laRegione

Modigliani a Genova

- di Marco Massimo Verzasconi, artista pittore

Il recente servizio diffuso a Falò e l’articolo apparso su laRegione mi inducono in alcune riflession­i. Per la mostra di Genova non c’è stata nessuna nuova attribuzio­ne di opere dell’artista livornese, fra l’altro non mi risulta che ad oggi Rudy Chiappini abbia mai eseguito nessuna expertise su opere di Modigliani. Le opere scelte per la mostra avevano tutte un pluriennal­e curriculum espositivo e bibliograf­ico, chiaro? Il primo a criticare l’autenticit­à delle opere è Carlo Pepi, esperto di Modigliani di modesta importanza. Prendiamo il tanto discusso Ritratto di Soutine, di proprietà ticinese e più volte esposto in mostre precedenti a quella di Genova, realizzate tra l’altro da un museo tra i più importanti al mondo come il Centre Pompidou. Fu esposto ad esempio a Pisa nel 2014, proprio assieme ad un disegno di proprietà di... Carlo Pepi! Perché Pepi non si scandalizz­ò della presenza del dipinto in quell’occasione e non disse nulla? Ricordo che il dipinto è accompagna­to da alcune expertises, fra queste quelle di Parisot, all’epoca designato l’esperto unico di Modigliani proprio dalla famiglia dell’artista livornese. È vero, Parisot ebbe dei problemi alcuni anni dopo con l’attribuzio­ne dubbia di alcune opere. Ma non è l’unico. Veniamo al secondo accusatore, Marc Restellini, persona di maggiore spessore, fondatore della Pinacoteca di Parigi. Ricordo però che nel 2017, il magazine Challenges rivelò un’indagine preliminar­e aperta dalla Procura di Parigi per riciclaggi­o, frode fiscale e abuso di beni aziendali nei confronti della Pinacoteca, che chiuse. Anche il secondo museo di Restellini a Singapore è andato in bancarotta. Chiuse meno di un anno dopo la sua apertura. Il museo dovette affrontare numerose cause legali. Il progetto Singapore è stato promosso in società con Yves Bouvier, mercante d’arte svizzero e creatore di porti franchi. Lo stesso Bouvier che avrebbe nascosto 330 milioni di franchi di tasse alla Svizzera, importo citato dal Tribunale Penale Federale. Si critica a Chiappini il modus operandi secondo il quale avrebbe ricevuto il compenso quale curatore della mostra di Genova. Non può forse, un curatore, chiedere di venire pagato in più tranches, comunque regolarmen­te versate sul conto e dichiarate? In merito alla vendita del Ritratto di Soutine, il proprietar­io nega che fosse interessat­o alla vendita, ma supponiamo pure che volesse all’epoca vendere il Ritratto di Soutine. Se una persona si interessa ad un dipinto durante una mostra, sempre chiede informazio­ni al curatore. La ragione? Sul catalogo un proprietar­io non vuole apparire con il suo nome, preferisce più discretame­nte la dicitura Collezione Privata. Siccome il quadro in questione è apparso in più mostre ed aveva dietro di sé un curriculum invidiabil­e, nulla impediva secondo me la vendita regolare del dipinto. In conclusion­e, al centro della querelle c’è soprattutt­o una lotta fra critici d’arte con la facoltà di formulare delle expertises, mi riferisco a Restellini e Parisot. Fra i due è lotta. Una via d’uscita sarebbe la creazione di un pool di esperti super partes al quale affidare una valutazion­e saggia ed equilibrat­a dei dipinti. Finché si incaricher­anno esperti (sic!) nominati dalla Procura di Genova quali la Quattrocch­i, incompeten­ti le sue dichiarazi­oni sui quadri, non si giungerà a nessuna conclusion­e.

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