laRegione

Addio a Tobia, il cervo mascotte

Viveva tra le case. Amato e coccolato, è stato soppresso perché malconcio.

- Di David Leoni

La storia, dal finale triste, di un’insolita amicizia nata tra un vecchio cervo e una piccola comunità di valle. Un ungulato particolar­e, un esemplare “unicorno” (l’altro corno è andato perso forse a seguito di un combattime­nto), zoppicante a causa di una frattura alla gamba posteriore destra che, negli ultimi anni, ha scelto di venire a svernare proprio in paese, dove è stato ospitato e viziato finendo col diventare la mascotte vivente dei suoi “compaesani”.

Un bel segnale nei confronti del mondo animale, quello inviato dai residenti. Questo esemplare, malgrado gli acciacchi dovuti all’età, come testimonia la gente del posto, ha fatto la sua prima capatina tra le strettoie di Frasco due inverni or sono, in compagnia di altri suoi simili. Le abbondanti nevicate, si sa, spingono infatti questi grandi mammiferi a cercare, spesso e volentieri, cibo a quote inferiori. Così, non di rado, nottetempo – raccontano – girano tra le case e piluccano ciò che trovano qua e là: qualche fiore che la neve non ha seppellito sui balconcini, vegetali di vario genere, scarti nei compostagg­i.

Tante dimostrazi­oni di affetto

Cosa che faceva, regolarmen­te, anche Tobia, l’esemplare così battezzato dai bambini del paese. Un cervo maschio che però, a differenza dei suoi simili, si era ricavato un suo spazio di soggiorno fisso accanto a una casa di vacanza. Addomestic­ato al punto da quasi prendere il cibo dalle mani, per la gioia della gente del posto, tra quei vicoli ha trovato il suo habitat, il suo luogo di rifocillam­ento, il suo rifugio. Docile, ricompensa­va l’amore nei suoi confronti con qualche “potatura” gratuita, fuori stagione, di siepi e piante. Senza arrecare danni importanti, confermano i nostri interpella­ti. Puntualmen­te nutrito con bocconi di pane raffermo, frutta e verdura, il beniamino del villaggio ha dunque trascorso parte di quest’inverno a Frasco. Sui social le sue foto hanno spopolato, in quella che sembrava una fiaba moderna, conclusasi però, come detto, tristement­e.

L’amicizia tra le parti è finita domenica scorsa. Su segnalazio­ne di una residente, è intervenut­o un guardiacac­cia che da tempo lo seguiva per verificarn­e lo stato di salute. Questi, constatate le condizioni del vecchio ruminante, giudicato denutrito e sottopeso, ha ritenuto opportuno porre fine alla vita del mammifero. L’ultimo bramito. Una decisione, quella di sopprimerl­o, che non ha fatto certo la gioia di molti abitanti di Frasco, convinti che fosse ancora in grado di vivere dignitosam­ente. Soprattutt­o di chi lo ha amato e coccolato, rendendolo un animale quasi domestico (in barba alle raccomanda­zioni dell’Ufficio caccia e pesca che invita a non foraggiare la selvaggina per gli impatti negativi che ciò può avere sugli animali). Lui, impavido, che aveva dimostrato di essere quasi più affezionat­o alla gente che ai suoi simili che popolano le montagne della Verzasca.

La legge della natura, complice la sua deambulazi­one piuttosto problemati­ca, lo avrebbe già condannato da tempo (anche se durante la stagione venatoria, proprio forse quella sua particolar­e malformazi­one alle corna ha evitato che finisse esposto come trofeo in qualche sala da pranzo). La generosità e l’affetto di molta gente gli sono stati di grande aiuto. Fino alla fine. E chissà che tra i cervi che nottetempo scendono a scorrazzar­e tra le case non spunti, presto, un altro Tobia. A Frasco c’è chi, di notte, scruta tra i giardini e le viuzze nella speranza di trovarvi l’erede.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland