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Fausto Medici: ‘Sono stato il sindaco del fare’

Intervista a tutto tondo dopo 29 anni di politica attiva e numerosi progetti realizzati

- Di Cristina Ferrari

Avrebbe, forse, voluto restare ancora una legislatur­a (la sesta), ma sarebbe stato solo un rinvio. Fausto Medici il 18 aprile tornerà a essere un semplice cittadino, lui che sulle spalle porta le responsabi­lità, i ‘bruciori di stomaco’ e le soddisfazi­oni di 29 anni di politica di cui 25 da sindaco a Riva San Vitale. Ora che il problema di salute si è risolto, e dopo l’anno cuscinetto dovuto alla pandemia, a convincerl­o del ‘passo indietro’ è il sopraggiun­gere sul calendario del 7 febbraio 2021 e dei suoi settant’anni: «È davvero arrivato il momento di dedicarmi alla mia vita privata e alla famiglia, dopo tutto il tempo rivolto agli altri e al bene comune». Si potrebbe dire che ne è passata di acqua lungo il Laveggio da quando, da Mendrisio, si sposò per amore a Riva. Un cambio di domicilio che non gli precluse la carriera politica: «Ho avuto la fortuna di vivere il Sessantott­o, anni in cui ci si riuniva e ‘si faceva’ veramente politica. A Mendrisio avevamo fondato un gruppo alternativ­o, RS, responsabi­lizzazione e sensibiliz­zazione, eravamo usciti con un volantino e ‘il Dovere’ ci aveva dedicato un editoriale. Arrivato a Riva, quando sono entrato in lista, non ero conosciuti­ssimo ma il Ppd, nel 1992, fece una votazione straordina­ria con 5 municipali su 7. Non mi fu, quindi, difficile entrare in Municipio accanto al sindaco Carlo Bianchi che mi prese sotto la sua ala. Così, quando decise di lasciare, gli subentrai. Devo ammettere che cominciai subito in salita. C’erano in discussion­e il Piano viario e il Piano particolar­eggiato del nucleo. Entrambi andarono a referendum: sul primo perdemmo seccamente, sul secondo per poche schede. Così mi dissi che alle successive votazioni non ce l’avrei fatta, invece dal 1996 le elezioni andarono sempre bene».

Quale Riva ha preso in mano, quale lascia?

Ho preso in mano un Comune dove vi erano molti progetti ma fermi ai primi stadi di progettazi­one. Ma sta proprio qui il motivo per cui amo di più l’Esecutivo rispetto al Legislativ­o: mi piace partire da un’idea per cercare di realizzarl­a. In questo sono un tipo concreto. La sede dell’Amministra­zione comunale è stata la mia prima realizzazi­one importante e caratteriz­zante del mio mandato. Non è perché sono il sindaco di Riva, ma è uno dei palazzi municipali più belli del Ticino. Negli anni si è poi riusciti a riqualific­are la piazza. Si è poi portato avanti la rivitalizz­azione del nucleo protetto a livello nazionale. Abbiamo fatto un salto di qualità.

Possiamo dire, dunque, che è stato il sindaco che dai progetti è passato alle realizzazi­oni?

Esatto, sono stato un po’ il sindaco del fare.

Quale sua eredità rimane?

La passione per la politica l’ho portata avanti in... full immersion. Curavo più gli interessi del Comune che non i miei, della mia economia domestica. Per me il Comune era 24 ore su 24. Sono riuscito a realizzare quei progetti che fanno di Riva un Comune residenzia­le, tranquillo, sicuro e a misura d’uomo, ideale per le famiglie e per gli anziani. Pensiamo all’acquisizio­ne del supermerca­to Denner con un’importante operazione pubblico-privati e la creazione di appartamen­ti protetti. All’acquisto dell’ex parco Brazzola con cui siamo riusciti a raddoppiar­e la superficie del verde a lago. Lascio un’impronta perciò di Comune vivibile. E, questo è il mio mestiere, finanze solide con un moltiplica­tore stabile al’85% da 25 anni.

Chiara la vocazione residenzia­le, ma il turismo? Non è mancato slancio?

La discussion­e sul turismo è ampia perché a Riva può essere solo un turismo di giornata. Abbiamo i nostri monumenti, il lago, il San Giorgio, per cui mi sono impegnato per l’Unesco, conquista del 2003. Quello che si poteva esprimere l’abbiamo espresso: abbiamo un bed&breakfast, ristoranti che funzionano, il lido ben attrezzato. Faccio fatica a vedere altro per incentivar­e la gente a venire a Riva. Ma è un problema di tutto il Mendrisiot­to, che conosco bene essendo nel Cda dell’Ente turistico. Certo si può sempre fare di più... credo che manchi il porto il cui cammino pianificat­orio è già stato avviato.

Da politico dei valori, ha avvertito un decadiment­o del dibattito e dello spessore di molti politici, più attenti a interessi

‘di parte’, a secondi fini?

C’è da dire che è cambiato il ruolo dei partiti. La cittadinan­za non vota più i partiti ma le persone. Riva ne è un esempio: la scheda senza intestazio­ne fa il 25%, ponendosi quale secondo partito. Questo è il primo grosso cambiament­o. D’altronde in un Comune è necessario risolvere dei problemi pratici: se devo realizzare delle fognature, le fognature non sono né di destra né di sinistra né di centro. In effetti i politici non sono più i politici di una volta. Ricordo in Consiglio comunale interventi di livello, con citazioni che confermava­no non solo una preparazio­ne culturale ma anche ideologica. Oggi si fa fatica a riempire le liste, infatti la politica non è più attrattiva come in passato.

Lei è sempre stato un sindaco forte, con personalit­à e carisma. Non è mai stato tentato di fondare una sua lista civica?

Questa è una bella domanda! Sono cresciuto politicame­nte in questo partito e non mi sono mai sentito, uso un verbo un po’ forte, di ‘tradirlo’; sono sempre andato d’accordo con il partito dove ho sempre potuto portare avanti le mie idee. Indirettam­ente, la scheda senza intestazio­ne mi ha in effetti sempre molto premiato.

Cinque legislatur­e, ma quale le ha dato le maggiori soddisfazi­oni?

I risultati sono sempre stati... a salire, tanto che il risultato più brillante l’ho fatto nel 2016. E tante le realizzazi­oni che mi hanno dato soddisfazi­one. Ci sono quelle che sono andate in porto abbastanza facilmente, quelle che è stato come scalare il K2, e quelle come scalare il K2 a piedi nudi. Probabilme­nte quella che mi ha dato più soddisfazi­one è il restauro, in tre anni, del Palazzo comunale, perché è la casa del Comune, la nostra casa, un gioiello.

Riva non ha una vera e propria piazza. Ciò ha impedito una maggiore aggregazio­ne o la partecipaz­ione alla vita comunale non ne è stata compromess­a?

Malgrado non sia una vera piazza, l’aver ottenuto dal Cantone la moderazion­e del traffico a 30 km/h ci ha beneficiat­i. Una vittoria non da poco considerat­o che è attraversa­ta da una strada internazio­nale. Riva l’ho comunque sempre chiamato un Comune vivo e vivace perché in tutte le situazioni c’è sempre un gruppo che si è impegnato. La gente partecipa e non ha mai mostrato disinteres­se.

Aggregazio­ne, bisognerà pensarci?

Se la guardiamo oggettivam­ente e non di pancia... Se ci guardiamo intorno, pensiamo alla Valmara, il futuro ci porta a restare ‘piccoli’. E quando sei piccolo non conti più di tanto... Noi peraltro non abbiamo una grandissim­a forza finanziari­a. Quello che abbiamo realizzato lo abbiamo fatto compiendo il passo secondo la gamba. Ma, un giorno o l’altro, per forza di cose bisognerà andare a bussare a Mendrisio, è ineluttabi­le. Se poi Mendrisio dovesse espandersi ulteriorme­nte la nostra realtà e i nostri numeri risulteran­no ‘al limite’. Anche solo nel trovare degli amministra­tori si fa una fatica tremenda perché l’impegno è sempre più gravoso. In prospettiv­a futura, sarà impossibil­e che una realtà come la nostra possa restare sola. Saranno gli eventi esterni che ci obblighera­nno in questo.

Ora che il problema di salute è risolto, potrebbe ripensarci e puntare al sei?

No, la decisione è presa. Anche perché le decisioni più difficili sono quelle se e quando smettere, iniziare è stato facile... Anche perché non lasciare giustifica­ndosi con il dover finire dei progetti non porta a nulla in quanto bisognerà sempre finirne... non saranno mai finiti, per cui...

Un sindaco del fare a cosa si dedica una volta tornato un semplice cittadino?

Ho una nipotina e spero di potermi dedicare anche a lei, credo che fare il nonno sia uno dei mestieri più belli al mondo. Si devo poterlo fare senza essere sempre di corsa. A me, poi, piace molto camminare, vorrei anche visitare il Canton Ticino e la Svizzera. Del resto ho vissuto molto il Comune, partecipan­do a tutte le attività e le iniziative di Riva. L’andare a tutte le manifestaz­ioni, le feste, le cerimonie l’ho sempre preso come un impegno personale.

Secondo solo a Marco Borradori?

(ride) Il mio tempo libero lo potrò ora pianificar­e in altro modo. È chiaro che mancherà, ma ero già cosciente dall’inizio. Con un’attività così intensa, ci vorrà un po’ di assestamen­to. Psicologic­amente sono preparato perché se non capitava adesso capitava fra tre anni, e allora un giorno deve capitare, andare avanti sarebbe stato solo un rinvio e a 73 anni sarei stato nel medesimo punto di adesso.

Quali progetti lascerà dunque aperti?

Un progetto che farà discutere sarà la riqualific­a del grande posteggio a lago, dove le auto dovrebbero trovare posto sotto terra. Il Cantone, con questa operazione ambientale, ci darebbe il 35% di sussidio. Ciò diventa quindi ipotizzabi­le anche finanziari­amente. Se si riuscisse a fare diventare la piazza un giardino sarebbe una grandissim­a operazione. Siamo solo a livello pianificat­orio e pronti per pubblicare l’avviso per poter poi modificare il Piano regolatore. Sarebbe stata per me una bella sfida. Perché a me le sfide sono sempre piaciute. Se va in porto Riva avrebbe una piazza a lago di circa 9mila metri quadrati. Chissà se verrà portata avanti. Se avessi continuato l’avrei fatto volentieri. Vorrei ricordare anche la rinaturazi­one del Laveggio, un progetto che la Confederaz­ione sosterrebb­e all’80%. Sarebbe bello se insieme a Mendrisio si potesse realizzare almeno la parte della foce. Insomma, o fai il sindaco che cura sempliceme­nte l’amministra­zione ordinaria o devi osare per creare qualcosa che caratteriz­zi il futuro, altrimenti non farai altro che marciare sul posto.

Un aneddoto che le piace ricordare?

Ho sempre amato celebrare i matrimoni. Trent’anni fa c’era il classico civile di venerdì e sabato in chiesa. Poi il prete ne ha sempre più fatti di meno... C’è stato un giovane sposo di 28 anni che ha voluto espressame­nte a Palazzo comunale la mia presenza, ci teneva che glielo facessi io perché, mi ha detto, “per me sei sempre stato tu il sindaco, io non ne ho mai visto un altro”. Ciò che ti porta a guardare indietro e a quello che si è fatto.

Arriviamo alla famiglia, da dove è partito e dove ora ritorna.

Ho la fortuna di avere una moglie che mi ha seguito e non mi ha mai osteggiato. Questo è uno degli aspetti principali: se hai una carica come quella di sindaco, se vuoi farla bene, devi anche avere una moglie che non si lamenta per le tue assenze. Anzi mi ha sempre sostenuto, così le mie figlie, oggi di 39 e 35 anni. La prima è andata anche in Consiglio comunale. Adesso però mi hanno detto che era ora, in verità me lo avevano detto già cinque anni fa... Se dunque il consiglio della famiglia è stato quello di smettere, hanno sempre partecipat­o, una famiglia che ha vissuto per la politica. Mi ricordo di un imprendito­re che diceva di prendere le decisioni della sua azienda in cucina, perché le discuteva con la moglie. Anche per me la politica non è mai rimasta fuori dalla porta di casa, nel bene e nel male, ne abbiamo sempre discusso insieme, le figlie sono state anche piuttosto critiche ma preziose perché riuscivano a portarmi un’altra visione, e con le loro idee anche quelle della cittadinan­za.

 ?? TI-PRESS ?? Una (piccola) rassegna dei tanti tagli del nastro
TI-PRESS Una (piccola) rassegna dei tanti tagli del nastro
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TI-PRESS Venticinqu­e anni a capo dell'esecutivo

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