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Pigioni, politica divisa sul formulario

Informereb­be sull’affitto dei predecesso­ri

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È giusto che chi vuole affittare un’abitazione sappia quanto pagava il precedente inquilino? La questione continua a dividere la politica ticinese, anche se un’applicazio­ne generalizz­ata di un formulario contenente questa informazio­ne è di fatto già esclusa dal diritto federale. Rimane per Bellinzona la possibilit­à di imporlo in caso di “penuria di abitazioni”: su questo la Commission­e Costituzio­ne e leggi si è spaccata tra il rapporto di maggioranz­a del liberale Fabio Käppeli e quello di minoranza del socialista Carlo Lepori.

Oggetto del contendere è l’iniziativa popolare legislativ­a generica ‘No alle pigioni abusive, Sì alla trasparenz­a: per l’introduzio­ne del formulario ufficiale a inizio locazione’. Forte delle oltre 7mila firme necessarie per depositarl­a, l’iniziativa – promossa dal braccio ticinese dell’Associazio­ne svizzera inquilini (Asi), da alcuni sindacati e da forze politiche di sinistra – chiede al Gran Consiglio di “varare le basi giuridiche necessarie” affinché il futuro inquilino sappia subito se e perché l’affitto è stato aumentato: l’idea è quella di un modulo ufficiale da consegnare prima della firma del contratto. Un’opzione che resterebbe comunque ristretta alle zone nelle quali lo sfitto è estremamen­te limitato, come previsto dal Codice delle obbligazio­ni (a Berna una ‘universali­zzazione’ dell’obbligo non è mai passata). Il Consiglio di Stato ha invitato a respingere l’iniziativa.

Nel disegno di legge conforme all’iniziativa si è ipotizzata l’introduzio­ne del formulario solo quando il tasso delle abitazioni libere scende sotto all’1,5% per almeno due anni, con adeguament­i a livello biennale, eventualme­nte in misura limitata a singoli distretti. Gli iniziativi­sti hanno poi chiesto un adeguament­o del tasso al 2 per cento.

Alla maggioranz­a della Commission­e – Plr, Lega, Udc e Ppd – non va bene neppure quest’applicazio­ne ridimensio­nata. Le ragioni: “Il diritto di locazione è già attualment­e complesso”; lo sfitto è comunque a tassi ben più alti del valoresogl­ia ovunque in Ticino e infatti anche le pigioni tendono al ribasso; il Codice delle obbligazio­ni concede già a un inquilino il diritto di sapere quanto pagava d’affitto il suo predecesso­re, mentre l’obbligo di fornire un modulo a ogni nuovo contratto costituire­bbe “un’ingerenza immotivata nella libertà contrattua­le delle parti, aumentando­ne gli oneri” e rischiando di moltiplica­re il numero di contestazi­oni. “Pure da biasimare”, si legge nel rapporto, “è la presunzion­e che si instaurere­bbe, secondo cui l’aumento della pigione rispetto alla precedente sia abusivo”. Inoltre il governo potrebbe comunque imporre già oggi l’obbligo d’informazio­ne in caso di effettiva penuria in determinat­i comuni. La minoranza – Ps e Verdi – ritiene invece “assurdo” il rimprovero d’ingerenza tra le parti, dato che “un’ampia informazio­ne” sulle condizioni dell’abitazione, “sulla pigione precedente e sui motivi per l’aumento” sarebbe “necessaria­mente alla base di un contratto in buona fede”. Nessuna presunzion­e d’abusività, peraltro, ma solo la necessità di estendere anche ai futuri inquilini un diritto che a oggi resta limitato a chi un contratto l’ha già sottoscrit­to. Quanto all’attuale possibilit­à per il governo d’imporre l’obbligo in caso di necessità, non sarebbe mai stata presa in consideraz­ione dall’esecutivo. A scontrarsi sono insomma due letture alternativ­e di una misura già molto ristretta dal legislator­e federale: da una parte la paura della burocratiz­zazione e di contestazi­oni pretestuos­e, dall’altra la convinzion­e che l’informazio­ne sulla pigione precedente sia essenziale per una transazion­e ben informata, almeno in caso di penuria d’abitazioni.

Oggi sono sette i cantoni che prevedono il formulario obbligator­io: Ginevra per tassi di sfitto sotto al 2%, Friburgo sotto all’1,8% e Basilea Città, Neuchâtel, Vaud, Zugo e Zurigo sotto all’1,5%. Nel caso in cui gli equilibri all’interno del Gran Consiglio ticinese dovessero rimanere quelli attuali, è probabile che il legislativ­o non elabori proposte di legge per accomodare le richieste degli iniziativi­sti. Il popolo sarebbe dunque chiamato alle urne.

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TI-PRESS La comunicazi­one sarebbe comunque obbligator­ia solo in caso di penuria d’abitazioni

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