Salta l’accordo su Conte, Mattarella convoca Draghi
Crisi di governo irreversibile, ma urne lontane
Roma – Tanto tuonò che piovve, su Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio dimissionario era fiducioso di poter mettere in piedi un nuovo esecutivo, ma i veti incrociati – in particolare di Italia Viva e Movimento 5 Stelle – gli hanno sbarrato la strada. Alla fine, il presidente della Camera Roberto Fico non ha potuto far altro che constatare la fase di stallo: “Non ho riscontrato la disponibilità a formare una maggioranza”. Il Pd accusa il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che rimpalla le responsabilità verso i Cinquestelle. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato Mario Draghi oggi alle 12 al Quirinale. All’ex numero uno della Bce sarà affidato il compito di dare vita a un nuovo esecutivo di alto profilo che nella pienezza dei propri poteri possa combattere il virus, fronteggiare la crisi sociale e gestire gli oltre 200 miliardi di euro del Recovery Plan.
L’alternativa sarebbero state le elezioni, ma Mattarella dice che il Paese non può permetterselo. E lancia un appello di unità alle varie forze politiche. È un lungo discorso quello che tiene il capo dello Stato per spiegare le ragioni della sua scelta. Il ragionamento ruota intorno alla necessità che a Palazzo Chigi sieda una squadra con la capacità di assumere decisioni incisive, che possa prendersi le responsabilità di gestire la fine del blocco dei licenziamenti così come la campagna vaccinale o il rapporto con l’Europa. Dall’appello di Mattarella già si sfila Matteo Salvini, leader della Lega, che chiede di poter tornare alle elezioni, anche perché forte del vantaggio che gli danno i sondaggi. Il resto è ancora tutto da vedere.
Il destino di Conte, però, pare definitivamente segnato. Paga l’incompatibilità tra il leader di Italia Viva e M5S, che hanno litigato su diversi temi. L’ultima richiesta di Renzi è sostituire Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina, entrambi M5S: ma il Movimento è irremovibile, i ministri della Giustizia e della Scuola non si toccano. Dall’altro lato, i grillini sono per il no all’ingresso nel governo di Maria Elena Boschi, braccio destro di Renzi. Sono diverse le geometrie che si tentano di costruire su queste basi molto fragili, ma di veto in veto i vecchi alleati non trovano modo di disegnare il volto del Conte ter. Circondato dai sospetti Renzi giura di aver lavorato all’intesa fino all’ultimo, scaricando sugli ex alleati le responsabilità della rottura: “Non stanno concedendo nulla” e men che meno “vogliono mettere nulla per iscritto”, dice. E in effetti non ci sarà a sera neanche un verbale che renda conto delle posizioni di vari partiti.