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Lugano, se la palla passa al popolo

- Di Alfonso Reggiani

Che il polo sportivo fosse uno dei temi caldi di questa campagna elettorale era scontato. Meno pronostica­bile era invece l’annuncio del lancio di un referendum un mese e mezzo prima del voto in Consiglio comunale, anche se evocato, assieme a presunti problemi pianificat­ori, l’anno scorso addirittur­a dall’ex consiglier­e nazionale Plr Fulvio Pelli che peraltro ha contestato la domanda di costruzion­e. Oltre a essere coraggiosa, la scelta dell’Mps è legittima: si può certamente considerar­e pertinente dare la parola al Popolo su un progetto tanto oneroso quanto fondamenta­le e atteso da decenni a Lugano (sempre che il progetto ottenga l’assist del legislativ­o e si riescano a raccoglier­e le tremila firme necessarie). Discussion­i, polemiche e confronti non sarebbero comunque mancati con all’orizzonte le elezioni comunali, nonostante il messaggio municipale non consenta grossi margini di apprezzame­nto o possibilit­à di emendare una proposta edificator­ia già definita, perlomeno in termini di elementi principali, con il futuro stadio, il palazzetto dello sport e le due torri.

Siamo di fronte a un prendere o lasciare con costi comunque elevati sebbene, al netto, per arena sportiva e palazzetto dello sport si stimi una spesa di 160-165 milioni di franchi, in linea con altre opere del genere in Svizzera. Secondo l’esecutivo, non si è cercato né voluto dribblare o prendere a calci il dibattito visto che il Consiglio comunale ha già ratificato la procedura ben due volte e sono sottoposte al voto quattro varianti (con contenuti però intoccabil­i). La prima prevede il riacquisto immediato dell’arena sportiva quando sarà costruita e la consegna a un prezzo pari al costo. In questo caso, il leasing decadrebbe e la Città diverrebbe proprietar­ia.

Un’opzione questa difficilme­nte percorribi­le alla luce dell’ingente indebitame­nto verso terzi della Città (circa 950 milioni di franchi). La seconda strada è quella di versare una rata di ammortamen­to iniziale, così da ridurre gli oneri dei canoni di leasing. Inoltre, c’è la possibilit­à, dopo cinque anni, di versare ogni anno rate di ammortamen­to straordina­rio che vengono imputate sull’investimen­to determinan­te residuo, per ridurre i successivi oneri di leasing. Infine, la quarta via prevede, dopo cinque anni e per ogni anno successivo, la possibilit­à di riacquisto dell’As al prezzo dell’investimen­to determinan­te residuo, ossia dedotte tutte le rate di ammortamen­to (ordinarie, iniziale e straordina­rie) già pagate.

Tornando al referendum, sempre che riesca, oltre ai ritardi nella costruzion­e, è ancora da chiarire quali effetti avrebbe sulla possibilit­à di giocare in casa per l’Fc Lugano nella prossima stagione. La domanda fondamenta­le – è giusto pagare l’opera così tanto? – è tuttavia, come detto, legittima. L’opera però rappresent­a una boccata d’ossigeno per l’economia locale in questo momento di crisi economica i cui effetti si sentiranno soprattutt­o nei prossimi anni. Inoltre, sono decenni che si discute della necessità di un palazzetto dello sport e del rinnovo dello stadio di Cornaredo che risale agli anni Cinquanta. La Città incassereb­be comunque entrate per i diritti di superficie (81 milioni di franchi in 90 anni). Rispetto invece ai tassi d’interesse considerat­i elevati bisogna tener conto del fatto che per le costruzion­i sono comunque più alti per via del rischio maggiore. Anche il tanto criticato concetto di riunire una parte del personale dell’Amministra­zione, dispersa in 14 sedi diverse, a Cornaredo presenta dei vantaggi. Nuovi e più ampi spazi sono peraltro un bisogno urgente per il corpo della Polizia della Città di Lugano. Insomma, c’è tanta carne al fuoco ed è destinata a cuocere lentamente almeno per i prossimi mesi.

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