Il sindacato Vpod vuole vederci chiaro
Contattate anche le altre tre strutture della valle e la Commissione sanitaria regionale
Parte dai cinque licenziamenti decisi nel mese di gennaio alla Mater Christi di Grono e si estenderà presto anche alle altre tre case anziani del Moesano il pressing del Vpod. Come anticipato sabato dalla ‘Regione’ il sindacato sta seguendo da vicino l’evolvere della situazione alla Mater Christi, legata alla forte sottoccupazione dei letti (36 su 50), e le conseguenze (attuali, ma anche future) sul personale, nonostante la dirigenza abbia assicurato per iscritto, in una nota interna consegnata venerdì scorso, che fino a metà 2021 non vi saranno altri tagli. Si temono, inoltre, conseguenze anche sulla qualità delle cure, stando ai pareri raccolti dal sindacato fra i collaboratori. Un quadro generale che ha spinto un discreto numero di collaboratori a segnalare timori per possibili ritorsioni qualora insistessero con reclami e richieste di chiarimento. All’origine della sottoccupazione, ricordiamo, vi sono più motivi: da una parte l’arrivo dal Ticino di molti meno ospiti rispetto al passato a causa del Covid che ha liberato nel Bellinzonese e Alto Ticino diversi posti letto, dall’altra la stessa pandemia che induce taluni familiari a evitare il ricovero dei loro cari temendo di non poterli vedere per diverso tempo (a causa delle visite negate o fortemente ridotte) o per sempre (decessi Covid). Questo comporta parallelamente nelle strutture moesane un minore afflusso finanziario dal Ticino. Tuttavia, come riferito nell’edizione di ieri, per ora nel Moesano non vi sono notizie di provvedimenti estremi presi nelle altre strutture di Grono (Residenza delle Rose, occupati 40 letti su 58), Roveredo (Casa di cura Immacolata, con 37 letti occupati su 52) e Mesocco (Casa del Circolo, con 26 letti occupati su 40). Insieme ai 14 che mancano all’appello alla Mater Christi, in tutto risultano essere ‘freddi’ ben 61 letti, ossia la disponibilità media di un’intera struttura.
Segnalati primi tagli di posti
a tempo determinato
Per contro, rileva da noi interpellato il sindacalista Vpod Stefano Testa, anche dal Ticino incominciano a emergere alcune decisioni di non conferma di contratti a termine. A farne le spese, laddove manca lavoro, sarebbero insomma gli interinali, al contrario della Mater Christi di Grono dove viene lasciato a casa personale di lungo corso e, almeno in un caso, anche con accresciute responsabilità. Perciò, considerata la situazione (disavanzo di 300’000 franchi nel 2020 e prospettato di 400’000 franchi nel 2021), nonché le motivazioni addotte dal Consiglio di fondazione, il sindacato intende dar battaglia e chiederà quanto prima un incontro con i vertici della Fondazione e con la nuova direttrice entrata in carica il 1° febbraio.
E proprio lunedì sera Stefano Testa ha incontrato online alcuni dipendenti della Mater Christi: “Dall’incontro – rende noto in un comunicato stampa – è emersa una grande preoccupazione per il futuro lavorativo del personale e della struttura sanitaria. Il personale ha dato mandato al sindacato d’incontrare i vertici della casa anziani per discutere i problemi relativi alla salvaguardia dei posti di lavoro e della qualità delle cure per gli ospiti”. Alla luce della situazione generale del settore in Mesolcina, il sindacato Vpod, come detto, ha inoltre contattato in forma epistolare le Direzioni delle altre tre strutture sociosanitarie moesane “chiedendo loro un incontro volto ad approfondire le problematiche di ordine sindacale con l’obiettivo di poter dare la giusta serenità a chi opera in questo delicato settore”. Un’ulteriore analoga richiesta da parte sindacale è partita all’indirizzo della Commissione permanente della sanità della regione Moesa, “che a parere nostro – conclude la nota stampa – dovrebbe coordinare una strategia regionale per trovare le giuste risposte finanziarie e politiche alla crisi ingenerata dalla pandemia”.