Addio a Tobia, il cervo mascotte
Viveva tra le case. Amato e coccolato, è stato soppresso perché malconcio.
La storia, dal finale triste, di un’insolita amicizia nata tra un vecchio cervo e una piccola comunità di valle. Un ungulato particolare, un esemplare “unicorno” (l’altro corno è andato perso forse a seguito di un combattimento), zoppicante a causa di una frattura alla gamba posteriore destra che, negli ultimi anni, ha scelto di venire a svernare proprio in paese, dove è stato ospitato e viziato finendo col diventare la mascotte vivente dei suoi “compaesani”.
Un bel segnale nei confronti del mondo animale, quello inviato dai residenti. Questo esemplare, malgrado gli acciacchi dovuti all’età, come testimonia la gente del posto, ha fatto la sua prima capatina tra le strettoie di Frasco due inverni or sono, in compagnia di altri suoi simili. Le abbondanti nevicate, si sa, spingono infatti questi grandi mammiferi a cercare, spesso e volentieri, cibo a quote inferiori. Così, non di rado, nottetempo – raccontano – girano tra le case e piluccano ciò che trovano qua e là: qualche fiore che la neve non ha seppellito sui balconcini, vegetali di vario genere, scarti nei compostaggi.
Tante dimostrazioni di affetto
Cosa che faceva, regolarmente, anche Tobia, l’esemplare così battezzato dai bambini del paese. Un cervo maschio che però, a differenza dei suoi simili, si era ricavato un suo spazio di soggiorno fisso accanto a una casa di vacanza. Addomesticato al punto da quasi prendere il cibo dalle mani, per la gioia della gente del posto, tra quei vicoli ha trovato il suo habitat, il suo luogo di rifocillamento, il suo rifugio. Docile, ricompensava l’amore nei suoi confronti con qualche “potatura” gratuita, fuori stagione, di siepi e piante. Senza arrecare danni importanti, confermano i nostri interpellati. Puntualmente nutrito con bocconi di pane raffermo, frutta e verdura, il beniamino del villaggio ha dunque trascorso parte di quest’inverno a Frasco. Sui social le sue foto hanno spopolato, in quella che sembrava una fiaba moderna, conclusasi però, come detto, tristemente.
L’amicizia tra le parti è finita domenica scorsa. Su segnalazione di una residente, è intervenuto un guardiacaccia che da tempo lo seguiva per verificarne lo stato di salute. Questi, constatate le condizioni del vecchio ruminante, giudicato denutrito e sottopeso, ha ritenuto opportuno porre fine alla vita del mammifero. L’ultimo bramito. Una decisione, quella di sopprimerlo, che non ha fatto certo la gioia di molti abitanti di Frasco, convinti che fosse ancora in grado di vivere dignitosamente. Soprattutto di chi lo ha amato e coccolato, rendendolo un animale quasi domestico (in barba alle raccomandazioni dell’Ufficio caccia e pesca che invita a non foraggiare la selvaggina per gli impatti negativi che ciò può avere sugli animali). Lui, impavido, che aveva dimostrato di essere quasi più affezionato alla gente che ai suoi simili che popolano le montagne della Verzasca.
La legge della natura, complice la sua deambulazione piuttosto problematica, lo avrebbe già condannato da tempo (anche se durante la stagione venatoria, proprio forse quella sua particolare malformazione alle corna ha evitato che finisse esposto come trofeo in qualche sala da pranzo). La generosità e l’affetto di molta gente gli sono stati di grande aiuto. Fino alla fine. E chissà che tra i cervi che nottetempo scendono a scorrazzare tra le case non spunti, presto, un altro Tobia. A Frasco c’è chi, di notte, scruta tra i giardini e le viuzze nella speranza di trovarvi l’erede.