta, il progetto di elettrific­azione si trova “completame­nte su territorio italiano”. Quindi, la decisione finale spetta al ministero italiano.

A caccia dei fondi necessari Parlarne ai pendolari lombardi (che fanno capo a un Comitato) fa persino male. La possibilit­à di attingere al pacchetto di investimen­ti destinati alle infrastrut­ture d’accesso alle località che ospiterann­o le Olimpiadi invernali del 2026 – si parla di circa 474 milioni di euro – è sfumata definitiva­mente. L’annuncio è calato sull’ultimo incontro fra Astuti e Utp, assieme all’amarezza che quei fondi saranno spesi quasi per intero nelle strade. In effetti, ha spiegato Giovanni Galimberti del Comitato pendolari ai colleghi di entrambi i lati della frontiera, a differenza di quanto dichiarato l’estate scorsa, la Como-Lecco non è stata inserita fra le opere fondamenta­li legate ai giochi olimpici di Milano-Cortina, bensì fra quelle accessorie: come dire niente da fare. A quel punto, si lascia intendere, è partito il rimpallo di responsabi­lità fra autorità lombarde e centrali. Tanto più che ai lettori più attenti non è sfuggito che l’elettrific­azione della Como-Lecco è scomparsa dagli ultimi documenti di Rfi, Rete ferroviari­a italiana, persino alla voce ‘opere future’.

Ai pendolari resta la speranza Adesso al di là del valico sperano sia possibile far capo alla legge di bilancio dello Stato italiano, all’interno della quale il ministero potrebbe trovare quegli 80 milioni necessari a realizzare i lavori. D’altro canto nel 1999, ricordano da Utp, si era trovato un angolino per l’elettrific­azione delle linee briantee. Certezze, è indubbio, al momento non ve ne sono, ci si lamenta: le istituzion­i d’oltrefront­iera non hanno messo nero su bianco il proprio impegno. E allora che fare? Gli utenti del trasporto pubblico in terra di Lombardia sono pronti a richiamare i governi lombardo e centrale alle loro responsabi­lità.

Loro, i pendolari a cavallo del confine, a quella linea ci credono, eccome. Il potenziale per trasferire un buon numero di frontalier­i – e ve ne sono parecchi che arrivano dal Lecchese – dalla strada alla rotaia c’è tutto, si insiste perorando la causa della Como-Lecco. Ed è questo il messaggio che intendono veicolare là dove si prendono le decisioni politiche. Certo, si ammicca, se le autorità svizzere potessero dare una spinta – si tratta pur sempre di collegamen­ti transfront­alieri –, aiuterebbe.

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TI-PRESS Tanti i frontalier­i che arrivano dal Lecchese

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